Firenze Città Aperta: un servizio d'ordine per abbassare il livello di apprensione
Sospensione del Workshop del 7 novembre su inquinamento del territorio nell'ex Jugoslavia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 novembre 2002 18:32
Firenze Città Aperta: un servizio d'ordine per abbassare il livello di apprensione<BR>Sospensione del Workshop del 7 novembre su inquinamento del territorio nell'ex Jugoslavia

Il Firenze Social Forum sta organizzando un servizio che sino dalla mattina di sabato stia ai lati di strada lungo il percorso della manifestazione: una persona ogni 8 metri circa lungo un parte del corteo (da poco prima di P.zza Beccaria fino ai Lungarni e poi da via De' Sanctis, P.zza Alberti, Via Lungo l'Africo) che parli con la gente, ma che tenga anche d'occhio la situazione e, eventualmente, riferisca a chi di dovere.
Durante il corteo quindi almeno 250 volontari che si proporranno come un punto di riferimento per i manifestanti disorientati ma anche come elemento di dissuasione da comportamenti di singoli aggressivi, violenti o semplicemente stupidi.

L'Ambasciata italiana a Belgrado ha rifiutato di concedere i visti alla delegazione di sindacalisti provocando la sospensione del Workshop organizzato presso lo SNUR-CGIL di Firenze per il 7 novembre in occasione del FSE "Situazione sociale, inquinamento del territorio e condizioni dei lavoratori nell'ex Jugoslavia a tre anni dai bombardamenti della NATO".
I visti erano stati richiesti 15 giorni fa dalla Cgil di Brescia con preghiera di sollecito per garantire la presenza dei rappresentanti sindacali della Jugoslavia di partecipare ad un ciclo di iniziative che si sarebbero svolte in Italia dal 4 al 12 di Novembre.
Una procedura identica a quella utilizzata in tante altre occasioni, con addirittura un maggiore anticipo (in altre occasioni la richiesta, successivamente accolta, era stata anche di 5-6 giorni).
L'Ambasciata Italiana a Belgrado, nonostante a conoscenza che la richiesta di visto riguardava il periodo dal 4 al 12 di novembre, comunica ai sindacalisti Jugoslavi di presentarsi all'ambasciata il giorno 7 novembre.
Non già per concedere loro il visto ma per essere sottoposti ad un colloquio dal quale poi sarebbe dipesa la decisione di rilasciare o meno il visto, comunque non prima del 12 novembre.
Una atteggiamento chiaramente provocatorio.

L'ambasciata sapeva bene che la richiesta di visto, motivata, riguardava un periodo precedente, e che la richiesta era fatta appositamente per permettere ai sindacalisti Jugoslavi di essere presenti ad un ciclo di iniziative già programmato. Nonostante questo si è operato esplicitamente per non permettere che ciò avvenisse.

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