“Le Regioni non devono perdere il filo di un impegno
istituzionale unitario per poter sostenere il processo di riforma federalista”.
Con queste parole il presidente della Regione Toscana Claudio Martini ha
aperto il suo intervento al Forum sulla pubblica amministrazione, in corso di
svolgimento alla Fiera di Roma. Intervenendo al dibattito sul ruolo delle
Regioni insieme al presidente del Piemonte Enzo Ghigo, delle Marche Vito
D’Ambrosio e al vicepresidente della Lombardia Alberto Zorzoli, Martini ha
sottolineato la necessita’ di recuperare rapidamente un clima di collaborazione
istituzionale: “la Conferenza delle Regioni e la conferenza Stato-Regioni sono
luoghi istituzionali, non sedi di battaglia politica.
A distanza di quasi un mese dalle elezioni, continuare a ragionare in termini di schieramenti farebbe perdere peso e influenza alle Regioni”. Per il presidente della Regione Toscana occorre impegnarsi da subito per rendere utile alla causa del federalismo questo ultimo periodo di ‘vita’ del presente Parlamento: “Non dobbiamo – ha sottolineato - lasciar passare questo anno invano. L’elezione diretta del presidente della Regione e’ stata una riforma importante, ma non puo’ restare isolata.
Certo, entro quest’anno non sara’ possibile completare la
riforma in senso federalista, ma sicuramente e’ possibile portarne avanti
qualche stralcio: penso ad esempio ad una riforma che consenta all’insieme
delle Regioni che ne facciano richiesta di ottenere l’autonomia speciale”.
Per questa e altre possibili riforme e’ necessario un forte impegno anche
perche’ la strada verso il federalismo continua a essere lastricata di difficolta’:
“Continuano a esistere resistenze all’interno sia della maggioranza che
dell’opposizione all’affermazione piena del ruolo delle Regioni.
Basti guardare
la vicende del trasferimento del Corpo forestale dallo Stato alle Regioni, verso
la quale esiste una opposizione trasversale che passa attraverso le forze di
maggioranza e di opposizione”.
“Il senso vero del federalismo - ha sintetizzato Martini – e’ quello di portare i
vari livelli amministrativi al massimo grado di autonomia e allo stesso tempo al
massimo livello di collaborazione. E questo non solo in scala nazionale, ma in
una dimensione europea, quella dimensione cioe’ in cui siamo sempre più
profondamente calati e con cui ogni giorno siamo chiamati a confrontarci”.