Firenze, 21 marzo 2007 - Era un cinema, ma anche molto di più. L'Universale, la mitica sala di proiezione, si trovava in via Pisana a Firenze, quartiere Pignone. Con la sua chiusura, il 30 dicembre 1989, si concludeva uno dei capitoli più folcloristici della storia della città. Era un posto dove la gente si incontrava, viveva, urlava, rideva, fumava, si amava e si odiava. E tra una cosa e l'altra vedeva anche dei bei film, d'autore o popolari. All'Universale chi contava era il pubblico: vociante, godereccio e presente.
Ci sono passati in tanti, intellettuali e ubriachi, meccanici e artisti. Su questa straordinaria parentesi di vita fiorentina Matteo Poggi - fiorentino di San Frediano - ha scritto un libro, adesso ristampato, Breve storia del Cinema Universale (Ed. Polistampa, pp. 112, euro 8).
Venerdì 23 marzo alle 21 il mitico libriccino sarà presentato nel cuore di Oltrarno: in via de' Serragli 99, presso la Galleria Pio Fedi. La serata si preannuncia a dir poco folcloristica: oltre all'autore, interverranno personaggi tipici di San Frediano come Mario Morelli e Gianluca Baldi.
Presenterà il volume il giornalista Giovanni Bogani, mentre Michele Andrei eseguirà alcune letture. Ma senza dubbio, come all'Universale, i protagonisti saranno i nostalgici della storica sala di proiezione: tutto il "popolo sanfredianino" vorrà dire la propria rendendo la presentazione un "vero spettacolo".
Il volume riporta moltissimi aneddoti scaturiti da quell'ambiente: una volta la proiezione fu interrotta perché dei burloni avevano riempito la platea di rospi. Ci fu poi un tipo che andò al cinema in vespa, nel senso che con la vespa entrò anche in sala e, non contento, sotto gli urli di incitamento del pubblico, se la percorse in lungo e in largo...
Attraverso i numerosi racconti dei personaggi culto e i modi di dire nati fra le mura dell'Universale e poi rimasti, quel luogo continua a vivere nel cuore dei fiorentini come un angolo epico della storia cittadina. Con efficace umorismo, l'autore fa emergere un'altra Firenze, ormai perduta, in cui attraverso la solidarietà, la burla, e l'atteggiamento scanzonato si riuscivano ad affrontare anche le situazioni più nere.
Irene Gherardotti