Ceramiche Brunelleschi, timori di finire all'asta

I consiglieri provinciali di Rifondazione comunista sullo stabilimento delle Sieci. "Riconvocare il tavolo delle Istituzioni: è in gioco il futuro dei lavoratori"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 gennaio 2012 15:10
Ceramiche Brunelleschi, timori di finire all'asta

Ceramiche Brunelleschi delle Sieci. Il 31 gennaio "è prevista un’udienza al tribunale fallimentare - dichiarano i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi - mentre sembra che il gruppo Margheri sia sempre in trattative con le banche , per il risanamento dell’ingente debito". Posti i sigilli ai cancelli della fabbrica da parte del curatore fallimentare. Tra i 34 lavoratori in cassa integrazione straordinaria avanzerebbe il timore che "il marchio, il magazzino e un paio di impianti potrebbero finire all'asta a prezzi decisamente ribassati".

Le Amministrazioni Locali, per i consiglieri di Rifondazione, "sono tenute a mantenere alta l’attenzione verificando la validità di tutti gli strumenti di sostegno attivati per i lavoratori". Nell’esprimere la solidarietà ai lavoratori, Calò e Verdi invitano la Provincia di Firenze, il Comune di Pontassieve e la Regione Toscana a riconvocare un tavolo interistituzionale, perché "in gioco c’è il futuro dei lavoratori". Presentata una domanda di attualità. "Nuovi timori da parte dei 34 lavoratori dello storico stabilimento Ceramiche Brunelleschi delle Sieci di proprietà del gruppo Margheri, da oltre due anni in cassa integrazione.

Da quando il Tribunale di Firenze ha dichiarato il fallimento, dello stabilimento della Brunelleschi non se ne è più sentito parlare. E’ bene ricordare che la chiusura per Procura avvenne ad ottobre 2011 “... per un debito irrisorio....” a fronte di bollette non pagate con Toscana Energia Clienti la quale aveva più volte vantato nei confronti dell'azienda un credito di 200.000 euro. Nonostante che Toscana Energia avesse “...chiesto un rinvio dell'istanza, per concedere ai proprietari, il gruppo Margheri, la possibilità di consolidare il debito...” il Tribunale ne’ decretò il fallimento.

La Brunelleschi aveva debiti per milioni di euro, ma fino a quel momento si era salvata dai tentativi di messa in mora grazie al possibile intervento di una cordata di banche, capeggiate da Bnl. Le stesse banche che oltre un anno fa avevano imposto la messa in liquidazione dell'azienda, malgrado fossero stati investiti 12 milioni di euro per il nuovo impianto di Pelago, mai entrato Ceramica in funzione. Ora sono stati posti i sigilli ai cancelli della fabbrica da parte del curatore fallimentare e tra i lavoratori avanza il timore che “…il marchio, il magazzino e un paio di impianti potrebbero finire all'asta a prezzi decisamente ribassati….”.

Il 31 gennaio, è prevista un’udienza al tribunale fallimentare mentre sembra che il gruppo Margheri sia sempre in trattative con le banche , per il risanamento dell’ingente debito. . Imprese interessate al salvataggio sembra che non manchino, soprattutto perché “…c'è il nuovo impianto alla Massolina, per il quale la proprietà ha investito più di dodici milioni di euro. Lo stabilimento è praticamente pronto, da tempo i sindacati sostengono che basterebbe all'incirca mezzo milione di euro per farlo entrare in funzione…”.

Ma queste di fronte alla cruda realtà sono solo considerazioni. Sul fronte sociale e del lavoro, dove gli operatori devono tutti giorni convivere con la precarietà e la più totale incertezza si avverte la necessità di fare chiarezza e soprattutto di rimuovere ogni tipo di ostacolo. Oltre al duro periodo di inattività i lavoratori hanno dovuto fronteggiare i ritardi “…nel pagamento della cassa integrazione straordinaria…”. L’accordo per la Cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) risale al 9 novembre 2011 sottoscritto alla Direzione Lavoro della Provincia di Firenze tra la Società Brunelleschi Industrie di Pontassieve, i sindacati FILCTEM CGIL e la RSU dei lavoratori erogata fino al 4 ottobre 2012.

La cassa interessò 35 lavoratori contemporaneamente sospesi a zero ore, con pagamento diretto da parte dell’INPS. Durante il periodo di autorizzazione della CIGS l’azienda aveva la facoltà di collocare in lista di mobilità alcune unità lavorative utilizzando l’unico criterio della non opposizione al licenziamento . La Provincia di Firenze in sede di accordo dichiarò di mettere a disposizione dei lavoratori interessati e residenti nella Provincia di Firenze, tutte le misure di politica attiva attraverso i Centri per l’Impiego (voucher, colloqui di orientamento, servizi di accompagnamento ecc) che hanno come obiettivo la riqualificazione e la eventuale ricollocazione dei lavoratori stessi.

Gli scriventi Consiglieri Provinciali di Rifondazione Comunista nell'esprimere la piena solidarietà ai lavoratori della Brunelleschi e nel ribadire il proprio sostegno politico e istituzionale alla complessa vertenza, in relazione alla prevista udienza c/o il tribunale fallimentare per il 31 gennaio 2012 e soprattutto in relazione allo stato degli ammortizzatori sociali e agli altri strumenti di sostegno chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e all'Assessore competente di riferire dettagliatamente su quanto sta avvenendo allo stabilimento Ceramiche Brunelleschi successivamente al fallimento, all’iter processuale in corso, alle trattative del gruppo Margheri con le banche in merito al risanamento del debito.

Altresì chiediamo di fare il punto sugli strumenti di sostegno in essere per i lavoratori e quali prospettive si aprono sul versante del rilancio delle attività produttive e tenuta occupazionale. Chiediamo inoltre di sapere cosa intende fare l'Amministrazione Provinciale unitamente al Comune di Pontassieve e alla Regione Toscana per continuare a tutelare e salvaguardare i 34 lavoratori già duramente provati da anni di cassa integrazione e se è previsto un ulteriore tavolo interistituzionale con la proprietà, Rsu e sindacato".

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