Appuntamenti con il jazz creativo: al Teatro Verdi di Pisa da venerdi' 23 a domenica 25 novembre

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 novembre 2001 08:55
Appuntamenti con il jazz creativo: al Teatro Verdi di Pisa da venerdi' 23 a domenica 25 novembre

Ritorna a Pisa per il quinto anno l'Instabile's Festival e celebra il primo lustro di vita con un programma centrato sull'incontro del jazz con altre arti, altre tradizioni e altre musiche: questa musica dimostra infatti una inesausta fertilità, una capacità continua di innovazione senza mai rinunciare alle proprie radici.
L'Orchestra chiude a Pisa un anno che ha visto nuove grandi soddisfazioni: in particolare è da rimarcare come il referendum tra i critici organizzato dalla più prestigiosa rivista mondiale di jazz, l'americana Downbeat, abbia visto la storica vittoria dell'Instabile nella categoria delle orchestre alla cui importanza musicale non corrisponde ancora un giusto riconoscimento.

E' la prima volta che un'orchestra italiana viene inserita nelle classifiche di questo referendum, e nessun musicista, disco o gruppo italiano era mai stato classificato al primo posto in nessuna categoria. Significativo il contemporaneo piazzamento di Carlo Actis Dato, membro fondatore dell'Instabile, tra i migliori sax baritoni: giusto riconoscimento al crescente profilo internazionale del sassofonista piemontese le cui performances caratterizzarono la prima edizione della rassegna di Pisa.
L'Instabile torna a Pisa dopo alcuni concerti in Portogallo e una tournée particolarmente prestigiosa in Estremo Oriente, dove è presente nei programmi della Yokohama Jazz Promenade.
In apertura della Rassegna serata ispirata alla Sardegna.

Mediana è il nome di un tipo di launeddas ma anche uno dei progetti più evocativi di Paolo Damiani, che l’anno scorso abbiamo applaudito alla testa della Orchestre National de Jazz. Le launeddas sono lo strumento musicale più antico che esista in Sardegna (I millennio A.C.) nel cuore del Mediterraneo; è formato da tre canne, viene suonato mediante la tecnica della "respirazione circolare", e in questo gruppo, suonate da Carlo Mariani, incontra le forme compositive aperte di Damiani e la maestria strumentale di Michele Rabbia alle percussioni e Sandro Satta al sax.

Il sassofonista sardo chiude la serata insieme al pianista e fisarmonicista Antonello Salis, che è stato ospite dell’Instabile per il suo ultimo Cd. Il duo, travolgente per energia e inventiva, ha appena registrato un nuovo disco.
Sabato sera, dopo l'esecuzione di due nuovi brani dell'orchestra ancora mai eseguiti a Pisa, un progetto in prima assoluta: l’Instabile si cimenta infatti con l’esecuzione dal vivo della colonna sonora scritta da Bruno Tommaso per lo Steamboat Bill Junior di Buster Keaton.

Mentre sullo schermo corrono le disavventure dell’impassibile protagonista, l’Orchestra commenta passando dalle cadenze del jazz degli anni ’20 ad episodi improvvisati che accompagnano il crescendo di cataclismi che precede il lieto fine.
Giornata finale che guarda lontano: dopo il solo di violino di Renato Geremia, in cui le radici della scuola strumentale veneziana incontrano la musica moderna e il jazz, Carlo Actis Dato presenta un quartetto italo-giapponese iedito non solo per il festival ma per il jazz italiano.

Actis e il batterista barese Marcello Magliocchi, uno dei meno conosciuti talenti del jazz italiano, incontrano gli archi giapponesi di Yasuhiko Tachibana e Keisuke Ohta.
In serata grande chiusura: prima Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia con le loro favole raccontate in punta d’ancia, e poi la rivisitazione, progettata da Giancarlo Schiaffini della Parade di Cocteau, Satie e Picasso. Prodotto dal Festival di Pelago, lo spettacolo combina un’orchestra di 10 elementi, tra cui molti membri dell’Instabile, con gli interventi di cinque gruppi strumentali “etnici”: Iran, Romania, Senegal e Armenia.

L’opera originale prevede in una serie di quadri in cui artisti di teatro e di strada, di continenti e culture diverse eseguono numeri di arte varia in una sorta di competizione con imbonitori in maschera (i manager), acrobati e prestigiatori cinesi, un cavallo finto, giocolieri etc. Lo spettacolo si conclude quando tutti si rendono conto che la loro arte non viene compresa dal pubblico borghese della prima metà del secolo scorso e tutto finisce in clima di delusione e scoraggiamento. In questa versione invece finale cambia in positivo perché lo spettacolo, rivitalizzato e arricchito dalla presenza di artisti di altre culture, riesce a imporsi con successo ad un pubblico nuovo e disponibile: un perfetto commento alla storia dell’Instabile e del suo festival pisano.

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