Centrale Repower, i nove buoni motivi di Coldiretti per dire no

Coldiretti: "Non stiamo lottando per la sopravvivenza della 'mosca cieca' tra le piante della pianura pistoiese, ma per la sopravvivenza del settore del vivaismo".

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 ottobre 2011 15:14
Centrale Repower, i nove buoni motivi di Coldiretti per dire no

Pistoia, 11 ottobre 2011. Basterebbero 115 ettari di pannelli solari per evitare che una centrale elettrica venga incuneata in mezzo ai vivai più importanti d'Europa, con i conseguenti rischi per il futuro della più importante attività economica della provincia. È uno dei risultati della ricerca scientifica sull'impatto che avrebbe l'ipotizzata centrale elettrica della Repower nell'area ex Radicifil, alle porte di Pistoia. Commissionata da Coldiretti a Ema srl (Environmental Management Agency) e condotta da Simone Gorelli, docente di pianificazione ambientale all'università di Pisa, e dall'agronoma Elena Balducci, la ricerca affronta l'impatto economico, sociale e ambientale dell'insediamento.

Ne scaturiscono nove buoni motivi per dire no alla centrale. Una centrale inutile, visto che l'apporto energetico da fonte convenzionale (gas metano), oltre a non essere in linea con quanto indicato dal piano energetico della regione Toscana, potrebbe essere già stato raggiunto dal 2008 ad oggi dalle installazioni di impianti fotovoltaici in tutta la regione”. La ricerca ha fatto le pulci allo Studio di impatto ambientale (Sia) della Repower e ha messo in luce le non poche carenze informative (dati mancanti e/o o basati su rilevamenti datati).

Risultano incomplete le informazioni relative alle conseguenze su aria, acqua, suolo, flora, fauna, paesaggio, radiazioni e soprattutto salute pubblica. Ad esempio, tra gli inquinanti gassosi non viene preso in esame l’Ozono (O3) troposferico, prodotto secondario degli ossidi di azoto (NOx) e fortemente influenzato da questi e che risulta essere un inquinante (ad effetto serra). Un altro aspetto degno di nota è il riferimento ai vantaggi per la cessione di calore agli utenti prossimi alla centrale, in particolare al sistema vivaistico che, dice Repower, potrebbe utilizzare il calore residuo della centrale per riscaldare le serre.

Peccato che le poche piante prodotte in serra a Pistoia, necessitano solo del calore del sole. “È sempre più forte la sensazione che l'operazione 'centrale nell'ex area Radicifil' sia raffazzonata. Probabilmente le carenze informative nello Studio di impatto ambientale della Repower, evidenziate dalla nostra ricerca, derivano dal fatto che quello proposto a Pistoia è un progetto riciclato e adattato alla bisogna -ha dichiarato Riccardo Andreini, presidente di Coldiretti Pistoia-. La centrale era stata già proposta in un altro comune della provincia, ma era stata rifiutata, immaginiamo per ragioni di impatto ambientale.

In seguito Radicifil ha chiuso i suoi impianti pistoiesi, licenziato 137 persone e venduto in tutta tranquillità l'area dismessa, liberata immediatamente e senza alcuna protesta da parte delle maestranze, a cui era stata promessa la riassunzione nel nuovo impianto”. “La centrale si collocherebbe in un’area definita industriale -ha spiegato Francesco Sossi, direttore di Coldiretti Pistoia- tuttavia, a parte la presenza di pochi edifici industriali, l’area vede solo la forte presenza di vivai.

Forse è il momento di cambiare la destinazione dell'area verso un indirizzo più coerente con la vocazione del territorio”. “Ancora ci chiediamo perché costruire ed autorizzare una centrale elettrica nel bel mezzo dei vivai pistoiesi -ha dichiarato Andreini-. Un impianto progettato in mezzo ai vigneti del Chianti farebbe riflettere non poco, non solo di produttori di vino, ma pure le amministrazioni locali. Il fine nobile dell'ipotetica conservazione dei posti di lavoro ha prodotto molti guasti e sprechi di risorse, in Italia ed in Toscana -ha continuato il presidente Coldiretti Pistoia-.

