Firenze, inflazione a dicembre al +2,1%
La seconda età della Moda
Un anno difficile per l'economia fiorentina

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 gennaio 2003 12:50
Firenze, inflazione a dicembre al +2,1%<BR>La seconda età della Moda<BR>Un anno difficile per l'economia fiorentina

Resta stabile a +2,8 per cento l'inflazione a dicembre in Italia. Secondo l'Istat la variazione dei prezzi nel 2002 si e' attestata a +2,5%. Gli aumenti piu' moderati hanno riguardato Campobasso (+1,9%), Firenze, Ancona e Reggio Calabria (+2,1% per tutte e tre), Potenza (+2,2%), l'Aquila e Milano (+2,3%).
"La crisi è stata lunga e dolorosa e i suoi effetti si continuano a vedere sulle nostre imprese -scrive Luca Mantellassi, Camera di Commercio di Firenze newsletter del mese di gennaio-Però è stata anche istruttiva.

Ha premiato chi ha puntato sulle idee e la qualità e ha costretto molti a imboccare la stessa strada. Accanto a chi doveva fare i conti con il calo di ordini e fatturato, c'è sempre stato anche chi ha mantenuto un buon andamento e chi è addirittura cresciuto. Nell'insieme però il bilancio è negativo perché il sistema toscano della moda, che le imprese ne siano consapevoli o no, procede ormai tutto insieme: vince se avanza compatto; perde se ciascuno si limita a perseguire soltanto il singolo interesse.

Del resto questo rappresenta anche la forza dei distretti, dove il successo di uno si traduce in benefici per tutti.
Sul carattere della crisi, se sia strutturale o congiunturale, la discussione è ancora in corso. Probabilmente i due aspetti si intrecciano al punto che più che un'esatta diagnosi della malattia serve una terapia chiara e condivisa. Non suoni troppo ottimistico ricordare che i nostri distretti hanno sempre saputo uscire brillantemente da crisi anche più gravi di questa. Stavolta più che mai, piuttosto, servono proposte e un po' più di coraggio nel ricercare e nello sperimentare cose nuove.

Il mondo cambia, la globalizzazione porta con sé grandi vantaggi sul piano dell'apertura di nuovi mercati con quei 300 milioni di nuovi consumatori nei Paesi di nuova industrializzazione in più ai quali possono essere indirizzate le nostre produzioni. Ma favorisce anche una pressione competitiva sempre più forte da parte di quegli stessi Paesi che possono produrre a costi molto più bassi e stanno ormai occupando segmenti inferiori della produzione del tessile abbigliamento e delle calzature.

E' ancora troppo presto per parlare di svolta, anche se le cose qua e là cominciano ad andare meglio. Ma questo è il momento giusto per tirare alcune somme. Quattro sono le lezioni che ci propone quanto è accaduto nei mesi scorsi: 1) ciò che da tempo si dice e si scrive - è necessario passare a produzioni più avanzate e di qualità perché quelle a più basso valore aggiunto vengono fatte da paesi emergenti - è stato messo alla prova nella realtà e non è più procrastinabile; 2) la mobilitazione del territorio per il sistema moda non può più significare solo il ricorso a interventi di sostegno (che sono necessari e il pacchetto della Regione deve essere varato il più presto possibile), ma punta soprattutto a promuovere quell'ambiente fecondo di creatività e di conoscenza che fornisce professionalità più adeguate e soluzioni più efficaci; 3) occorre rafforzare la capacità di inserirsi nei grandi flussi della comunicazione globale, sfruttando il valore aggiunto che offre i marchi territoriali fiorentini e toscani; 4) occorre mettere a punto quel sistema di formazione che le esperienze belghe e inglesi dimostrano essere la carta in più per avere la meglio nella competizione internazionale.
E' arrivato il momento del sistema, dei servizi in comune, della squadra che procede compatta.

Un'età nella quale si intravede una generazione di giovani pronti a raccogliere l'eredità dei pionieri e dei grandi stilisti, e nella quale si costruiscono le basi per un più avanzato made in Tuscany della moda da presentare in tutto il mondo. Gli eventi comunicativi (che pure sono fondamentali) saranno il biglietto da visita, ma lo sarà sempre di più un nuovo sistema integrato di formazione di cui si intravedono già ora i pilastri (il Polimoda, l'Università della moda di Castelpulci, solo per dire i più importanti): esso può nascere dal coordinamento dei centri di eccellenza presenti sul territorio integrati in un centro di ricerca applicata, volto a sviluppare metodologie e strumenti per lo studio di tendenze, forme materiali e prodotti innovativi nel settore della moda.

Le raccomandazioni contenute nel Piano strategico della Città metropolitana fiorentina, nella seconda età della moda, spingono a guardare avanti e a scegliere il meglio senza pregiudizi o antichi rancori extraterritoriali. Le condizioni per le alleanze (con Milano e con Parigi) saranno dettate solo dai massimi canoni qualitativi.
Il sistema moda tornerà così a battere il ritmo non solo della nostra economia, ma dell'intera modernità".

