PRATO - La stagione 2014-2015 segna per il Teatro Metastasio due importanti anniversari: i cinquanta anni dalla riapertura dopo i restauri del Dopoguerra, e i quaranta dalla nascita del Laboratorio di Luca Ronconi al Fabbricone, due anniversari che giungono in un momento di transizione per il Teatro, con la scadenza del mandato dell’amministrazione Cecchi, e la perdita sicura dei finanziamenti provinciali, considerando che il Decreto Governativo numero 56, firmato Delrio, ha tolta la cultura dalle competenze provinciali. Resta inoltre l’incertezza circa la designazione o meno al rango di Teatro Nazionale, come previsto dalla legge di riordino in materia teatrale, voluta dal nuovo governo.
Nonostante incertezze e cambiamenti, il tasso artistico si è mantenuto su altissimi livelli, confermando il teatro pratese fra i più prestigiosi d’Italia.
Il Presidente Umberto Cecchi e il Direttore Paolo Magelli hanno varato un cartellone che guarda all’Europa, indagando il teatro classico di Shakespeare e Molière, il teatro contemporaneo di Spregelburd, Pinter e Marthaler, oltre alla Mitteleuropa di Strindberg, e le regie italiane contemporanee, cui si affianca un’interessante selezione di autori e registi dell’Est, dalla Russia antica e moderna, alla Serbia. Un cartellone che proietta il Teatro Metastasio al centro di un importante e animato dibattito sulla nuova Europa, le sue periferie e il suo allargamento a Est, in occasione del centenario della Grande Guerra - che l’Europa la sconvolse -, e accanto a proposte quali la XIV Biennale d’Architettura, che ha molto guardato al futuro europeo, e in vista dell’Expo mondiale del 2015, importante vetrina economica e sociale per il Vecchio Continente.
Un percorso che Magelli fa cominciare da lontano, ovvero dall’esperienza maturata all’interno dell’ETC, ma anche alla vocazione a “guardare fuori” che Prato ha comunque sempre avuto, sia a livello commerciale e industriale, sia culturale, quando proprio al Metastasio di Casini facevano tappa i grandi registi europei. Un guardare all’Europa che, nonostante tutto, è ancora in forma ridotta rispetto a quanto si potrebbe fare se la politica italiana si decidesse a investire veramente nella cultura e nei teatri.
Entrando nello specifico, la stagione si apre il 5 novembre con la Danza macabra di Strindberg - per la regia di Luca Ronconi e Adriana Asti quale protagonista femminile -, che conferma la collaborazione di Prato con il Festival dei 2Mondi di Spoleto. Un testo complesso, profondamente universale, sulle dinamiche nascoste della vita di coppia, scritto nel 1904, e luminoso esempio dell’ultima stagione culturale asburgica.
Le produzioni del Metastasio, quattro in questa stagione, proseguono con Quai Ouest - che debutterà in stagione il 12 novembre, (dopo la prima a Spoleto l’11 luglio) -, del francese Koltès, graffiante affresco contemporaneo che confronta i diversi modi d’intendere l’esistenza, fra periferie devastate, ipocrisia cattolica, immigrazione e malvagità. A firmare la regia, Paolo Magelli, che dirige gli attori della Compagnia Stabile, cui si aggiungono Alvia Reale, Francesco Cortopassi e Paolo Graziosi.
Il 14 gennaio sarà la volta di Dalle ceneri, diretto da Massimo Luconi, nell’ambito del progetto internazionale con il Senegal.Un testo di Ben Jelloun profondamente attuale, che riflette sulla violenza delle guerra, e i milioni di ferite esistenziali che si lascia dietro. A chiudere il corpus delle produzioni, La serra, di Harold Pinter - diretto da Marco Plini, già assistente di Massimo Castri -, una pièce interpretata dalla Compagnia Stabile, che fra il surreale e il giallo, riflette sulle dinamiche dell’obbedire e del comandare, dell’ottusità burocratica che affligge l’universo del potere.
Che sia attuale, è fuor di dubbio.
Torna Spregelburd, con Furia avicola, paradossale spettacolo in due parti, una sul mondo dell’arte, un’altra sull’ottusità del potere. Di nuovo. Se, due anni fa, con La modestia il drammaturgo argentino non convinse pienamente, Magelli gli concede un secondo confronto con pubblico e critica, confronto che si preannuncia interessante, considerando che lo stesso Spregelburd curerà la regia.
Dicevamo di Shakespeare e Molière, due classici che difficilmente possono mancare: del Grande Bardo vedremo Otello, in una versione firmata da Luigi Lo Cascio, più succinta rispetto all’allestimento di Garella del 2012, e La dodicesima notte, raffinata commedia degli equivoci per la regia di Carlo Cecchi. Per Molière, torna invece la coppia Pagni-Solenghi, già applaudita ne I ragazzi irresistibili, ancora diretta da Sciaccaluga in quella che è una delle commedie più travolgenti dell’autore francese.
