Stamani protesta dei pacifisti nella stazione di S.Rossore
Martini: “la popolazione toscana è unita contro la guerra”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 febbraio 2003 09:47
Stamani protesta dei pacifisti nella stazione di S.Rossore<BR>Martini: “la popolazione toscana è unita contro la guerra”

L'occupazione della stazione ferroviaria di San Rossore da parte di un gruppo di pacifisti si e' conclusa all'alba di oggi.
Il treno e' potuto passare raggiungendo lo scalo di ingresso per la base Usa di Camp Darby. Un portavoce dei manifestanti ha detto che alla protesta hanno partecipato circa 150 persone che hanno anche bruciato del materiale sui binari. Non ci sono comunque stati - secondo quanto riferito da polizia e carabinieri presenti in forze - incidenti significativi.
Il personale ferroviario non deve essere impiegato per la condotta e la movimentazione di convogli che trasportano mezzi destinati a produrre morte e distruzione.

Lo ha dichiarato Roberto Martelli, segretario della Filt-Cgil, diffidando le Fs ad impiegare personale distogliendolo da attivita' normali previste in tempo di pace''.

Al termine del dibattito di ieri, il Consiglio regionale ha approvato una mozione presentata da Toscana Democratica, a firma di Fabio Roggiolani (Verdi), Paolo Cocchi (Democratici di sinistra), Luciano Ghelli (Comunisti italiani), Pieraldo Ciucchi (Socialisti democratici italiani), Alberto Monaci (La Margherita). La mozione, dal titolo “La Toscana per la pace”, impegna la Giunta a “dare voce alla vocazione alla pace e al dialogo dell’intera comunità toscana e ad operare in modo da rafforzare le iniziative di cooperazione internazionale delle nostre città e della regione, anche come strumenti di effettiva distensione”; a, inoltre, “adoperarsi per la promozione di una grande rete delle regioni europee per la pace e in questo senso sostenere la proposta volta a inserire nello Statuto dell’Unione europea il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali”; a, ancora, sviluppare attività di relazione e iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sul rispetto dei diritti umani e la giustizia sociale, ad organizzare occasioni di incontro tra i rappresentanti delle diverse culture e religioni, nonché a rafforzare i rapporti di amicizia e di dialogo culturale tra le istituzioni toscane e quelle statunitensi.

La mozione è stata approvata con i voti della maggioranza; hanno votato contro il centro-destra e Rifondazione Comunista, Nino Frosini (Comunisti italiani) si è astenuto, ma il capogruppo dei Comunisti italiani Luciano Ghelli ha votato a favore. Il Consiglio ha respinto altre quattro mozioni. Una, per il disarmo dell’Iraq e il sostegno all’opzione che parte dalla via politico-diplomatica, era stata presentata dal centrodestra (a firma di Zirri, Banchi e Bianconi). Una, dal titolo “La Toscana ripudia la guerra e si oppone all’utilizzo della base Usa di Camp Darby in operazioni belliche”, presentata da Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Verdi.

La terza, sull’adesione del Consiglio regionale all’appello per la pace promosso dalla Conferenza episcopale italiana, era stata presentata pure da Comunisti italiani, Verdi e Rifondazione Comunista. La quarta infine, dal titolo “Con l’Onu per l’Irag libero”, a firma di Pieraldo Ciucchi (Socialisti democratici italiani). Durante il dibattito in aula è stato distribuito anche l’appello alla pace votato all’unanimità dalla Commissione per le pari opportunità.
“E’ cruciale, a fronte di questa crisi internazionale, interpretare il sentimento comune della popolazione toscana che è, a larga maggioranza, contro la guerra.

Questo impulso deve venire proprio dal Consiglio regionale che, come camera di rappresentanza dei cittadini toscani, deve farsi portatore della loro volontà, interpretandone il sentimento contrario ad un intervento armato per risolvere la situazione irachena”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Toscana Claudio Martini aprendo ieri il dibattito sulla crisi irachena nel corso della seduta straordinaria su questo tema. A suo parere questa posizione convive “senza conflitti e distorsioni” con il totale rigetto del terrorismo e senza alcuna indulgenza nei confronti di Saddam Hussein e del suo regime, perché la guerra non appare come lo strumento più adatto per affrontare la crisi attuale.

