Irene Grandi: Alle porte del sogno

Per la prima volta al Teatro Verdi di Firenze. Il 15 maggio la prima data del tour che si concluderà a Trieste alla fine dello stesso mese. Spettacolo che sposa il teatro con la tecnologia, passando per la fotografia e gli effetti tridimensionali.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 aprile 2010 15:35
Irene Grandi: Alle porte del sogno

Usare una crisi come momento di rinascita, una folata di vento che diventa una spinta alla vita e rivela una forza interiore inaspettata. Creare armonia tra la natura ed il mondo artificiale, questi i temi di "Alle porte del sogno", il settimo disco di Irene Grandi. Irene arriva in teatro e mostra una grande confidenza con l'ambiente prestandosi sorridente ai fotografi che la ritraggono in platea, ispirata, elegante, accattivante nella sua aria da ragazzina dagli occhi ricchi di esperienza. "Una carica di rinnovamento può arrivare solo dopo aver provato il momento di dolore - esordisce Irene sul palco del Verdi - con la consapevolezza di una ragazza cresciuta e con la mia solita positività e grinta.

Sono orgogliosa di essermi raccontata in questo nuovo lavoro che ho portato avanti insieme a persone che conosco da tempo, con le quali vige un rapporto di grande maturità professionale" "Il disco diventa spettacolo ed arriva in Teatro - prosegue - nel 2007 avevo già provato il palcoscenico teatrale che amplifica certe emozioni, sono più vicina al mio pubblico, si crea una magia, specie in un posto come questo; ci troviamo in quella che è stata per tanto tempo una prigione ed io inconsciamente non sono mai voluta venire a suonare qui, adesso, con questo disco che parla di sogni e di libertà credo sia arrivato il momento di arrivare in questo luogo" "Le canzoni sono rivisitate in chiave più raffinata ed acustica - spiega - ma si sposano con la tecnologia e ci saranno piccoli interventi di attori, con un plot già pensato con riferimenti a letture, anche io mi cimenterò in piccole recitazioni con un maxischermo, saremo io e lui ad interagire, usando anche una sorta di tridimensionalità in cui richiameremo anche dal magico mondo di 'Alice nel paese delle meraviglie' per raccontare una storia, una in cui credo fortemente, quella dei sogni e della loro forza" "Il connubio con la natura è lo sfondo essenziale di questo lavoro - commenta - si esce dall'individualismo, che non è la soluzione dei problemi in questo momento che richiederebbe anzi una maggiore riflessione interiore nella coesistenza" Mentre Irene racconta se stessa sulle assi del teatro Verdi tornano in mente le immagini di un altro teatro, l'Ariston di Sanremo: "La vedo come un'esperienza lontanissima, lanciata come sono verso questo nuovo progetto, oramai è diventata una gara della tv e non della musica, una opportunità per i giovani, ma ha qualcosa di medievale nella sua istituzionalità, dovesse scomparire senza far nascere nulla di contemporaneo sarebbe triste" Pochi sms per le votazioni in diretta, però tante richieste nelle radio per riascoltare le parole di Francesco Bianconi dei Baustelle cantate da Irene Grandi: "Accade spesso così - ci risponde Irene - la gente decreta la bellezza della canzone con l'ascolto successivo al Festival, ed una canzone passata in secondo piano od inosservata ottiene poi il riconoscimento auspicato" ('Bruci la città', sempre di Bianconi e Grandi, fu scartata da Sanremo ed ha poi spopolato, ndr) Nel disco, che ha già ottenuto la preziosa recensione di Franco Battiato che lo ha definito "il miracolo della musica leggera", la collaborazione, tra le altre, di Gaetano Curreri e del poeta Alfredo Vestrini, della cui penna Irene ricorda un passaggio in particolare: "Grazie per avermi spezzato il cuore finalmente la luce riesce ad entrare" Aspettando la prima data del Tour al Verdi, ed in attesa di ritrovarla all'Anfiteatro delle Cascine, al quale Irene guarda con auspicio di poterlo recuperare presto alla ribalta degli eventi cittadini, e che l'artista ricorda con grande affetto come palco di esordio che l'ha vista giovanissima davanti al suo pubblico. di Antonio Lenoci In foto Irene Grandi, vista dall'obbiettivo di Diego Di Guardo

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