Per tanti prodotti toscani il futuro si chiama Agriqualità
Il riconoscimento I.G.P. dell'agnello da carne

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 aprile 2004 19:33
Per tanti prodotti toscani il futuro si chiama Agriqualità<BR>Il riconoscimento I.G.P. dell'agnello da carne

La certificazione Agriqualità è affidata a organismi privati autorizzati dalla Regione Toscana. Gli enti certificatori, al momento attuale, sono quattro: il CSQA di Thiene (Vicenza) per cereali, foraggi, floricoltura, colture industriali; il 3A PTA (Todi) per i vegetali; il QC&L di Monteriggioni (Siena) per i vegetali e il CCPB (Bologna) per i vegetali e la zootecnia.
Il costo della certificazione differisce a seconda dell’organismo. Il criterio più diffuso è quello delle giornate di lavoro effettuate dagli ispettori.

(mezza giornata è pari a circa 310 euro per singola azienda agricola. Una giornata intera per i controlli di filiera - molini, aziende di trasformazione – costa circa 620 euro). Devono essere aggiunti i costi di adeguamento al sistema di controllo e di emissione dei singoli certificati. Nel caso concreto dei cereali (frumento duro e tenero) raccolti da Toscana Cereali il costo di certificazione complessivo è stato nel 2003 di circa 8mila euro (sono € 0,000125 per chilogrammo di pasta).
L’impresa è tenuta ad indicare l’organismo di certificazione prescelto.

L’Arsia, dopo la dichiarazione di conformità rilasciata da questa società, concede l’uso del marchio e inserisce l’impresa nell’elenco dei concessionari regionale.
L’Arsia ha il compito di vigilare sull’operato degli organismi di certificazione. I suoi controlli avvengono, oltre che presso le sedi di queste società, anche su un campione di imprese estratto a sorte pari ad almeno il 3% del totale dei concessionari.
Le normative, i disciplinari di produzione.
Le norme di riferimento del marchio Agriqualità sono la legge regionale 25 del 1999: ‘Norme per la valorizzazione dei prodotti agricoli e alimentari ottenuti con tecniche di produzione integrata e tutela contro la pubblicità ingannevole’.

Il regolamento di attuazione è dell’agosto del 2000. La giunta regionale ha approvato le modalità di richiesta della concessione del marchio e di gestione dell’elenco dei concessionari nel settembre del 2002. La Regione Toscana concede il marchio alle imprese agricole e a quelle di trasformazione che rispettano precisi disciplinari di produzione integrata. L’Arsia ha messo a punto i diversi disciplinari per le differenti produzioni. I disciplinari devono essere approvati anche dall’Unione Europea per garantire il principio della libera circolazione delle merci nel mercato europeo.


Attualmente i disciplinari approvati riguardano:
la fase di produzione dei prodotti vegetali: i cereali gli ortofrutticoli, le colture industriali (girasole, colza, barbabietola ecc.), la vite, l’olivo, le colture floricolo-vivaistiche, le piante officinali;
la fase di allevamento degli animali: bovini, ovini, suini, polli, conigli ed api;
la fase di trasformazione per i cereali.
Sono in fase di approvazione i disciplinari per:
la fase di confezionamento dei prodotti ortofrutticoli freschi;
la fase di trasformazione dei prodotti vegetali adibiti all’alimentazione animale;
la fase di macellazione e trasformazione dei prodotti di origine animale;
la fase di trasformazione delle olive in olio extravergine di oliva;
la fase di confezionamento e preparazione delle colture floro-vivaistiche.
Devono essere ancora predisposti i disciplinari per l’itticoltura.


I disciplinari stabiliscono le caratteristiche di ogni fase di produzione, conservazione, trasporto, trasformazione, confezionamento e commercializzazione di un prodotto. Sono indicate le tecniche di produzione e i processi produttivi necessari per garantirne la buona qualità e, allo stesso tempo, per proteggere l’ambiente e la salute degli addetti e dei consumatori. L’obiettivo primario è dare la tracciabilità dell’intero percorso ai consumatori.
I disciplinari sono soggetti ad aggiornamenti a cura dell’Arsia.

Sono approvati dalla giunta regionale e pubblicati sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana.
Ecco, dal seme di grano fino alla trasformazione del frumento in pasta, che cosa c'è dietro una confezione di spaghetti venduta con il marchio di Agriqualità.
1. Il seme del grano deve essere certificato come sano. Divieto assoluto di sementi geneticamente modificate. Si privilegiano varietà resistenti e tolleranti alle diverse avversità.
2. E’ obbligatoria la rotazione colturale: ogni due anni, la coltivazione di frumento sullo stesso campo deve essere sospesa per almeno un anno.
3.

Obbligatoria l’analisi dei terreni. La concimazione deve essere controllata e regolata dalle reali necessità della pianta e della qualità dei terreni. Non è ammesso l’uso come fertilizzanti di acque reflue o fanghi di depurazione. Sono vietati trattamenti preventivi contro malattie fungine e parassiti animali.
4. Nella fase di raccolta è vietata la pratica del debbio, la bruciatura delle stoppie e delle paglie sul terreno. I raccolti sono selezionati in base alla qualità ottenuta.
5.