“Il movimento pacifista è stato definito a torto e in modo primitivo come movimento che vuole attaccare gli Stati Uniti e difendere l’operato di Saddam Hussein – ha osservato Martini - Si percepisce, invece, un bisogno generalizzato di giustizia, diritto, pace e sicurezza dal terrorismo, un bisogno che non può passare attraverso una guerra preventiva o permanente”. “La discussione vera non verte sul fatto se l’Onu abbia o meno il diritto di avvallare un intervento armato, che in certi casi vede la piena convergenza di larga parte del movimento pacifista – ha aggiunto il presidente della Giunta regionale – Il punto è che oggi non c’è giustificazione per considerare esaurite tutte le vie per una soluzione diplomatica.

L’Onu, l’Unione Europea e lo stesso Pontefice continuano a percorrere la via diplomatica, mentre gli Usa sono già pronti ad attaccare, sulla base di una decisione già presa da tempo”. Su questa base Martini ha sottolineato che è necessario ricercare altre soluzioni e, a questo proposito, ha informato l’assemblea di avere organizzato un incontro con il console americano a Firenze per instaurare un dialogo fra Toscana e Stati Uniti che coinvolga realtà istituzionali e università. “Il sentimento pacifista che arriva dalla Toscana e che ha avuto grande espressione nella manifestazione di Roma – ha affermato - non è fanatico né strumentalizzato, ma deriva dall’adesione popolare contraria alla guerra”.

Il presidente della Regione Toscana si è quindi soffermato sulle ricadute negative che questo tipo di intervento avrebbe, con elementi di destabilizzazione riscontrabili su scala globale. In particolare ha sottolineato che la popolazione irachena, già colpita dall’embargo, subirebbe nuovi lutti, perché nelle guerre moderne il 90 per cento delle vittime sono civili. Ma la stessa Toscana, a suo parere, non sarebbe immune dai contraccolpi di un conflitto, specie sul versante economico, come segnalato dalle associazioni imprenditoriali toscane, che chiedono un pronunciamento contro una guerra che sarebbe nefasta anche per l’economia toscana e italiana.

“E’ necessario che dalla Toscana partano impulsi per estirpare la cultura del terrorismo e della guerra tramite con iniziative di sostegno e cooperazione con i popoli – ha concluso Martini - Esiste un abisso fra il perpetuarsi di un embargo all’Iraq, che continua a causare vittime, e l’aiuto che la Toscana offre ai bambini iracheni, accogliendoli e curandoli nei suoi ospedali. Come Giunta ci stiamo impegnando affinché il dialogo e le azioni concrete vadano avanti perché non basta schierarsi, bisogna agire”.
Alla comunicazione del presidente della Regione Toscana Claudio Martini sulla questione irachena è seguito il dibattito, con gli interventi dei capigruppo consiliari.

“La voce del mondo si è fatta sentire con la mobilitazione popolare del 15 febbraio, che ha avuto un’incidenza importante: oggi il rischio di andare verso un conflitto è minore”. Lo ha detto Luciano Ghelli (Comunisti italiani), convinto assertore della pace, una “pace senza se e senza ma”. Da qui la necessità di lottare contro una logica ben precisa: quella di una superpotenza, che vuole decidere le sorti del mondo. “Io sono perché l’Italia non conceda niente ad un atto militare contro l’Iraq – ha concluso il consigliere – ho piena fiducia nella voce del popolo e nell’impegno della Chiesa cattolica, che possono dare un concreto contributo alla pace”.

Per Fabio Roggiolani (Verdi) la situazione irachena è una “questione di coscienza”, contro una guerra che richiama lutti, morti e disastri sociali. E di fronte ad una spaccatura profonda tra gli Stati Uniti e gran parte dell’opinione pubblica mondiale, “è inconcepibile il comportamento del Governo italiano”. “Da questa aula consiliare spero si levi alto l’appello contro la guerra – si è augurato il consigliere – una voce forte che aiuti l’Italia a portare avanti una soluzione pacifista”.