Nel caso dell'area ex Radicifil, a fronte dei precedenti 137 occupati, sarebbero inseriti nella nuova attività solo una decina di lavoratori. Temiamo che la politica locale sia vittima di un abbaglio, ne abbiamo indiretta conferma dalla mancanza di effettivi riscontri alle nostre sollecitazioni e rilievi”. “Non stiamo lottando per la sopravvivenza della 'mosca cieca' tra le piante della pianura pistoiese -precisa Andreini- ma per la salute pubblica e per la sopravvivenza delle piante come risorsa economica per Pistoia (1.500 aziende, 5 mila addetti e mezzo miliardo di euro di produzione lorda vendibile).

Di questo andremo a parlare questa sera a cittadini ed operatori economici”. L'incontro con cittadini e imprenditori agricoli è per questa sera, 11 ottobre alle ore 21.00, presso il circolo MCL di Badia a Pacciana. Interverranno i professori Simone Gorelli e Massimo Rovai dell'università di Pisa, che illustreranno i risultati dello studio. Saranno presenti Riccardo Andreini, presidente Coldiretti Pistoia e Francesco Sossi, direttore Coldiretti Pistoia. NOVE BUONI MOTIVI PER DIRE NO Su tutti i temi sottoriportati sono stati richiesti chiarimenti ed approfondimenti, fornendo anche suggerimenti fattivi alle autorità competenti.

Di cosa stiamo parlando

- Centrale a ciclo combinato (alimentata a gas), ubicata in località Canapale nel comune di Pistoia Potenza elettrica 120-140 MWe Potenza termica in ingresso 245MWt - Gasdotto – 670m - Elettrodotto in cavo interrato - 2,7 km - Sottostazione elettrica
Incoerenza progettuale con il piano energetico regionale Il piano energetico regionale, che impone la riduzione del 20% delle emissioni di gas serra, individua l’utilizzo del gas metano come fonte energetica di transizione tra il petrolio e le rinnovabili, il piano si riferisce ad obiettivi da raggiungere entro il 2020.

L'investimento relativo all'impianto Repower per la produzione di energia da gas metano, che nella migliore delle ipotesi potrà entrare in funzione a partire dal 2014, non può essere considerato un investimento transitorio. Nello Studio di impatto ambientale (Sia) di Repower si parla di deficit energetico regionale che giustificherebbe il nuovo impianto. Tuttavia si fa riferimento ad un bilancio energetico sviluppato nel 2008 (sei anni prima della presunta entrata in funzione della nuova centrale) trascurando l'incremento di energia da fonti rinnovabili.

Un incremento esponenziale favorito dagli incentivi sia per nuovi impianti (fotovoltaici, eolici, biomasse, geotermia e non solo), sia al risparmio energetico (che ha significativamente ridotto i consumi). Inoltre, per produrre la stessa energia che garantirebbe la nuova centrale , si potrebbero impiantare impianti rinnovabili: - fotovoltaico, basterebbero 115 ettari di pannelli; - eolico, circa 46 aerogeneratori da 3 MW - biomasse, collocando in maniera diffusa piccoli impianti e sfruttando il concetto di filiera corta.

Vantaggi per abitanti e sistema economico Nello studio si individua come valore aggiunto dell’opera la cessione del calore alle utenze termiche interessate tra cui spiccano i vivaisti, ma da una attenta analisi del tessuto produttivo vivaistico pistoiese emerge che le poche serre presenti sono serre fredde che utilizzano solo in casi di soccorso il riscaldamento. Nessun vantaggio di prezzo dell'energia è previsto per chi abita nei pressi della centrale. Aria Lo Studio di impatto ambientale della Repower ricostruisce le condizioni meteo-climatiche dell’area interessata dal progetto, per simulare gli eventuali scenari di diffusione delle emissioni gassose rilasciate in fase di esercizio.

