I Radicali attaccano la Regione per le intese siglate con la Cei

Intanto Bosi chiede chiarezza sull'assassinio dell'ex sindaco di Firenze Lando Conti con un'interrogazione parlamentare.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 marzo 2010 19:05
I Radicali attaccano la Regione per le intese siglate con la Cei

In una conferenza stampa tenutasi a Firenze oggi, la lista Bonino-Pannella, con la presenza del segretario di Radicali italiani Mario Staderini e dei senatori Donatella Poretti e Marco Perduca, ha reso note le varie intese che dal 1992 la Regione Toscana ha firmato con la Conferenza Episcopale Italiana. "Si tratta di un'ulteriore violazione della libertà religiosa" ha detto Staderini. "Si privilegia la Chiesa Cattolica a scapito delle altre denominazioni, finanziandone attività che vanno dalla tutela del patrimonio artistico alla presenza negli ospedali.

La Toscana, che da 40 anni non cambia amministrazione, è stata un vero e proprio laboratorio di accordi col Vaticano". Staderini nel 2004 aveva pubblicato un libro denuncia sull'8permille e le modalità del meccanismo di assegnazione degli ammontari. Anche la senatrice Poretti si è soffermata sul tema della trasparenza: "Abbiamo ricostruito quanto possibile ma solo dal 1999, mentre i primi accordi sono del '92. Chiederemo quindi un immediato accesso agli atti" ha spiegato la senatrice radicale eletta nel Pd, "per capire quando e perché si è deciso di replicare a livello regionale quanto già contenuto nel concordato.

Occorre che i cittadini sappiano come e dove vengono usati i loro soldi". Perduca ha ricordato come il Governo non abbia mai risposto alle interrogazioni parlamentari dei Radicali e di come l'argomento delle intese sia totalmente assente dalle regionali, chiedendo se e cosa ne pensano i socialisti ex-Rosa nel Pugno oggi nel listino di Rossi. I Radicali hanno ricordato come tra gli ulteriori accordi, si legge in una nota stampa, "ci siano anche contratti per una cifra intorno ai 100 milioni di euro per la costruzione di nuove chiese in un contesto in cui non esiste domanda di luoghi di culto cristiani, mentre invece aumentano i musulmani in Italia".

Un dossier in merito alle intese tra la Regione e la Cei, curato da Antonio Bacchi, verrà presto pubblicato su www.radicali.it. Infine, alla conferenza stampa è stato annunciato l’appuntamento per sabato 20 marzo prossimo alle 17:30 in piazza della Repubblica a Firenze, dove si svolgerà il comizio di Emma Bonino e Marco Pannella e del candidato Governatore alla Regione Toscana della lista Bonino-Pannella Alfonso De Virgiliis. E Bosi chiede chiarezza sull'assassinio dell'ex sindaco di Firenze Lando Conti Avviare una commissione d'inchiesta sull'omicidio di Lando Conti.

A chiederlo è l'onorevole Francesco Bosi (Udc), deputato e candidato presidente della Regione Toscana in un'interrogazione parlamentare. “Nonostante anni di indagini e svariati proclami annuncianti l’ormai prossima soluzione del caso – ricorda Bosi – si è improvvisamente scelta la via dell'archiviazione. Eppure il Procuratore Aggiunto della Repubblica Francesco Fleury nell’anno 2006 dichiarò che 'per l’assassinio di Lando Conti mancano all’appello 5-6 forse 7 terroristi due dei quali sono gli esecutori materiali dell’assassinio'.

Il procuratore aggiunto Francesco Fleury nel 2009, dichiarò che 'la Procura di Firenze ha deciso di archiviare il caso di Lando Conti'. Proprio in questi mesi sono stati riaperti a decenni di distanza gialli insoluti come quello di Simonetta Cesaroni o di Emanuela Orlandi. Perché non riaprire il caso di Lando Conti e individuare finalmente i colpevoli del suo omicidio?”. L'ex sindaco di Firenze fu ucciso il 10 febbraio 1986. Dopo circa due giorni l’assassinio venne rivendicato pubblicamente dalla BR Barbara Balzerani durante un processo in corso a Napoli, ove risultava come imputata.

Sulla lapide che ricorda il suo assassinio è scritto: “La sera del 10 febbraio 1986 mano terrorista qui barbaramente ha spento la vita di Lando Conti” omettendo qualsiasi riferimento alla matrice politica dell’assassinio. Per questo Bosi chiede al Governo una riapertura del caso “al fine di consentire agli Italiani di sapere finalmente come andarono i fatti e per ristabilire la credibilità dello Stato” e propone la “la creazione di una apposita Commissione Parlamentare di inchiesta per appurare la verità sui troppi lati oscuri che connotano l’assassinio”, oltre all'intervento presso le competenti Autorità per far rettificare la lapide “esplicitando come le “Brigate Rosse” siano state l’esecutore materiale dell’omicidio”.

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