1. - Il quadro internazionale e nazionale
I drammatici eventi relativi all'attacco terroristico dell'11 settembre, le speranze e le previsioni degli operatori economici, sia a livello nazionale che provinciale, proiettavano al primo semestre di quest'anno la fase della ripresa.
Nei fatti, la tanto attesa inversione di tendenza non è avvenuta, costringendo i centri di studio della congiuntura a rivedere le loro analisi, a correggere al ribasso le loro stime e a spostare sempre più in là la fine della negativa fase congiunturale.

Il rallentamento delle attività e degli scambi a livello mondiale si sono accentuati anche nel corso del secondo semestre dell’anno, tanto da poter parlare di una vera e propria fase recessiva per alcune economie trainanti, quali quella degli USA e del Giappone.
Il riflesso negativo si è proiettato inevitabilmente anche sull’economia europea e sull'Italia, che già dalla metà del 2001soffriva una fase di decelerazione produttiva.
2. - Il sistema economico fiorentino
Per il sistema economico fiorentino quello che sta terminando è un anno da dimenticare: con ogni probabilità si registrerà a fine anno, nella migliore delle ipotesi, una crescita di appena lo 0,6% del valore aggiunto provinciale.


Produzione
I risultati sono stati nel complesso deludenti. Ecco le indicazioni di comparto:
· la produzione industriale manifatturiera pressoché ferma (+1,9% rispetto ad un anno precedente tutt'altro che brillante)
· in netto calo il fatturato nell'artigianato
· in sensibile peggioramento la cassa integrazione guadagni ordinaria
· modesto il consuntivo per le produzioni del settore agricolo
A determinare tali risultati hanno contribuito:
· la contrazione delle esportazioni fiorentine penalizzate dalla congiuntura internazionale sfavorevole
· la situazione di stallo di alcuni comparti strategici, quali quello del "sistema moda" e della industria metalmeccanica
· Pur in quadro di riferimento nazionale e regionale tutt'altro che brillante, la nostra provincia ha, comunque, mantenuto la sua vitalità di fondo, cercando laddove possibile, di avviare iniziative di diversificazione economica e di innovazione sia a livello di prodotto che, talora, di processo
Le note più positive arrivano dalle stime sull'occupazione, che farebbero rilevare ancora una crescita non trascurabile dei posti di lavoro, e dai dati sulla natalità e mortalità delle imprese, che rilevano nel complesso una crescita netta delle attività produttive e di servizio grazie soprattutto allo sviluppo delle imprese del comparto edile.


Comunque, in una visuale di prospettiva più ampia ad un 2002 sofferto per le nostre aziende, dovrebbe far seguito un periodo più favorevole caratterizzato da un lento ma graduale miglioramento delle attività a partire già da metà anno 2003 per assumere, poi, i contorni di una vera e propria ripresa nel biennio successivo, sulla base della spinta propulsiva che dovrebbe derivare sul fronte dell'export provinciale.
Il panorama congiunturale della provincia di Firenze, proprio per la peculiarità della sua struttura produttiva, sembra permettere di limitare o attenuare gli effetti di una situazione non certo favorevole.


3. - Le previsioni per il 2003
In una visuale di prospettiva più ampia, dovrebbe seguire un periodo più favorevole caratterizzato da un lento ma graduale miglioramento delle attività a partire già da metà anno 2003 per assumere, poi, i contorni di una vera e propria ripresa nel biennio successivo, sulla base della spinta propulsiva che dovrebbe derivare sul fronte dell'export provinciale.
· Esportazioni. Le più recenti valutazioni espresse dai centri studi di Prometeia e di Unioncamere nazionale indicano una crescita stimata delle esportazioni del 4,4% per il 2003 (a fronte di un incremento di appena l’1,5% nel 2002), dell’8,1% nel 2004 e del 7,4% nel 2005.
· Importazioni.

Abbastanza consistente dovrebbe risultare anche la crescita delle importazioni: 3,6% per il 2002, con incrementi attesi del 5,9% per il 2003 e del 7,5% nel biennio successivo)
· Valore aggiunto provinciale. Il valore aggiunto provinciale è stimato in aumento dall'1,4% del 2003 sino al 2,4% del 2005
· Domanda interna. Si presenta più dinamica la domanda interna soprattutto nella componente dei consumi delle famiglie previsti in aumento in misura di circa il 4% nel 2005, ma anche dagli investimenti che aumenterebbero nello stesso anno intorno al 6%.


· Disoccupazione. Il contesto complessivo di ripresa fa prevedere, sempre nell'anno 2005, una discesa del tasso di disoccupazione al 3,5%.
La effettiva portata della prevista ripresa sembra strettamente legata alla risoluzione di alcuni fattori, indipendenti dal nostro contesto territoriale. Il quadro previsionale a breve termine resta dunque incerto per i seguenti motivi:
· i contenuti della legge finanziaria
· il sostegno o meno che da essa potrà pervenire alle nostre imprese
· l'andamento delle Borse e dei mercati internazionali.


Il rilancio dell'economia provinciale presenterà minori elementi di continuità rispetto al passato (alternanza di fasi stop and go) e dovrà essere giocato facendo leva su alcuni fattori strategici, che possano rendere maggiormente competitivo il nostro sistema economico locale:
· l’innovazione tecnologica e il suo più ampio trasferimento all'interno delle imprese;
· una marcata qualificazione e riqualificazione delle risorse umane, che consenta una gestione moderna dei nuovi processi tecnologici.

Collegamenti
In evidenza