Per Alberto Monaci (La Margherita) non bisogna lavorare per una soluzione pacifista, ma “occorre lavorare e impegnarsi per la pace, evitando di nascondersi sotto le tonache dei preti e dei vescovi”. “Tutti noi, pur da diverse sensibilità, possiamo dare un vero contributo, in direzione della pace – ha detto - da raggiungere con la fermezza e la coerenza dei comportamenti quotidiani”. ‘No’ quindi alle strumentalizzazioni e ‘sì’ ad una funzione di assoluta coerenza, come Regione, per invitare il Governo ad abbandonare la “logica macchiettista” e ad assumere un comportamento serio.

Per il capogruppo della Margherita, come aveva scritto Giovanni XXIII, nella “Pacem in terris”, la guerra è una calamità per tutto il genere umano. “Se vogliamo la pace occorre realizzarla attraverso la giustizia – ha concluso – la pace non è una cosa diversa dalla giustizia, lavorare per la pace significa essere convinti sostenitori del diritto alla vita”.
Achille Totaro (Alleanza nazionale) ha stigmatizzato l’atteggiamento, mostrato dal centrosinistra, di critica sterile all’operato di Berlusconi, “mentre invece questo governo sta giocando un ruolo da protagonista, riuscendo a fare da mediatore”.

La linea tenuta dal governo, ha detto ancora Totaro, va verso la pace, perché tutti vogliono la pace, anche gli Usa. “Non bisogna dimenticare che siamo davanti a un dittatore conclamato, che opprime il proprio popolo, e che provoca vittime pensando a costruire armi e non antibiotici” ha commentato il consigliere di Alleanza nazionale, aggiungendo che una vera soluzione di pace si avrà solo se la comunità internazionale farà vedere a tutti gli estremisti che non ha paura degli atti di terrorismo e dei dittatori che si armano, ma che si muove sulla strada della democrazia.

“La politica democratica ha davanti a sé il compito di costruire la pace” ha detto Marisa Nicchi (Democratici di sinistra), che ha elencato gli obiettivi da perseguire in questo senso: la creazione di una polizia internazionale con l’assunzione del progressivo monopolio giuridico da parte dell’Onu; la messa al bando della produzione e dell’uso delle armi; il dare operatività alla Corte internazionale per i crimini contro l’umanità; affrontare il problema delle disuguaglianze nel mondo; lo sviluppo di un’Europa autonoma nella sua politica.

“Noi abbiamo il dovere politico di scongiurare questa guerra, e di rifiutare l’uso che se ne vuole fare” ha detto ancora Nicchi. La consigliera ha ricordato che la carta dell’Onu non prevede guerra, ma solo l’uso della forza per un’azione coercitiva internazionale sotto la sua direzione. Questo implica che non si risponda a interessi di parte, e non si usi violenza contro gli innocenti: condizioni che certo non si verificherebbero con l’intervento americano. “Chi rifiuta il pacifismo perché poco realista – ha concluso Nicchi – si dimentica del realismo pacifista del dopoguerra, quando fu elaborata la carta, che ha archiviato il concetto medievale di guerra giusta, oggi riesumato da Bush.

L’intervento in Iraq provocherebbe una vampata di razzismo terribile”. Franco BANCHI (Cristiani democratici uniti), ha sottolineato che “il dilemma che oggi è di fronte a noi e a tutta la comunità internazionale non è quello tra la pace e la guerra. La domanda, piuttosto, è come la pace si possa costruire e non solo invocare, e di quanta sicurezza la pace abbia bisogno per affermarsi. Dobbiamo chiederci per quali vie, attraverso quale concerto internazionale questa sicurezza possa essere resa più forte e meno fragile di quanto ci sia apparsa all’indomani dell’11 settembre”.

Secondo Banchi colpire il terrorismo e tagliare quelle che vengono considerate le sue diramazioni istituzionali sarebbe un’impresa vana, se ad essa non si accompagnasse un’idea del mondo capace di interpretare il pluralismo geopolitico. Per questo l’Udc, ha detto il consigliere, in piena sintonia con i cardini della politica estera italiana dal dopoguerra a oggi, “vuole dimostrare che è possibile la continuità con il principio dei rapporti multilaterali. Bene ha fatto il governo a tenere sulla stessa linea le Nazioni Unite, l’Unione europea e gli Stati Uniti”.

