A Firenze spariscono gli appartamenti sotto i 50 metri, e i giovani?

Con il metro in mano siamo tutti bravi, ma il costo della vita chi lo stabilisce?

Antonio
Antonio Lenoci
27 marzo 2014 16:23
A Firenze spariscono gli appartamenti sotto i 50 metri, e i giovani?

Chiamiamoli “Tuguri”, ma è il mercato che li propone e chi ha la disavventura di visitarli può girare le spalle all’agente immobiliare e salutarlo, per sempre. “Splendido 35 metri quadrati, luminoso, confortato, in piccola palazzina anni ’30…” la parte importante però è 35 metri quadrati. Che sia luminoso, per quanto anche una scatola sia luminosa se la illumini, conta il giusto. La domanda è un’altra: cosa ci fai? Ingresso/soggiorno/cucina, camera non troppo grande e bagno.

Una volta arredata rischi di starci dentro a fatica, però magari sei bravo e te la sistemi con estremo gusto e funzionalità. Costa il giusto, hai qualche soldo messo da parte a fatica e, forse, te la puoi permettere. Oppure è la casa di famiglia, di una nonna o della zia ed hai deciso di dividerla per affittarne una parte ed abitarne il resto. Eccoci al dunque. I giovani sarebbero la categoria maggiormente penalizzata dal provvedimento. Costretti ad affittare stanze, rifiutati agli sportelli del credito immobiliare, senza alcuna occasione per crescere.

Con la linea dettata da Palazzo Vecchio, regolamento urbanistico ed edilizio approvati dal Consiglio comunale, che siano nuove costruzioni o frazionamenti, le unità immobiliari dovranno avere dimensioni minime di 50 metri quadrati. Anche meno, no? No, si tratterebbe di un’offerta indecente, questa l’esclamazione che secondo l’amministrazione arriva da parte dell’opinione pubblica. No, l’opinione pubblica ritiene indecente il prezzo, a prescindere. Fregarsene della realtà? Potrebbe essere un problema.

Che sia il mercato a stabilire il prezzo e se si tratta di un buco nessuno lo vorrà, resterà lì, invenduto. No, non funziona così? Perché no? Perché a prezzo più basso non esiste nulla e così qualcuno ci abiterà, prima o poi  sicuramente, a suo rischio e pericolo. Leonardo Boschi è un agente immobiliare di lungo corso, ne ha viste di situazioni al limite dell’impossibile: “Devo ammettere che la priorità era fermare la conversione dei locali commerciali in civile abitazione. Specialmente a Firenze esistono delle situazioni aberranti di locali su strada che proprio non c'entrano niente con una abitazione.

Venendo alla questione del limite di 50 metri per le unità abitative: se ne può capire la logica, ma occorre fare i conti con la ragione pratica. Un appartamento dagli anni ’30 ai ’60 di 90 metri può agilmente essere suddiviso in bilocali da offrire a giovani single o coppie senza bambini. Più difficile trovare appartamenti di 100 metri ed oltre che, una volta divisi, non vengano a costare troppo per le tasche di un target che francamente non se li può permettere".

Ammesso che ci sia chi si può permettere i 100 e più metri da dividere. Perché poi chi acquista per dividere sarà pure il palazzinaro che uccide il mercato, ma ci sono tante tipologie di risparmiatori e di proprietari che non trovano lavoro e sarebbero pronti ad affittare porzioni di casa per sopravvivere. Invece gli appartamenti vuoti restano vuoti perché mancano incentivi, opportunità.

"Fino al 2006 poteva reggere il discorso - sottolinea Boschi - dei piccoli speculatori che compravano con il solo scopo di frazionare. E' stata una fonte di investimento molto battuta, ma oggi.. siamo seri, oggi se compri un appartamento di 220mila euro e ne spendi 50mila per dividerlo, ma quando li riprendi più di 270mila?"

Era meglio lasciare al mercato l’onere di selezionare i tuguri dalle occasioni? “Ma certo, credo proprio di sì. Vi faccio un esempio ulteriore. Mi è capitato di avere in vendita appartamenti di 90 metri al 3° o 4° piano senza ascensore, o con evidenti problemi da comprometterne l'appetibilità, cosa che capita spesso a Firenze, specialmente in centro. Ora ditemi voi perché una famiglia che può permettersi un appartamento da 90 metri dovrebbe accettare la scomodità di quattro rampe di scale prima di rientrare a casa. Se invece quelli fossero due appartamenti piccoli, per ragazzi giovani che cercano casa per iniziare a vivere da soli, ad un prezzo ragionevole avrebbero l’opportunità di lasciare la famiglia ed iniziare la propria vita indipendente. Lo stesso vale per l'affitto: un bilocale è un ottimo compromesso ad un giusto prezzo per i redditi attuali”.

Non parliamo di un fondo, o peggio di un seminterrato accatastato magazzino e trasformato non si sa come in abitazione, ma di appartamenti regolarmente ristrutturati e messi a norma.

“Ho provato vera ed intensa emozione – ha esordito Elisabetta Meucci, assessore all’urbanistica di Firenze – per la misura minima di 50 metri quadrati, contro cui diversi quartieri si erano schierati". Mentre il presidente della commissione urbanistica, Mirko Dormentoni si è affrettato a dire: “Monitoreremo la situazione per evitare problematiche economiche”. Scettico il commento da parte dell’Ordine degli Architetti che vede in questo intervento un freno ulteriore al mercato. In effetti suona come uno schiaffo al design degli ultimi anni rivolto a ricercare l’essenzialità negli spazi ristretti. L’invisibile agli occhi che diventa sostanziale, non per vivere in ristrettezze, ma perché l’economia non permette di sognare in grande.  

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