L’industria editoriale toscana sotto la lente dell'Irpet

Presentato il rapporto “Editoria: cultura, industria e brand regionale”. Nonostante la forte concentrazione del mercato in Lombardia, la Toscana, è la terza regione per numero di editori e la quinta per titoli pubblicati e tiratura

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 ottobre 2011 23:35
L’industria editoriale toscana sotto la lente dell'Irpet

Presentato il rapporto Irpet “Editoria toscana: cultura, industria e brand regionale”. Crescono le imprese di medio-grande dimensioni, a discapito dell'occupazione complessiva. Dopo il processo di riorganizzazione nel primo decennio del 2000, oggi il settore tiene testa alla crisi economica in atto. Un'industria che muove un indotto di oltre 2300 aziende che danno lavoro a più di 9200 addetti. La produzione libraria La Toscana si conferma la quinta regione per numero di titoli e tiratura complessiva, con una produzione che nel 2008 si attestava rispettivamente al 6% dei titoli (3.597 titoli) e al 4% di copie pubblicate (una tiratura pari a 8.363 unità).

Tuttavia la tendenziale riduzione della sua presenza sul mercato nazionale, iniziata già nella prima metà degli anni Novanta, è l’effetto di andamenti molto discontinui: si è passati dal 6,7% dei titoli pubblicati nel 1997 al 6,1% nel 2008 e dal 4,9% delle tirature al 3,9%. Esaminando i dati disaggregati a livello provinciale della produzione libraria emerge chiaramente il ruolo predominante giocato dalla provincia di Firenze in Toscana che nel 2008, con 2.274 titoli immessi sul mercato, copre una percentuale pari al 63,2% della produzione regionale.

A questa fa seguito, ampiamente distaccata, Pisa con 551 titoli ed una quota del mercato del 14,2%, Siena (209 titoli) e Lucca (201 titoli) la cui produzione si attesta rispettivamente intorno al 6% e al 5,5% del mercato toscano. Alle restanti provincie è attribuibile la produzione dell’11% dei libri. Tuttavia i dati ci confermano che siamo di fronte ad uno scenario in continua evoluzione. La provincia di Firenze, pur mantenendo la sua leadership all’interno della regione, tende a perdere la sua posizione di quasi unico centro di produzione: il calo di incidenza sul totale regionale, passa dall’88,5% della produzione di titoli nel 1990 al 64% nel 2008. Esaminando invece i volumi di produzione, sempre nel 2008, sono state pubblicate dalle case editrici toscane, tra novità e ristampe, oltre 3.000 titoli ed immessi nei canali di vendita più di 8.000 copie di libri. L’offerta di libri è caratterizzata dal prevalere delle novità.

Nel 2008 l’82% dei titoli pubblicati in Toscana sono classificabili come prime edizioni, con un numero di volumi che raggiunge il 60% della tirature totali. La restante parte è composta in prevalenza da ristampe, dato che indica una politica di produzione più attenta e parsimoniosa rispetto al passato ma che, grazie anche alle nuove tecnologie, riesce a stare al passo con la domanda. Dall’analisi dei dati AIE nel 2011 il dato medio delle novità per gli editori nati dal 1990 è di 15 titoli, contro i 9 degli editori che operano da più anni, dati ottenuti escludendo i grandi gruppi e le case editrici di medie dimensioni che per le posizioni acquisite riescono a selezionare autori e progetti editoriali che incontrano più facilmente i gusti della domanda. Gli editori La Toscana si colloca al terzo posto in Italia per numero di editori (pari al 9% del totale nazionale), subito dopo Lombardia e Lazio.

Nel 2008 l’universo di riferimento degli editori italiani censiti dalla rilevazione Istat risulta composto da 2.212 unità (compreso gli editori con produzione nulla, pari a 1659 editori con produzione non nulla), ripartiti tra piccoli editori (45%), medi editori (21%) e grandi editori (9%); il 25% degli editori ha dichiarato una produzione nulla (dati Istat). In Toscana, il modo in cui gli editori (in totale 203) si suddividono in base alla dimensione è piuttosto in linea con la ripartizione nazionale (149 gli editori con produzione non nulla).

Mettendo in relazione la produzione libraria italiana con la dimensione degli editori emergono altre differenze tra la realtà regionale e quella nazionale. In Italia il 75% della produzione è frutto del lavoro degli editori di grandi dimensioni, mentre gli editori medi e piccoli detengono la quota del 25% della produzione; guardando alla Toscana questi ultimi presentano un livello produttivo quasi doppio. Circa quattro libri su dieci prodotti nella regione sono attribuiti a piccoli e medi editori.

Oltretutto si riscontra nel settore un'elevata dinamicità favorita dalle basse barriere all’ingresso. Pur tuttavia, gli elevati tassi di crescita negli anni passati sembrano oggi subire un freno. In Toscana, la crescita negli anni Novanta (dal 1992 al 2000) è stata pari al 65%, risultando più alta della crescita a livello nazionale del 59%. La stessa dinamicità di questo settore, si riscontra anche in senso contrario nell'ultimo decennio, durante il quale il tasso di decrescita regionale supera di circa 3 punti percentuali quello registrato a livello nazionale (-19% contro un -16%).

