La Conferenza dei Sindaci del Chianti appoggia la proposta avanzata dalla Fondazione per la Tutela del Chianti affinché la zona divenga patrominio dell'Umanità per l'Unesco

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 maggio 2003 12:31
La Conferenza dei Sindaci del Chianti appoggia la proposta avanzata dalla Fondazione per la Tutela del Chianti affinché la zona divenga patrominio dell'Umanità per l'Unesco

«È una buona idea e le buone idee vanno appoggiate»: così il Presidente della Conferenza dei Sindaci del Chianti, Pietro Roselli, sull’ipotesi che l’Unesco riconosca il Chianti come ‘Patrimonio dell’Umanità’ e come tale lo difenda e lo tuteli.
«Crediamo e ci impegneremo – dichiara Roselli - affinché questa sia un’operazione condivisa e partecipata dal territorio che la esprime, dando voce alle sue realtà e articolazioni economiche, sociali, aggregative. Abbiamo il dovere di difendere e preservare un patrimonio storico, agricolo, paesaggistico unico al mondo e che ci hanno tramandato secoli di storia e di storie umane.

Una tutela che guardi con particolare riguardo alle zone agricole, dove quel mix unico fra colture diverse, bosco, insediamenti umani fa del Chianti un territorio conosciuto, apprezzato e invidiato in tutto il mondo.
Ci impegneremo e daremo il nostro contributo affinché la richiesta all’Unesco sia una scelta profonda, seria, che si traduca in opzioni concrete, e non si riduca ad una pura e semplice operazione di marketing, col l’effetto di potersi fregiare di un marchio in più».
Secondo la Conferenza dei Sindaci del Chianti «la tutela e la conservazione del patrimonio agrario e del paesaggio storico del Chianti devono partire dalla considerazione che questo territorio è storicamente il frutto e l’espressione di un’organizzazione sociale che puntava all’autosufficienza, dove c’era un equilibrio fra le coltivazioni di grano, foraggio, vino, olio, per citare le principali.

Un paesaggio insomma più ricco e vario di quello che attualmente si incontra in molte zone. Dove la redditività del vino è più alta, abbiamo assistito ad una trasformazione del paesaggio agrario, in funzione dell’ottimizzazione della produzione vinicola, con uno sfruttamento intenso che in molti casi ha fatto perdere i connotati storici e tradizionali del paesaggio. C’è un rischio che va evitato: il rischio di una omologazione del paesaggio in funzione delle esigenze produttive ed economiche.

La tutela dell’Unesco dovrà avere una funzione di tutela rispetto alla prospettiva di una omologazione del territorio in funzione vitivinicola, che stravolga l’assetto e il paesaggio del Chianti, rendendolo non più riconoscibile rispetto ad altri luoghi di produzione di vino. Paradossalmente, laddove – come all’interno dell’area del Chianti Classico - c’è un maggior valore fondiario legato alla redditività vitivinicola, il territorio si è maggiormente trasformato. Laddove il valore fondiario è minore, dove non ci sono grosse fattorie ma la proprietà è più frazionata, il territorio si è conservato più integro e articolato, legato alle sue caratteristiche storiche, con benefici sia paesaggistici che ambientali».
«In questa direzione le otto Amministrazione Comunali del Chianti hanno realizzato un’importante opera di monitoraggio e pianificazione, che porteremo a supporto e della richiesta da avanzare all’Unesco – dichiara il sindaco di Tavarnelle Val di Pesa Stefano Fusi - Un lavoro reso più facile dal fatto che alcuni consulenti, come il professor Paolo Baldeschi, sono gli stessi che stanno lavorando ad esempio per il Comune di Tavarnelle e per la Fondazione per la Tutela del Chianti.

Infine se le buone idee devono anche tradursi in scelte concrete, crediamo che servirà anche uno strumento operativo, e che questo potrebbe essere efficacemente individuato nel Distretto Rurale».

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