Cristina Bevilacqua: la richiesta di poter partecipare è anche il frutto della difficoltà dei partiti di rispondere ai cittadini, ma continuo a credere nel loro ruolo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 novembre 2004 19:54
Cristina Bevilacqua: <I>la richiesta di poter partecipare è anche il frutto della difficoltà dei partiti di rispondere ai cittadini, ma continuo a credere nel loro ruolo</I>

Con quest'intervista all'Assessore alla Partecipazione democratica (e relativi progetti), Nuovi stili di vita e consumo critico, Rapporti con i Quartieri, Cristina Bevilacqua, sul tema dei percorsi di partecipazione avviati per coinvolgere i cittadini nelle scelte sul futuro della città, Nove da Firenze inizia la pubblicazione di una rubrica di riflessione politica autogestita dai membri del Consiglio comunale di Firenze. Si tratta -è nostro auspicio- di un'occasione di dialogo e confronto sui grandi temi che impegneranno la nuova legislatura, in cui pubblicare interventi non legati all'emergenza e alla polemica quotidiana.


Com'è nata l'idea di dare vita all'Assessorato alla Partecipazione democratica?
L'obiettivo del nuovo mandato è di rispondere alle richieste di partecipazione e protagonismo emerse, non solo negli ultimi mesi, ad esempio con le esperienze del Social Forum e del Forum per Firenze, ma già da tempo.

Una bella intuizione del sindaco Domenici: investire la Giunta comunale di questa sfida, ma anche del tema dei nuovi stili di vita e del consumo critico.

Tra le deleghe anche i Rapporti con i Quartieri. Partecipando agli incontri in programma in questi giorni si percepisce, negli interventi persino dei membri dei Consigli di Quartiere, un certo spaesamento rispetto alle dinamiche di cambiamento di cui è oggetto la città.
E' vero, ma non penso che si possa attribuire tutta la responsabilità della Giunta! Ciascuno è almeno corresponsabile del proprio livello di informazione.

Comunque è una questione di cui ci facciamo carico, consapevoli che sarà un lavoro non indifferente. Essere informati è essenziale per poter partecipare alla gestione del proprio Quartiere, che ha un significativo potere di intervento nell'ambito dei servizi sociali, culturali ed educativi, del verde pubblico, della manutenzione degli edifici affidati, con deleghe che, con il tempo, diventeranno anche più ampie delle attuali, e, speriamo, dotate di adeguate risorse.

Come sarà possibile?
Guardiamo con interesse ed attenzione alle esperienze di Municipalità, sull'esempio di Roma, dove si stanno sperimentando nuove competenze e risorse.

E' necessario provare a lavorare seriamente, con il coinvolgimento trasversale di tutti gli altri assessorati. La nostra scelta è il potenziamento dei Consigli di Quartiere, che nelle indagini risultano sempre l'ente percepito come più vicino ai cittadini, grazie ai servizi sociali e alle sedi anagrafiche decentrate, agli URP, ai luoghi di socializzazione. Questo lavoro dovrà coordinarsi con la Città metropolitana che richiede un nuovo assetto istituzionale dei comuni e quindi dei quartieri, potenziandone ruolo e funzioni.

Perché Domenici ha scelto Cristina Bevilacqua?
Dovrebbe chiederlo a Lui.

Comunque credo per il mio vissuto politico sino ad oggi. Penso ai Girotondi per la Democrazia, a partire dal 2002 quando abbiamo iniziato a dare vita a manifestazioni in difesa della Costituzione e dei diritti in essa sanciti. Quell'esperienza ha messo in luce il desiderio dei cittadini di essere protagonisti, attraverso nuove forme di partecipazione. Poi sicuramente il Forum per Firenze, con la rete dei movimenti, dove ho seguito, come uno dei referenti, il forum dedicato alla partecipazione. E' stata un'esperienza significativa che intendeva da un lato far emergere idee e proposte utili per elaborare il programma elettorale per le elezioni amministrative, e dall'altro raggiungere l'unità delle forze di tutto il centro-sinistra, obiettivo non conseguito alle amministrative, ma alla portata per le prossime regionali.

Comunque un'esperienza importante: non sempre è possibile fare centro quando si vorrebbe. Ma non c'è dubbio che l'unità sia la prima richiesta che avanzano gli elettori e che la politica ha il dovere di esaudire.

