Sperimentato su 300 pazienti all’ospedale di Careggi un dispositivo anti-scompenso cardiaco

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 febbraio 2003 13:10
Sperimentato su 300 pazienti all’ospedale di Careggi un dispositivo anti-scompenso cardiaco

Firenze – Si è rivelato di formidabile efficacia su pazienti di tutti i gruppi di età un rivoluzionario dispositivo contro lo scompenso cardiaco sperimentato all’ospedale fiorentino di Careggi dagli specialisti della Clinica Medica e Cardiologica del professor Gian Franco Gensini.
Ne ha dato notizia oggi al congresso Florence Heart in corso al Palacongressi di Firenze uno dei principali collaboratori di Gensini, il professor Luigi Padeletti, responsabile del reparto di Elettrofisiologia, che in marzo, a Chicago, presenterà nei dettagli i risultati al congresso dell’American College of Cardiology.
La ricerca è stata condotta in tre anni, dal 2000 al 2002, su 300 cardiopatici di tre diverse fasce di età: da 40 a 60 anni, da 60 a 80, oltre gli 80.

“Il bilancio”, ha spiegato Padeletti, “supera le più ottimistiche aspettative: i pazienti vivono più a lungo, la qualità della loro vita migliora sensibilmente, crollano invece i costi sanitari”.
Prodotto di una tecnologia d’avanguardia messa a punto a metà degli anni Novanta a Firenze, uno dei centri di eccellenza mondiali, il dispositivo è un “resincronizzatore”, capace di stimolare entrambi i ventricoli del cuore. Nei casi più gravi di scompenso allontana il rischio di morte improvvisa e consente di programmare un eventuale trapianto cardiaco in condizioni di assoluta non urgenza.
Si tratta di un dispositivo minuscolo.

Pesa appena 40 grammi, ha le dimensioni di una moneta da 2 Euro e viene installato con facilità in una piccola tasca sottocutanea sopra il muscolo pettorale. Due sondini (o cateteri), inseriti attraverso le vene del braccio, lo collegano a entrambe le camere ventricolari del cuore (un normale pacemaker stimola solo il ventricolo destro).
Grazie a questa tecnica si è ridotto sensibilmente il periodo di ospedalizzazione dei pazienti oggetto che hanno partecipato alla ricerca. E’ migliora la loro qualità della vita, sono stati consumati meno farmaci, è occorsa minor assistenza.

Con il rate dei decessi (- 30%) è crollato anche quello dei costi: da circa 13 mila €uro ad appena 1.600 per ogni singolo paziente, ovvero otto volte in meno, sempre secondo i calcoli di Padeletti.
Come noto, lo scompenso cardiaco è l’unica malattia cardiovascolare in aumento. Nella sola Europa Occidentale si contano 5,3 milioni di casi. Si ha scompenso quando il cuore non lavora più come dovrebbe. Le cause: per lo più infarto, fibrosi, cardiomiopatie infettive. Di fatto, il muscolo cardiaco ha meno forza, perde efficienza e si dilata.

I sintomi: affanno, respirazione difficile, gambe gonfie, andatura incerta, fino all’impossibilità di svolgere le normali occupazioni.
Di scompenso cardiaco soffrono 600 mila italiani (30 mila i toscani) con un aumento di 80/100 mila casi ogni anno. La mortalità entro i primi 5 anni è del 50%, addirittura superiore a quella totale dei pazienti con tumore. La sopravvivenza media è 1,7 anni nei maschi e 3,2 anni nelle donne. Circa la metà dei decessi è dovuta a morte improvvisa causata da aritmie maligne che insorgono quando nel cuore, logoro e affaticato, si creano i presupposti di uno stravolgimento delle proprietà elettriche.

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