Firenze - Rispetto a paesi sportivissimi come Stati Uniti e Germania possiamo considerarci ancora un popolo di sedentari. Ma sono ormai 35 milioni gli italiani e oltre 2 milioni i toscani dai 3 anni in su che si danno, più o meno periodicamente, ad attività fisiche più o meno definibili come sport. Si tratta del 60% della popolazione, una quota inimmaginabile solo pochi decenni fa e per di più in crescita continua. Non solo: la metà, 17,5 milioni di italiani e un milione di toscani, fa sport con una certa continuità: passeggiate o tennis, bicicletta o calcio, molti hanno capito che muoversi aiuta a stare meglio e a vivere in salute.
Il problema è che questo esercito di professionisti, dilettanti, amatori, muscolari della domenica e praticanti a tempo perso offre una casistica crescente di acciacchi di varia gravità senza trovare sul territorio assistenza adeguata dai medici di base.
I quali escono dall’università sapendo poco o niente di medicina dello sport. E’ dunque all’aggiornamento di questa rete di migliaia di preziosissimi operatori sanitari che è dedicato il convegno annuale Problemi medici nell’attività sportiva ideato da due noti specialisti dell’Università di Firenze, Gian Gastone Neri Serneri, professore emerito di clinica medica, e Giorgio Galanti, ordinario di medicina dello sport nonché medico della Fiorentina.
Approdando con straordinario successo alla seconda edizione, il convegno è stato presentato oggi a Firenze in Palazzo Vecchio dall’assessore allo sport Eugenio Giani e dai professori Neri Serneri e Galanti.
Si svolgerà dal 4 al 5 luglio a Uliveto Terme (Pisa) con la collaborazione della Società Acqua e Terme di Uliveto e avrà per protagonisti alcuni tra i maggiori specialisti della materia, consolidando così la posizione della Toscana come capitale della medicina dello sport.
Tra i relatori, oltre ai professori Neri Serneri e Galanti, Gian Franco Gensini, preside della facoltà di medicina dell’Università di Firenze, con l’ endocrinologa Maria Luisa Brandi e l’odontoiatra Giampaolo Pini Prato, il presidente della Società di medicina Interna Pier Mannuccio Mannucci (Milano), l’oncologo Mario Del Tacca e il pediatra Giuseppe Saggese, presidente della Società degli adolescenti (entrambi dell’Università di Pisa).
E ancora Enrico Castellacci, primario a Lucca e presidente dell’Associazione Medici del Calcio (LAMICA), Leonardo Vecchiet, responsabile dello staff medico del Centro Tecnico di Coverciano, Francesco Furlanello del Policlinico S. Donato di Milano, Roberto Del Signore, direttore della Scuola di specializzazione in medicina interna di Parma, e numerosi altri.
Tra i principali temi trattati, correlati all’attività sportiva, i benefici, la diagnostica cardiovascolare, le aritmie cardiache, il doping, la donna, l’alimentazione, il diabete, la disabilità, l’ipertensione e soprattutto la morte improvvisa, tema tornato di tragica attualità dopo la morte in Francia del calciatore camerunese (e del Machester) Marc Vivien Foe durante un incontro internazionale.
"Il crescente numero di persone che fanno attività fisica a vari livelli”, ha spiegato Giani, “ha più che mai bisogno di assistenza qualificata.
Praticare uno sport sia agonistico sia per migliorare il proprio equilibrio psicofisico è un metodo efficace di prevenzione. Per questo i cittadini vanno indirizzati al meglio. La medicina dello sport assume così un ruolo rilevante e sono di conseguenza fondamentali iniziative come il convegno che presentiamo oggi".
“Il convegno del 2002 ha avuto un importante successo di presenze e di stampa”, ha aggiunto il professor Neri Serneri, “Il problema, appunto, e che di rado i medici di base sanno di medicina dello sport.
Per questo abbiamo pensato di offrir loro un’informazione specifica. Lo impone l’aumento stesso dei praticanti, molti dei quali sono anziani esposti a traumi e incidenti. Si tratta anche di spiegare ai pazienti (in particolare cardiopatici, ipertesi, diabetici, ecc.) come possono fare sport con giovamento”.
“Lo sport è ormai un fenomeno di massa destinato a estendersi ulteriormente”, ha concluso Galanti, “E’ un bene, a patto che si seguano precise indicazioni, ma solo i medici di base possono comunicare con così tante persone.
Ecco perché devono avere una preparazione specifica adeguata”.
Nel definire i margini di sicurezza entro i quali possono fare sport anche soggetti con anomalie, il convegno tratterà dunque anche di giovanissimi e di terza età. Per bambini e adolescenti si tratta di fare sport per favorire uno sviluppo armonico e completo. Per gli anziani un’appropriata attività fisica significa invece rallentare il declino fisico. In entrambi i casi sono in gioco anche importanti problemi sociali ed economici.