Che differenze ci sono tra il percorso di partecipazione avviato dall'Assessorato e quelli intrapresi da altri autonomamente?
Non è un tema facile: mi piacerebbe che ci potessimo sedere ad un tavolo per discuterne. Sono rimasta stupita l'altra settimana dall'articolo scritto per la cronaca fiorentina del quotidiano La Repubblica da alcuni esponenti del Laboratorio per la Democrazia: mi è sembrato una semplificazione del problema.

Per un terzo del ragionamento si sostiene che fare partecipazione non è fare assemblee, ma poi si fa riferimento ad esperienze di democrazia e bilancio partecipati, dove il ruolo delle assemblee è centrale. Si tratta naturalmente di uno degli strumenti, ma non è giusto demonizzarlo. Non credo ci siano ricette, o prassi consolidate. Siamo nel campo della ricerca e della sperimentazione di strumenti nuovi, o sinora sottoutilizzati. Il nostro percorso è un modo per incominciare a rispondere in modo tempestivo all'esigenza di protagonismo.

Per fare questo abbiamo scelto l'atto politico e amministrativo più significativo: il programma di governo per i prossimi cinque anni. Il tema della partecipazione è emerso in tutti gli incontri che hanno avuto luogo sinora. Molti cittadini hanno chiesto che il percorso non si fermi e noi vogliamo individuare strumenti di partecipazione permanenti. Si tratta di una scelta politica: per dialogare con la città, per fare in modo che i cittadini possano esprimersi e incidere sulle scelte importanti.

C'è rottura tra il suo percorso di partecipazione e l'esperienza dell'Associazione per il Piano strategico?
Molti Comuni stanno lavorando sul Piano strategico.

E' una esperienza interessante: propone di mettere attorno ad un tavolo i soggetti rappresentativi della città per pensare, finanziare e realizzare progetti. Raccoglie e cerca di mettere in sinergia risorse che fino ad ora si sono mosse in maniera scoordinata. Ha visto la presenza anche di associazioni. Il percorso di partecipazione sul programma di mandato che ha deciso la Giunta apre un dialogo con la città e raccoglie proposte e contributi sulle politiche che l'amministrazione prevede di realizzare nei prossimi cinque anni.

Interviene per coinvolgere nelle politiche generali dell'amministrazione. Il Piano strategico era partito con l'idea di coinvolgere di più i cittadini ma ha lavorato molto sulla concertazione tra le forze sociali.
La partecipazione dei cittadini in modo ordinario e strutturato per orientare le scelte dell'ente locale è l'obiettivo sul quale dobbiamo lavorare oggi per rinsaldare l'appartenenza alla città e per promuovere uno sviluppo sostenibile. I due percorsi non sono in contrapposizione.

Anzi, le innovazioni sul futuro della città ipotizzate nel piano strategico, ammesso che siano condivisibili, porteranno a cambiamenti che se non saranno accompagnati dal coinvolgimento attivo dei cittadini potrebbero determinarne la loro non accettazione e un disagio sociale che certo anche gli estensori del piano strategico non desiderano.

E con il percorso promosso dalla De Zordo e Rifondazione comunista?
Non so a quale percorso ti riferisci. O meglio: negli incontri e nel corso delle interviste congiunte con De Zordo ho raccolto molte critiche e poche proposte, e soprattutto la ricerca dei distinguo.

Per quanto riguarda il partito di Rifondazione Comunista negli incontri che ho avuto ho raccolto apprezzamento per l'apertura alla città pur nella distinzione sui contenuti, e la consapevolezza che si tratta di una sfida difficile. Il programma di mandato è un momento chiave. La città può esprimersi sugli indirizzi di lavoro e sulle azioni concrete dell'amministrazione. Abbiamo definito regole e ambiti di partecipazione, con la massima informazione e trasparenza: sul nostro sito internet si trovano il calendario degli appuntamenti tematici, i verbali degli incontri e i contributi arrivati.

Con le proposte raccolte verrà redatto un documento da presentare prima alla Giunta e poi, il 20 dicembre, in Consiglio comunale. Il documento sarà affiancato dal bilancio, per la prima volta votato prima della fine dell'anno. E' infatti il bilancio che sostiene le priorità indicate dal programma. E' una scelta di verità: bilancio e documento di governo sono in stretta connessione, in una fase politica in cui, ad esempio, grazie ai tagli ai trasferimenti agli enti locali del Governo Berlusconi, l'amministrazione comunale sarà costretta ad aumentare l'aliquota Irpef per i contribuenti fiorentini.

E nel 2005?
Sono convinta che l'attuale percorso di partecipazione ci suggerirà gli strumenti da utilizzare permanentemente.

