Ecco il co-generatore: per uno sfruttamento sostenibile del patrimonio boschivo

A regime l'impianto immetterà in rete poco meno di un Megawatt di energia elettrica e 3 Megawatt e mezzo di energia termica.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 maggio 2010 19:50
Ecco il co-generatore: per uno sfruttamento sostenibile del patrimonio boschivo

Fra le regioni italiane la Toscana è, in fatto di energie rinnovabili, una di quelle messe meglio, grazie soprattutto alla geotermia ma anche all'idroelettrico delle province di Pistoia e Lucca. In Toscana esiste un'altra fonte di energia non più sfruttata o quasi: il legno. Considerando che il patrimonio boschivo regionale è fra i più ricchi d'Italia ma che attualmente viene lasciato nell'incuria, senza la necessaria manutenzione, da quando, arrivato il petrolio, la legna non è più la prima fonte di energia per il riscaldamento domestico e la cucina. Sono in corso studi per riprendere l'uso del legno nell'edilizia (già adesso nella regione sono in costruzione o in programma interventi di questo tipo) ma una grossa fetta derivata dalla manutenzione corretta del patrimonio boschivo potrebbe essere destinata ad usi energetici.

Le biomasse infatti hanno alcuni vantaggi: il primo che sono reperibili praticamente in loco e non a migliaia di kilometri di distanza, il secondo che non necessitano di impianti particolari per la loro trasformazione in materiali utili o per il loro stoccaggio (pensiamo alle raffinerie di petrolio, ai depositi, ad oleodotti e gasdotti), la terza che l'uso combustibile di biomasse non incide sull'aumento di CO2 atmosferica, in quanto sono le stesse assorbite dalla pianta durante la crescita. Inoltre ricominciare lo sfruttamente (ovviamente ragionato e sostenibile) dei boschi significa farne la manutenzione e creare posti di lavoro, anche perchè così arrivano le risorse per riforestare zone attualmente degradate. Un altra fonte di biomasse deriva dagli scarti delle aziende agricole e della lavorazione del legno vergine (quindi non di pannelli truciolari o altri materiali legnosi che hanno subìto dei trattamenti industriali). Il comune di Calenzano, assieme a Biogenera, società del gruppo Consiag, hanno quindi costruito un impianto di cogenerazione che è stato presentato oggi alle autorità e alla stampa.

Questa struttura sfrutta la legna per la produzione di energia elettrica e di calore. Una parte dell'energia elettrica prodotta serve per far andare avanti l'impianto, e il surplus viene immesso nella rete elettrica nazionale. L'energia termica prodotta dalla combustione delle biomasse non viene sprecata, ma con una rete di tubazioni fornisce teleriscaldamento ad edifici comunali e privati. In questo modo si sostituiscono con un sistema molto più efficiente le piccole caldaie di tipo domestico e si eliminano i rischi che, bene o male, comporta la presenza di tubature del gas. Una particolare attenzione è stata data al dimensionamento dell'impianto, in modo da poter essere alimentato esclusivamente da materiali prodotti nel raggio massimo di 80 kilometri.

A regime l'impianto immetterà in rete poco meno di un Megawatt di energia elettrica e 3 Megawatt e mezzo di energia termica. Certo, il cogeneratore di Calenzano non è che un'isola nel mare della richieste di energia e purtroppo, almeno allo stato attuale, con le rinnovabili molto difficilmente si potrà arrivare all'autosufficenza energetica, ma tra risparmi ottenuti razionalizzandone l'uso, migliorando l'efficienza energetica degli edifici, e l'utilizzo di fonti rinnovabili come questa (che oltretutto hanno positive ricadute sul territorio) si può pensare di ridurre significativamente la “bolletta” che l'Italia deve pagare tutti i mesi in termini di importazioni di energia e di materiali per ottenerla. di Aldo Piombino

Notizie correlate
In evidenza