Ma i dati utilizzati risalgono al 2005 (nove anni prima della presunta entrata in funzione della centrale). Inoltre, i dati sono frutto di rilevazioni effettuate da centraline poste non proprio in prossimità dell'area dove la centrale è ipotizzata. Tra gli inquinanti gassosi non viene preso in esame l’Ozono (O3) troposferico, prodotto secondario degli ossidi di azoto (NOx) e fortemente influenzato da questi e che risulta essere un inquinante (ad effetto serra). Ambiente idrico Lo Studio di impatto ambientale della Repower si basa su dati del torrente Ombrone poco attendibili.

È necessario un approfondimento della situazione dello stato ecologico ed ambientale dell'Ombrone, in particolar modo a monte e a valle della confluenza del torrente Brusigliano. Suolo Lo Studio di impatto ambientale di Repower pone la centrale in una zona a rischio sismico medio (come da classificazione del territorio pistoiese). Ma non risulta molto chiaro se tale classificazione siano estendibili automaticamente anche i terreni interessati dalle opere secondarie (cavidotto, gasdotto, ecc.). Carenze informative si riscontrano anche rispetto al rischio idraulico (alluvioni, ecc.).

Tutto il sito interessato dall'opera ricade in un'area ad elevata pericolosità idraulica, ma non risulta chiaro se tutte le opere connesse alla centrale (vasche di contenimento dei reflui, serbatoi per lo stoccaggio dei chemicals e degli olii, piazzola di stoccaggio dei rifiuti, ecc.) siano state adeguatamente progettate per collocarsi al di sopra del battente idraulico relativo alla quota di imposta della centrale. Vegetazione flora, fauna ed ecosistemi Lo Studio di impatto ambientale della Repower riporta informazioni generali e non specifiche del sito, che accoglie anche specie tutelate.

Nessuno specifico approfondimento sugli effetti che la presenza della centrale provocherebbe alle produzioni vivaistiche: 2500 essenze coltivate nel circondario della centrale. Salute Pubblica Lo Studio di impatto ambientale della Repower ritiene che la centrale non genererà impatti ambientali significativi sulla salute pubblica. Lo studio trascura l'effetto dell'Ozono (vedi Aria) che a causa del suo elevato potere ossidante, attacca direttamente animali, vegetali e materiali non biologici, influendo anche sulla salute dell’uomo.

Inoltre il cavidotto produce un campo magnetico nocivo alla salute umana. Il cavidotto attraversa anche ampie zone a vivaio dove in maniera continuativa svolgono la loro attività operatori. Radiazioni ionizzanti Lo Studio di impatto ambientale della Repower assicura che cavidotto ed altre fonti di radiazioni sono poste a distanza di sicurezza. Tra l'altro, relativamente ai raccordi aerei afferma che nelle distanze ed aree di prima approssimazione non ricadono edifici o luoghi destinati a permanenza per più di 4 ore continuative.

Un'affermazione da verificare, vista la presumibile presenza di operai agricoli che si trovino a lavorare in prossimità (circa 3m) del tracciato del cavidotto. Paesaggio Lo Studio di impatto ambientale di Repower ritiene mitigato l'impatto paesaggistico con una progettazione ad hoc della centrale e degli impianti connessi. L'area non è soggetta a vincolo, ma la presenza di 2 camini per la fuoriuscita delle emissioni non esclude che possano interferire con la vista da due zone a vincolo paesaggistico: zona di Belvedere a sud di Pistoia e l'area di interesse storico e naturalistico per il paesaggio collinare con olivi, castagne, antichi borghi e resti di torri e mura di difesa del comune di Pescia che offrono dei punti di vista accessibili al pubblico.

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