Noi, ha concluso, sosterremo fino all’ultimo la possibilità di una soluzione pacifica della crisi.
Il consigliere Giovanni Barbagli di Rifondazione comunista ha invitato il Consiglio toscano a dare un segnale “netto e chiaro non solo contro la possibilità della guerra, ma anche contro la guerra intesa come mezzo di aggressione per risolvere le crisi politiche ed economiche”. Barbagli ha anche chiesto di aspettare con fiducia la decisione finale delle Nazioni unite, prevista fra qualche giorno, e di “ripudiare la guerra” non solo se questa verrà dichiarata dai soli Stati Uniti, ma anche se dovesse essere autorizzata dalle Nazioni unite.

La Toscana, secondo Barbagli, deve farsi portavoce del sentimento dei cittadini contrario ad un intervento armato, come è stato evidente, secondo il consigliere di Rifondazione, anche in occasione della grande manifestazione per la pace svolta a Roma. “Un sentimento”, ha detto, “del quale il Governo dovrà tenere conto”. Pieraldo Ciucchi dello Sdi ha esordito affermando che, mettendo da parte le pur comprensibili divisioni, il Consiglio toscano avrebbe dovuto cercare l’unità e trovare questa unità attorno al minimo comune denominatore della risoluzione dell’Unione Europea nella quale si riconosce la stragrande maggioranza del Parlamento europeo.

Ciucchi ha anche invitato a seguire le indicazioni del capo dello Stato che chiede la tutela di tre istituzioni: le Nazioni unite, l’Unione Europea e l’Alleanza atlantica. Ciucchi si è quindi soffermato sulla mozione da lui presentata, rivolta alla comunità internazionale, con la quale egli ha chiesto di ottenere l’esilio di Saddam Hussein, inteso come unica via per evitare la guerra. Ed ha aggiunto di mettere da parte le intolleranze. A tal proposito ha denunciato l’aggressione subita oggi a Firenze da alcuni esponenti radicali che chiedevano una soluzione per la crisi in atto simile a quella da lui presentata che vuole un “Iraq libero”.

Anche l’assessore all’Ambiente, Tommaso Franci, esponente dei Verdi, ha chiesto che il Consiglio regionale si schieri contro la guerra. Al tempo stesso Franci, che ha fatto un veloce excursus storico per descrivere come si è venuta a creare questa situazione internazionale, ha chiesto di non avere alcuna indulgenza neppure per il terrorismo ed in particolare per Hussein ed il suo regime. Ha detto a tal proposito Franci: “La guerra è lo strumento idoneo per affrontare la crisi attuale”.

Ed ha continuato evidenziando come “le recenti manifestazioni pacifiste hanno dimostrato l’esistenza di un’opinione pubblica decisa a resistere ai venti di guerra e ad impedire un aggravamento della crisi irachena”. Per Franci occorre dunque lavorare per scongiurare la guerra ed il Consiglio toscano, a tal proposito, deve impegnarsi sulla riconferma del ruolo delle Nazioni unite, sull’importanza della mobilitazione popolare contro l’intervento armato, sulla condanna del terrorismo e del regime iracheno e sulla richiesta al Governo di modificare la politica estera e quindi di non fornire alcun supporto politico, diplomatico e logistico ad un’azione militare.
Paolo Cocchi, capogruppo dei Democratici di Sinistra, ha esordito ricordando che non sarà una crisi breve, ma è necessario raccogliere la voce che arriva dalle imponenti manifestazioni pacifiste.

L’opinione pubblica mondiale ha manifestato la propria condanna della guerra nel rispetto della democrazia. Lo sforzo che dobbiamo compiere è quello di cercare di imporre un nuovo ordine mondiale, con un ruolo più forte per l’Europa, cercando di realizzare il massimo grado di convergenza possibile. La guerra unilaterale contro Saddam è l’esatto contrario di una politica civile e di sviluppo. Per Cocchi va anche segnalata la condotta confusa del governo italiano, il suo modo superficiale, di affrontare questioni delicate, non ha certamente favorito una politica di pace.