Dicevamo del nutrito gruppo di autori e registi dell’Europa Orientale: Natale in casa Ivanov, di Alexander Vvedensky, che quasi anticipa il teatro dell’assurdo, esplora le vicende di una famiglia borghese nella Russia del 1880. Il cappotto, è invece lo spettacolo tratto dall’omonimo racconto di Gogol’, incentrato sulla figura di un uomo su cui si accanisce il destino. E ancora, Paolo Magelli firma l’allestimento di uno dei testi più efficaci di Maksim Gorkij, quei Bassifondi che riflette sul drammatico spaesamento dell’uomo nel socialismo reale.
Infine, il regista lituano Oskaras Koršunovas dirige Winter, di Jon Fosse, storia di un particolare incontro fra un uomo e una donna. Spettacoli, questi, che portano a Prato la scuola drammaturgica e registica dell’Europa dell’Est, con quel suo approccio sentimentale verso l’essere umano, intriso di pietà e fatalismo, ma capace di guardare con lucidità nel fondo delle esistenze e delle tragedie più atroci.
Interessante il King Size diretto da Marthaler, sulle disarmonie delle relazioni affettive. Da Goethe a Bernhard, uno spettacolo che porta sul palcoscenico la “durezza” della drammaturgia di area germanica.
E ancora, tanto teatro italiano contemporaneo, da Emma Dante a Danio Manfredini, da Fabio Grossi a Nanni Garella.
Da segnalare, infine, Tong Men-g diretto da Cristina Pezzoli, il primo spettacolo prodotto in Italia con un protagonista cinese, un bel segnale per l’integrazione a Prato; e le reprise de La cantatrice calva, e Il ritorno a casa; in particolare, la pièce di Ionesco è un omaggio a Castri a venti anni dall’inizio della sua direzione, che portò alla nascita dello Stabile. Per quanto riguarda il lavoro del Metastasio sul territorio, è stato recuperato, in collaborazione con la compagnia TPO, un giardino dismesso adiacente al Fabbrichino, che verrà utilizzato per la stagione estiva.
Inoltre, da aprile, inizierà una sorta di "stagione prolungata" al Teatro Magnolfi, il cui cartellone, in corso di definizione, comprenderà nomi importanti del teatro italiano; si deve infatti entrare nella logica, spiega Magelli, di tenere aperti i teatri per tutto l’anno, offendo cultura “a tempo pieno”, senza le lunghe pause estive. In occasione di questo prolungamento di stagione, è allo studio la possibilità di offrire l’ingresso a un Euro per i disoccupati, in modo da non frenare la passione per il teatro in chi, purtroppo, ha difficoltà economiche.
Per la cronaca, il progetto è allo studio da due anni, con la scarsa collaborazione da parte di sindacati e istituzioni politiche.
Sull’annosa questione di quale sarà il Teatro Nazionale in Toscana, la Regione, rappresentata dall’assessore Nocentini, resta molto vaga sulla posizione da prendere, limitandosi a prendere atto della situazione attuale, ma riservandosi, di fatto, di accettare la risposta che giungerà dal governo. A guardare con attenzione, il Metastasio è l’unico teatro in Toscana ad avere tutte le caratteristiche richieste dal bando, a cominciare da una solida e valida compagnia attoriale, e continuando con gli spettacoli prodotti ogni anno, la scuola per giovani attori, l’attività con le scuole, i corsi per le maestranze, quali quelli per costumisti e tecnici delle luci.
Da un lato, Comune e Provincia si dichiarano pronti a sostenere la validità della richiesta del Metastasio, convinti delle qualità; la Regione, nicchia. Al momento del verdetto, sarà interessante vedere se, in caso di mancato riconoscimento, la politica solleverà questioni di merito e se avrà la forza di sostenere una decisa battaglia, che non rientra soltanto nell’interesse di un teatro che ha lavorato con coerenza e onestà intellettuale - pur avendo perso tre milioni di finanziamenti negli ultimi quattro anni, e garantendo comunque cartelloni di qualità.
La battaglia sarà anche per la serietà degli investimenti culturali, e della meritocrazia nel settore. Altrimenti, dovessero prevalere altre logiche, a poco servono le leggi di riordino, se non si opera in regime di correttezza e trasparenza. Il teatro è un servizio civile, e non un “poltronificio”. Capirlo, gioverebbe all’intero Paese.
Il cartellone completo, le informazioni sulle date, i biglietti e gli abbonamenti, al sito www.metastasio.prato.it.