Il frumento raccolto viene spedito ai centri di conservazione dove sono approntati silos appositamente dedicati. La granella deve avere un’umidità non superiore al 12,5% e un buon tenore di proteine. Sono vietati interventi con principi attivi e sono consentiti solo mezzi fisici di conservazione (freddo ed atmosfera controllata). E’ consentito un solo trattamento di conservazione in caso di prevedibile perdita del prodotto.
6. In fase di trasformazione da grano duro a semola sono vietate le aggiunte di additivi.
7.

L’acqua necessaria alla trasformazione da semola a pasta è controllata. La pastificazione avviene con una essicazione lenta (a meno 70 centigradi) e avviene con trafilatura in bronzo.
8. La Regione Toscana identifica con il marchio Agriqualità le singole confezione di pasta il cui processo di produzione sia stato controllato e certificato da un Organismo di controllo.
Ecco due esempi di prodotti, tra i tanti che avranno importanti opportunità di tutela, valorizzazione, commercializzazione grazie al marchio della Farfalla Bianca.


I carciofi della Val di Cornia
In Val di Cornia sono circa 400 gli ettari coltivati a carciofo. La produzione media è di 150-200 quintali per ettaro. L’idea di valorizzare i carciofi della Val di Cornia con la creazione di un marchio è già in atto: l’Arsia, insieme ad altri soggetti del territorio, ha già attivato una ricerca di filiera per studiare la possibilità di adottare una denominazione d’origine (Dop o Igp).
La presenza della Cooperativa Terre dell’Etruria (che potrebbe divenire concessionaria del marchio), facilita la costruzione di tutto il sistema e il marchio Agriqualità potrebbe divenire una valida alternativa alla denominazione di origine certamente più complicata da gestire.
Non vi sono difficoltà di rilievo per la conversione delle imprese agricole a tecniche di agricoltura integrata.

I parametri previsti dai disciplinari Agriqualità sono spesso già rispettati dagli agricoltori della Val di Cornia. Alcune aziende rispettano già le ‘misure agroambientali’ che prevedono l’uso contenuto e controllato di prodotti chimici. La sola difficoltà potrebbe derivare dall’obbligo prescritto dalla legge di applicare i disciplinari di produzione integrata su tutta l’unità produttiva aziendale.
Le mele della Val di Chiana
Le produzioni della mela stayman aretina si aggirano attorno ai ai 20 mila quintali all’anno.

E’ un produzione in crescita. In Val di Chiana si producono anche 60 mila quintali l’anno di mele rugginose.
I produttori sono interessati all’utilizzo di un marchio Agriqualità, ma l’assenza di una cooperativa in grado di gestire la commercializzazione è, al momento attuale, un ostacolo all’ingresso sul mercato di mele certificate dalla Farfalla Bianca.
Altra difficoltà è la necessità di convertire alle produzioni integrate tutte le attività aziendali:non sono infatti molti gli agricoltori che hanno fatto ricorso alle ‘misure agroambientali’.


Grosseto diventerà centro guida per la promozione ed il riconoscimento delle qualità dell'agnello da carne dell'Appennino centrale.

Con la firma dell'atto ufficiale che avverrà giovedì 22 aprile presso la Camera di Commercio di Grosseto alla presenza del notaio Giorgio Bonelli, sarà costituito il "Comitato promotore per il riconoscimento dell'Indicazione Garanzia Protetta I.G.P. dell'agnello da carne dell'appennino centrale".
I componenti del comitato e membri del primo Consiglio di Amministrazione, Virgilio Manini, Massimo Frescucci, Giampaolo Tardella, Paolo Biasucci, personalmente quali esperti del settore ovicaprino ed in rappresentanza delle varie associazioni, hanno voluto dare così il via ad un percorso che permetta all'Unione Europea di riconoscere una I.G.P.

il cui contenuto in termini di qualità e valore è ormai da tempo riconosciuto grazie anche all'azione degli allevatori ovini del territorio dell'Appennino centrale. Scopo del Comitato sarà dunque quello di presentare istanze al MIPAF ed all'Unione Europea volte al riconoscimento dell'I.G.P. ai sensi del Regolamento CEE 2081/92.
Dopo momenti di intensa attività e grazie alla disponibilità della Camera di Commercio di Grosseto, che ha messo a disposizione una sede operativa, l'attività e la costituzione sono avvenuti a Grosseto in quanto centro dell'area di allevamento ovino dell'Appennino centrale e prima provincia ad essere riconosciuta dalla U.E.

come distretto rurale. Tra gli obiettivi anche quello di contribuire a far passare LA RURALITA': DA MARGINALITA' A COMPONENTE FORTE DELLA SVILUPPO LOCALE.
Nella fase di costituzione sarà nominato Presidente del Consiglio di Amministrazione il Sig. Virgilio Manini quale allevatore ed esperto di una delle razze per cui viene richiesta l'I.G.P.

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