Dalla Toscana deve partire in modo unitario e chiaro un segnale a favore della mobilitazione pacifista, cercando la massima unità politica. Non esiste una questione di antiamericanismo, al popolo americano e alle vittime delle stragi va tutta la nostra solidarietà, ma il ruolo dell’Italia deve essere distino da quello di sudditanza assoluta al governo americano, fino ad oggi espresso dal governo Berlusconi. Per il capogruppo di Forza Italia, Lorenzo Zirri, il centro destra è contro la guerra, ma tutti dobbiamo ricordare che Saddam è un vero dittatore, che ricorre all’omicidio politico, alle torture, utilizzando armi chimiche, sostenendo il terrorismo islamico.

Il ruolo nella politica estera da parte dell’Italia è stato efficace, rilanciando il ruolo dell’Onu, il rigido rispetto delle sanzioni stabilite. Per Zirri è curioso che, di fronte a 23 guerre in atto nel pianeta, i no global scendono in campo solo per protestare contro le azioni militari minacciate dagli Stati Uniti. Non riusciamo a comprendere la posizione reale della sinistra, forse non esiste neppure un terreno comune di accordo tra le varie forze dell’Ulivo. Il centro destra lavora nell’interesse del paese, riconfermiamo la nostra volontà di pace, ma la nostra ferma condanna della violenza e dell’ingiustizia.

Per tali motivi presentiamo, in modo unitario, una mozione che chiede il rafforzamento del ruolo dell’Onu, il rilancio del ruolo politico dell’Europa, la riconferma della fedeltà alla Nato, la massima collaborazione con gli Stati Uniti d’America.
“Sono spiazzato dalla filippica del centro-destra, che non offre nessuno spunto di dialogo con la linea seguita dalla Giunta e con la volontà della maggioranza dei toscani”. Lo ha affermato Claudio Martini, presidente della Regione Toscana, in risposta all’intervento del consigliere Lorenzo Zirri (Forza Italia).

“Mi rifiuto – ha proseguito Martini – di rispondere a questa posizione che è il segno di una diversità di approccio culturale fra due schieramenti politici”. Secondo il presidente, va ricercato un punto d’incontro fra l’idealismo del movimento pacifista e il realismo delle istituzioni internazionali. “Pur essendoci nei gruppi pacifisti anche un’ala intransigente e fanatica – ha affermato - la maggioranza delle organizzazioni ha ricercato in questi giorni di stimolare la riflessione della comunità internazionale su come evitare un intervento armato contro l’Iraq”.

Questo sforzo, a detta di Martini, ha contribuito all’intesa raggiunta nei giorni scorsi dai paesi dell’Unione Europea sulla crisi irachena. “La sensazione diffusa è comunque un’altra – ha aggiunto il presidente – che alla fine non saremo posti di fronte ad una decisione dell’Onu, ma a quella unilaterale degli Usa”. Nel ricordare come l’importanza del dialogo si possa riscontrare anche all’interno della società americana, il presidente ha concluso sottolineando che il desiderio di pace rappresenta la volontà della maggioranza dei toscani: “Chi non si mette in sintonia con questa tendenza rischia di separarsi dal senso comune della gente”.
In concomitanza con i lavori del Consiglio si è svolto in Via Cavour un presidio di militanti radicali, ben visibili grazie ad uno striscione che recitava "Saddam Vattene!".

A cittadini e consiglieri regionali in arrivo sono stati distribuiti volantini con l'invito ad aderire all'iniziativa lanciata da Marco Pannella per ottenere l'esilio di Saddam Hussein e scongiurare così la necessità del ricorso alla forza per liberare l'Iraq dalla dittatura ed instaurare nel paese un governo democratico sotto il protettorato dell'Onu. Durante i lavori del Consiglio straordinario, ai quali ha assistito una delegazione dell'Associazione Radicale "Andrea Tamburi", era prevista la votazione di una mozione a sostegno proprio dell'iniziativa radicale "Iraq libero!", a prima firma del consigliere Pieraldo Ciucchi.

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