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Fondi Ue: dall’Europa 655 milioni di euro per la Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 gennaio 2007 18:49

Firenze – Nell’era dell’Europa allargata la Toscana, per la quale si paventava un taglio dei fondi europei intorno al 12 per cento, riporta un dato migliore di quello nazionale (l’Italia ha subito una decurtazione dei fondi di circa il 18 per cento), con oltre 655 milioni di euro per il quinquennio 2007/2013, pari al 12 per cento del totale nazionale. Il dato è stato diffuso questa mattina durante la conferenza stampa di presentazione del convegno su “La politiche di coesione socioeconomica nell’Unione Europea” che domani, venerdì 19 gennaio, si svolgerà nell’Auditorium del Consiglio regionale.



Ad illustrare cifre e prospettive che saranno al centro dell’iniziativa, sono stati il presidente del Consiglio, Riccardo Nencini, Gianluca Parrini, membro dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, Angelo Pollina, presidente della commissione speciale per i Rapporti con l’Europa, Marco Remaschi, presidente della commissione Agricoltura e Vittorio Bugli, presidente della commissione consiliare attività produttive.

In primo piano, dunque, i numeri che consegnano alla Toscana un totale complessivo di 1.980.000.000 di euro, pari all’11,3 per cento del totale nazionale: la cifra comprende, oltre ai 655.551.152 milioni di euro provenienti dalla UE, 792 milioni di cofinanziamento da parte dello Stato italiano e altri 532 milioni di risorse del Fas (Fondo aree sottoutilizzate, tramite delibere del C.I.P.E.).



Addirittura in crescita le disponibilità per quanto riguarda l’agricoltura, dove le risorse dal FEASR (Fondo europeo agricoltura e sviluppo rurale) arriveranno a 396 milioni di euro che, sommati alle risorse statali e regionali, portano a complessivi 840 milioni di euro il finanziamento per il comparto che aumenta del 15 per cento rispetto al quinquennio precedente (720 milioni).

Riccardo Nencini, presidente del Consiglio regionale, ha presentato il convegno di domani chiarendo che l’attenzione dell’assemblea regionale sul tema delle politiche di coesione, seguite dal consigliere Parrini, si innesta “sulla buona capacità di argomentazione e di spesa di questa Regione”, cui si debbono gli stanziamenti dati.

Finanziamenti che, chiarisce Parrini, al di là dei numeri pongono la necessità di “definire le direttrici su cui muovere la programmazione nei prossimi 7 anni”. Di qui le due sessioni del convegno di venerdì, che vedranno nella mattinata la presenza di quattro europarlamentari (tra cui i fiorentini Lapo Pistelli e Guido Sacconi), oltre a un delegato della commissaria europea per le politiche regionali, Danuta Huber. E nel pomeriggio la tavola rotonda con la presenza degli interlocutori del Tavolo regionale di concertazione (Api Toscana, Confai, Cna, Confartigianato, Confcooperative, Confesercenti, Confagricoltura, Confcommercio, Cgil, Cisl e Uil), con la chiusura affidata al Viceministro allo Sviluppo economico, Sergio D’Antoni.

“Intendiamo innanzitutto informare istituzioni e categorie delle novità introdotte dalla nuova regolamentazione europea”, spiega Parrini, visto che con la nuova normativa tutti i 287 comuni della Toscana potranno accedere ai finanziamenti con progetti che rientrino nell’obiettivo definito “competitività regionale e occupazione”. Un’informazione (e un confronto) definiti “fondamentali per lo sviluppo” e sui quali Angelo Pollina cala la riflessione sulle cifre per il quinquennio che si apre: “Nell’Europa allargata si temeva un taglio di finanziamenti, per la Toscana, intorno al 12 per cento; siamo riusciti a contenere la perdita intorno al 7, 8 rispetto a un dato nazionale che registra un calo del 18 per cento”.

“In questi anni abbiamo pagato un prezzo pesante alla crisi economica europea – aggiunge Pollina -: ora imprese e artigiani aspettano risposte per usufruire dei fondi a disposizione”.

Marco Remaschi chiarisce come, pur in presenza dei finanziamenti incrementati per l’agricoltura, restino centrali “scelte rigorose e monitoraggio continuo”, in una prospettiva che Vittorio Bugli indica per gli anni a venire: “Dobbiamo cominciare a lavorare in una nuova logica, per quando questi finanziamenti, a fondo perduto, non ci saranno più”.

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