Quali esattamente? Aiutiamoci con una distinzione per argomenti specifici. Un primo ambito riguarda il coinvolgimento nelle scelte di carattere locale che riguardano la qualità della vita quotidiana. I laboratori di progettazione partecipata sui temi dell'urbanistica sono una possibile risposta a questa esigenza. Si tratta di occasioni di incontro di cittadini che faranno emergere le esigenza locali, con un lavoro di 3, 4 mesi. Parlo dell'ex panificio militare, di piazza Ghiberti, di cui tra poco sarà pubblicato il bando.

I cittadini definiscono le proposte e le richieste del territorio in un documento di sintesi, partecipando alla costruzione del progetto finale, e l'Amministrazione dopo aver avviato un processo non può non tenerne conto.
Secondo, i soggetti organizzati chiedono un sistema di relazioni stabili con l'ente locale. Si tratterà di individuare lo strumento più adatto.
Il terzo ambito di lavoro riguarda percorsi di carattere generale di coinvolgimento per disegnare il volto futuro della città.

E' l'ambito più complesso ma anche più innovativo. Su questo terreno lavoreremo anche su tematiche legate al welfare e alle politiche sociali. Ad esempio nella Società della Salute, utilizzando modalità di partecipazione, la consulta e il comitato di partecipazione, già previste dalla Regione e dallo statuto stesso. Alcuni di questi strumenti dovranno avere una ricaduta operativa anche nei Quartieri.

Ci sono alcuni strumenti già ampiamente definiti dal Regolamento Comunale: le consulte, i consulenti esterni delle commissioni consiliari e di Quartiere.
Sono organismi molto complessi.

Forse sarà necessario un lavoro di riscrittura, che spetta al Consiglio comunale e ai Consigli di quartiere. Credo che i primi passi sul tema della partecipazione debbano servire a strutturare un sistema di rapporti e di coinvolgimento, che successivamente potrà avere anche una ricaduta normativa. Dagli incontri emerge un'esigenza forte per quanto riguarda il processo informativo. Un percorso nuovo potrà fortificarsi, figlio di un'intuizione vincente, solo se saprà anche essere trasparente. Quando un cittadino è informato ha un maggiore senso di consapevolezza e di appartenenza, magari di responsabilità.

E' la scommessa di far uscire i cittadini dalle proprie case, per coinvolgerli nel governo della città. Un diritto-dovere di partecipazione nel pieno rispetto del ruolo delle assemblee elettive.

Già da tempo in Consiglio comunale si levano voci che esprimono disagio rispetto al progressivo depotenziamento delle competenze dell'assemblea a vantaggio della Giunta. Depotenziamento a cui ha concorso pure la legge di riforma Bassanini.
Il percorso di partecipazione è un'occasione: occorre raccoglierne gli stimoli.

Non ha certo nessuna volontà di espropriare i consiglieri delle loro prerogative. Anzi, il processo si è aperto e si concluderà proprio in Consiglio con una ulteriore discussione, con la possibilità di emendare il documento, meglio di arricchirlo. Avremmo potuto procedere secondo una prassi tradizionale, abbiamo preferito adottare una soluzione inedita e sperimentale. Assegniamo grande valore al coinvolgimento dei tanti soggetti della città e questo percorso di due mesi, nuovo e impegnativo, intende rafforzare quanto è sancito dalle leggi.

Il luogo delle decisioni è e resta il Consiglio comunale, la nostra idea di partecipazione prevede il rispetto dei tempi e delle sedi decisionali. Nel rispetto della delega ricevuta attraverso il voto è importante anche cercare forme per il massimo coinvolgimento dei cittadini. Una volontà sostenuta con favore dalla maggioranza consiliare, e pure dalla sinistra critica.

E' l'inevitabile disagio della politica quando i partiti non sono più fenomeni di massa, ma l'assetto istituzionale è rimasto ancora quello dell'era dei grandi partiti.

Penso alla responsabilità decisionale degli eletti, che spesso, lavorano in solitudine.
I partiti sono sicuramente in crisi: non lo scopriamo noi. La richiesta di poter partecipare è anche il frutto della difficoltà dei partiti di rispondere ai cittadini, che comunque si organizzano con varie modalità. Ma questo non significa che sia esaurita la funzione dei partiti. Personalmente continuo a credere nel loro ruolo, che ha bisogno di essere rinnovato. Comunque i cittadini trovano strumenti per esprimere il loro bisogno di politica, che possono veicolare, ad esempio attraverso esperienze come il movimento per la pace.

Sta ai partiti rinnovarsi e aprirsi per essere in grado di continuare a rappresentare le aspirazioni di donne e uomini.

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