L’inversione di tendenza dal 2002 al 2008 vede i piccoli editori diminuiti del 17,5%, mentre quelli di media e grande dimensione sono aumentati rispettivamente del 2,3% e 33,3%. Sembra dunque che la strategia messa in atto dalle imprese editoriali per affrontare la crisi della produzione e della crescente segmentazione del mercato, sia stata quella della concentrazione in gruppi editoriali di medie e grandi dimensioni. Dopo il periodo di forte ristrutturazione nel primo decennio del 2000, il settore “Editoria di libri” letto attraverso i dati sugli archivi imprese, sembra aver reagito positivamente alla crisi, dal momento che tra il 2008 e il 2011 il numero delle imprese ha ripreso a crescere, più in Toscana che nelle altre regioni del Paese. Interessante anche, sempre secondo quest’ultima fonte, considerare che in Toscana nel 2011 il 66% del totale delle imprese editrici si concentrano principalmente in tre province: Firenze, Lucca e Pisa.

Sempre nel 2011 circa un’impresa toscana su tre nel campo dell’editoria è strutturata come società di capitale, segno di una struttura produttiva solida. Occupazione e fatturato Riguardo al numero degli occupati nel settore delle “Attività editoriali” si nota subito come per il 2008, la distribuzione territoriale degli occupati ricalca quella finora vista per la produzione editoriale, con le regioni Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio e Toscana che da sole occupano poco più del 70% del totale.

Secondo dati più precisi, in Toscana nel 2008 sono occupati 1.263 addetti nel settore “Editoria di libri di giornali e di riviste e periodici” contro le precedenti 2.369 del 2001, un calo del 47%. Questa marcata riduzione del numero degli addetti associata al calo del numero delle imprese è un trend messo in evidenza già dalla precedente indagine Irpet per il periodo 1991-2001, con l’unica differenza che esso si ripropone oggi in forma ancora più accentuata. Passando al comparto dell'editoria di libri, in Toscana gli addetti occupati nel 2008 sono 853, di questi il 60% sono indicati come lavoratori dipendenti.

Per quanto riguarda l’occupazione per provincia, nel 2008, il 62% dell’occupazione nelle imprese editrici di libri si concentra nella provincia di Firenze. Il resto degli occupati si distribuisce in modo più uniforme tra Pisa (8%), Arezzo (6%), Prato (6%), Lucca (5%), Siena (4%) e Livorno (4%). Considerando unicamente l’editoria di libri, le banche dati contenenti i bilanci riclassificati di oltre 700 mila società di capitale italiane consentono di rilevare che per il 2009 le imprese editoriali attive in Italia hanno fatturato circa 12 miliardi di euro.

La distribuzione territoriale del fatturato riflette ovviamente quanto detto finora, ad eccezione del Veneto che pur avendo una produzione (di poco) inferiore alla Toscana detiene una quota di fatturato superiore. L’editoria toscana è caratterizzata da una forte presenza sui mercati esteri (par all’8% dei titoli pubblicati, contro il 2% medio del paese) e da un basso numero di volumi tradotti da lingue straniere. (pari al 10% dei titoli, contro il 25% nel complesso del paese). E’ rivolta, quindi, alla valorizzazione della capacità creativa locale. L'indotto del settore editoria L’affidamento all’esterno di fasi della produzione, specie per i piccoli editori, rappresenta una necessità, che ha portato ad una elevata divisione del lavoro fra imprese che decidono il catalogo (le case editrici) e imprese che realizzano il prodotto librario (le imprese di fase specializzate o subfornitrici).

Per quantificare il settore dell’indotto dell’editoria libraria gli archivi sulle imprese disponibili per il 2008 forniscono alcune indicazioni circa le unità locali e gli addetti nei comparti che attivano scambi con il settore dell’editoria dove nel complesso operano 2300 imprese per un totale di 9200 addetti. Nello specifico, per i singoli settori interessati i valori delle unità locali e degli addetti (e la variazione percentuale di crescita rispetto al 2002 in parentesi) sono: - nella stampa ed attività dei servizi connessi alla stampa 1.182 unità locali (-8% rispetto al 2002) con 6.332 addetti (-4%), di cui 110 unità locali (-16%) e 432 occupati (+8%) nella rilegatura e finitura dei libri; - nel commercio all’ingrosso di libri, riviste e giornali e nel settore degli intermediari del commercio di prodotti di carta, cancelleria, libri operano rispettivamente 58 e 725 unità locali (-6% e -24%) che occupano in tutto 1.210 addetti (-18%); - nel commercio di libri al dettaglio (nuovi e di seconda mano) le unità locali attive sono 335 (-6%) per un totale di addetti pari a 1.472 (+75%); - le agenzie di distribuzione di libri, giornali e riviste operanti in Toscana ammontano a 33 unità (-20%) con 251 addetti (-26%) a questi potremmo aggiungere almeno parte del settore della fabbricazione della carta, pasta carta, cartone con 483 unità locali e 9.333 addetti La rilevanza economica del settore non è però solo riconducibile a fatturato, imprese e addetti diretti e indotti, ma, come il convegno vuole sottolineare, alla capacità degli operatori di essere parte attiva di una fitta rete di relazioni tra attività culturali e produttive, componente essenziale della crescita e valorizzazione culturale della regione. Il settore soffre oggi della soppressione di importanti forme di agevolazione, diffuse nei paesi europei, politica che rischia di minare la competitività delle nostre imprese, già chiamate a confrontarsi con la contrazione della domanda pubblica e privata derivante dalla drammatica riduzione della disponibilità di risorse.

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