Mark Leckey, Philippe Parreno, Diego Perrone a Pitti Immagine discovery

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 ottobre 2000 13:32
Mark Leckey, Philippe Parreno, Diego Perrone a Pitti Immagine discovery

Venerdì 6 ottobre 2000, nella sede di Via Faenza 111, Pitti Immagine discovery inaugura Today, today, today. Spazi mentali, spazi reali, una mostra che presenta gli ultimi lavori di tre artisti europei: Mark Leckey, Philippe Parreno e Diego Perrone. Saranno presenti gli artisti.
Mark Leckey, Philippe Parreno e Diego Perrone, tre artisti che da punti di vista diversi analizzano l'identità del presente e dell'oggi attraverso tre tipi di violenza: quella del gruppo (Leckey); della realtà e fantasia virtuali (Parreno); fra individui, attraverso il linguaggio infantile dei cartoni animati (Perrone).

Oggi, oggi, oggi, perché i tre artisti partono da realtà senza storia che si consumano nel momento che si rivelano e che si formano. Oggi, perché viviamo in una realtà dove la memoria sta accelerando sempre di più fino a contraddirsi.

Mark Leckey
Fiorucci made me hardcore, 1999 (grazie a Fiorucci sono diventato un duro) Queste sono alcune delle rare immagini che documentano la storia dei casual. Se si sa cosa cercare è possibile trovarne altre nei filmati di resse e disordini girati alle partite di calcio in Gran Bretagna sul finire degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta.

All'epoca, erano considerati una setta solo dalle forze dell'ordine. La polizia riteneva che il look dei casual non fosse che un espediente per dissimularsi ed evitare di essere individuati tra i teppisti agli incontri sportivi. E, in un certo senso, non avevano del tutto torto. I casual sfruttavano la moda quale strumento di seduzione e camuffamento. Il sospetto d'infiltramento espresso dalle forze di pubblica sicurezza era proprio l'effetto che i casual intendevano ottenere.
I casual indossavano eleganti abiti sportivi di marche quali Ellesse, Cerruti, Head e Lacoste e costosi capi d'abbigliamento da golf come quelli di Pringle o di Lyle & Scott.

Tutti vestiti di celeste, giallo canarino e rosa pastello, e con maglioni a losanghe, si radunavano - agghindati da perfetti preppy della costa orientale, in visita a un campo da gioco inglese - con l'intenzione non di confondersi nella folla bensì di creare scompiglio e sconcerto. Il look era calcolato appositamente per sbalordire - tanto per l'aspetto lussuoso quanto per il fatto di essere completamente fuori luogo - di modo che, sotto lo sguardo abbacinato degli astanti, i casual fossero liberi di muoversi senza intoppi come indossatori che, senza parere, taccheggiano in un negozio.

Affinché ques'effetto conservasse la capacità di sorprendere, il look dei casual doveva però evolvere rapidamente e rinnovarsi di settimana in settimana. L'abbigliamento sportivo cedette il passo alla moda da gentiluomo di campagna: giacche Barbour, berretti di tweed e deerstalker da caccia. A questo seguì una finta ingegnosa, segnata da un ritorno a giacche trasandate di velluto a coste, camicie Ben Sherman con i bottoncini nelle punte del colletto, e scalcagnate scarpe modello Oxford, secondo un look che stava tra l'universitario e il piccolo borghese.


Verso la metà degli anni Ottanta, la polizia istituì la Football Intelligence Unit: un reparto speciale impegnato a classificare e documentare le attività eversive alle partite di calcio. Le forze dell'ordine disponevano di uno speciale furgone anti-hooligan, col quale s'inoltravano nel mezzo della folla per fotografare eventuali capoccia e squadracce. Grazie alle prove raccolte con questi mezzi e con altre operazioni segrete, la polizia riuscì a individuare e, infine, a smantellare le strategie dei casual.

E' così che gli archivi delle forze di pubblica sicurezza si sono trovati in possesso di questa rara testimonianza di uno dei movimenti più sofisticati ed esteticamente geniali del ventesimo secolo.

Philippe Parreno
Anywhere out of the world, 2000 Negli ultimi dieci anni, Philippe Parreno ha lavorato a un corpus di opere che lui stesso fa rientrare in una categoria filosofica di stampo umanitaristico. Parreno allestisce ambienti in cui si dissolve la gerarchia tra creatore e spettatore.

L'artista sovverte il rapporto esistente tra consumatore e produttore e fa dello spettatore il protagonista dell'opera. Nella mostra L'Etabli [Il banco da falegname] - tenutasi nel 1995 presso la galleria Esther Schipper a Colonia - Parreno invitava il pubblico a recarsi in galleria per fare del bricolage in una sorta di catena di montaggio. Allora incorporò i visitatori nella sua usine à nuages [fabbrica delle nuvole], vale a dire un'enorme catena di montaggio di passatempi domenicali, l'onnipresente industria dello svago e del tempo libero.


Let's Entertain include due opere di Parreno. Speech Bubbles [Bolle di parole] del 1997 è composto da una massa di nuvolette tridimensionali bianche (simili a quelle dei fumetti) imprigionate contro il soffitto della galleria. Prive di segni e vaganti nello stesso spazio fisico degli spettatori, queste bolle sono una narrazione sospesa e lasciano che sia il visitatore a immettere un significato nel loro vuoto linguistico. Il cumulo bianco creato dalle bolle viene ad alterare la natura originaria dell'architettura che le contiene, evocando un raffinato scenario hi-tech da film di fantascienza.

L'installazione che Parreno presenta a Pitti Immagine discovery, Anywhere out of the world, è incentrata su un gioco della sua infanzia. In questo lavoro, l'artista affronterà una visione della natura nell'ambito degli ideali utopistici incarnati da un complesso di case popolari degli anni Settanta. L'inquadratura statica di un albero scosso dal vento nello spazio antistante a un siffatto complesso edilizio fa da sfondo a un testo che scorre sullo schermo. Alludendo ai titoli di coda di un film, il testo di questo commento - di cui Parreno stesso è l'autore - diventa una sorta di riflessione sul canone cinematografico nonché un'analisi delle asserzioni sociali e politiche su cui si fonda l'architettura modernista: una dolce utopia.



Diego Perrone: I verdi giorni, 2000
I personaggi di questo cartone animato sono quattro bambini di cui due gemelli e perfettamente identici. L'ambientazione: un giardino con una strada e qualche albero. La camera inquadra i personaggi, impegnati in una lotta-gioco per tutta la durata dell'animazione. Le azioni dell'azzuffata non sono esagerate (i gesti consueti dei bambini, graffi, morsi, sputi, testate...); una forma di realismo dei gesti che consente di raffreddare le immagini.

Il design dei personaggi e i disegni sono abbastanza classici (qualità media televisiva), estremamente semplici, schematici, con pochi dettagli e non particolarmente espressivi, con colori piatti e accesi. Non c'è una trama vera e propria. Iniziano a picchiarsi con una scusa e con una scusa finiscono. Non ci sono dialoghi ma solo urla molto forti e risate sguaiate.

Today, today, today. Spazi mentali, spazi reali
Pitti Immagine discovery, via Faenza 111
Firenze Venerdì 6 ottobre 2000, inaugurazione
Da sabato 7 a sabato 21 ottobre 2000
da lunedì a sabato, ore 10-17
Per informazioni:
Tel.

055/3693407 -02/86462919
Fax 055/3693200 -02/876792
e-mail: discovery@pittimmagine.com

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