In servizio in Kosovo anche militari di Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 maggio 2000 10:29
In servizio in Kosovo anche militari di Firenze

Nella zona soggetta a contaminazione dai proiettili a uranio impoverito utilizzati in Kosovo, estesa soprattutto al confine con l'Albania, sono in servizio militari italiani, alcuni dei quali di Firenze e della provincia fiorentina. Il consiglio provinciale approvando un documento frutto di una lungo confronto tra le forze politiche, ha deplorato la decisione dei vertici militari statunitensi di utilizzare proiettili radioattivi i cui requisiti tecnici bellici comportano rischi di contaminazione per chi entra in contatto con loro.

L'assemblea di Palazzo Medici Riccardi ha auspicato che il governo italiano, nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione, s'impegni a bandire la guerra come mezzo di risoluzione delle controversi internazionali e comunque esiga dalle nazioni alleate puntuali e tempestive informazioni sulla pericolosità delle tecnologie militari impiegate. Tutti i consiglieri esprimono solidarietà alle popolazioni coinvolte e ai soldati di stanza in Kosovo, impegnati in un difficile compito a tutela della convivenza pacifica tra diverse etnie.
L'unico punto di disaccordo in consiglio sul documento si è registrato sul primo capoverso, per il quale Forza Italia ha espresso voto contrario (approvando la parte restante e il documento nel suo insieme).

In esso si fa riferimento al fatto che "nel corso del conflitto nel Kosovo le forze armate della Nato hanno usato come scelta di tecnica bellica una notevole quantità di proiettili a uranio impoverito che, anche dopo il termine delle ostilità, disperdono le loro radiazioni nel terreno e di lì rischiano di entrare nel ciclo alimentare".
Il documento muove da alcune considerazioni che sottolineano i rischi legati all'uranio impoverito. Infatti, in considerazione dei pericoli di contaminazione derivati, sono state diffuse fra la popolazione delle aree interessate raccomandazioni a non far giocare i bambini con "pezzi di metallo o residui trovati per terra".

I militari italiani, peraltro, sono stati avvertiti tardivamente del pericolo inerente all'eventuale contatto prolungato con i residui del materiale radioattivo disperso nel terreno. Bisogna anche considerare che, dopo la guerra nel Golfo, numerosi militari americani sono stati contagiati dalle radiazioni provocate dai proiettili a uranio impoverito e molti di loro hanno fatto causa al governo statunitense per essere risarciti per le malattie contratte.
La discussione che ha portato all'approvazione del documento è nata da un ordine del giorno presentato dai consiglieri Nistri (An), Gatteschi (Verdi) e Vignoli (Popolari).

I Ds hanno proposto a riguardo un documento integrativo su due punti, preparato da Riccardo Gori e illustrato da Luigi Nigi. Targetti (Rifondazione comunista) ha parlato di "ipocrisia inaccettabile" relativamente al documento Nistri-Gatteschi-Vignoli, contestando particolarmente nel testo "l'eventualità di altri interventi militari" e la solidarietà espressa esplicitamente ai militari ma non alle popolazioni. Dura la risposta di Vignoli: "Il documento si può emendare benissimo, non c'è ipocrisia: c'è un problema e dobbiamo vagliarlo bene".

Gori (Ds) trova condivisibile il documento per alcuni aspetti, "mentre per altri ci sembra necessario intervenire in termini emendativi", riportandovi "alcuni elementi di verità oggettiva e di valutazione politica".
Per Parotti (Rifondazione comunista) l'ordine del giorno "dà responsabilità solo al governo degli Stati Uniti e non vede che chi ha dichiarato guerra nono è stato solo il governo statunitense, ma anche il governo italiano e tutti gli altri governi del patto della Nato; è ipocrita solidarizzare esclusivamente con i militari come anche identificare come colpevoli solo i serbi e, inoltre, non auspicare che non vi siano più interventi militari perché la guerra comunque non risolve i problemi".
Filippini (Forza Italia) ha lamentato l'incertezza tra "una discussione concreta" e l'inizio di "un gioco fra le parti", auspicando intelligenza e buon senso perché tutti sono contrari alla guerra e tuttavia l'Onu, di fronte a scenari come quelli delle guerre etniche, deve poter contemplare forme di intervento.
"Credo che manchi un dato alla discussione di stasera - ha detto D'Amico (Rifondazione comunista) - ed è che le guerre del Kosovo, del Golfo, della Somalia, non hanno risolto i problemi: queste guerre sono state combattute, c'è stato il sangue sul terreno e l'obiettivo del perché sono state combattute non si è risolto".
"Apprezzo la convergenza sostanziale di vedute sulla questione del Kosovo - ha detto Nistri (An) - Non ho alcuna ostilità ad aggiungere nell'ordine del giorno un'estensione della solidarietà alla popolazione kosovara e serba" ed anche a inserire un passaggio specifico sul ripudio della guerra, trovando "giusto porre un'ipoteca su eventuali futuri interventi che non auspichiamo".
Il testo dell'ordine del giorno è stato rielaborato da Gori, Nistri e Targetti e sottoposto a votazione.

Carlo Bevilacqua (Forza Italia) ha mostrato contrarietà sul primo punto del documento perché "andremmo a dire che per una scelta di tecnica bellica si sono utilizzati dei proiettili apposta per creare situazioni di contaminazione nei confronti della popolazione e della forza militare che oggi opera ancora in Kosovo: mi rifiuto di ritenere che questa sia stata la considerazione che la Nato ha posto in essere quando è iniziato questo conflitto". "Noi non vogliamo affermare che vi è stato un utilizzo dei proiettili ad uranio impoverito - ha replicato Gori - con la deliberata intenzione di contaminare , ma che per una scelta di tecnica bellica li si trovavano efficaci".
In sede di dichiarazione di vita Vignoli (Popolari) si è meravigliato del fatto che "coloro che hanno voluto fare un discorso contro qualsiasi riferimento che fosse la guerra ora lo votano: c'è un'ipocrisia veramente forte".
"Non credo - ha detto per parte sua Nistri - che dal testo dell'ordine del giorno si evinca che li americani abbiano voluto creare problemi di carattere sanitario e radioattivo alle popolazioni: ci si limita a costatare che la tecnica bellica usata è discutibile e comporta questo tipo di contaminazione".

Targetti ha sottolineato che "non bisogna mai dimenticare che l'utilizzo di certe armi è una conseguenza della guerra e per questo abbiamo insistito perché nel documento vi fosse l'impegno a bandire la guerra come mezzo di risoluzione di conflitti".

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