Gerhard Richter e la dissolvenza dell’immagine nell’arte contemporanea

Il maggiore artista tedesco contemporaneo presenta una scelta di opere figurative e astratte che nelle sfocature ed opacità rimandano ai temi della memoria e dell’oblio.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 febbraio 2010 14:18
Gerhard Richter e la dissolvenza dell’immagine nell’arte contemporanea

Il Novecento come d’altronde il primo decennio di questo secolo è caratterizzato dalle immagini che hanno trasformato il modo di guardare la realtà. Pubblicità, nuovi media, design, forse più di quanto abbia fatto l’arte, hanno trasformato la nostra visione della realtà. L’immagine non è, però, veicolo di verità, come suggerisce il pittore tedesco Gerhard Richter, uno dei più importanti artisti della seconda metà del Novecento, che presenta nella mostra a Firenze dal titolo “Gerhard Richter e la dissolvenza dell’immagine nell’arte contemporanea”, al Centro di Cultura Contemporanea Strozzina sino al 25 aprile, una scelta di opere in dialogo con quelle di sette artisti contemporanei, legati da una profonda sfiducia nei confronti dell’immagine.

Gerhard Richter è stato uno dei pionieri nel portare all’estremo la dissoluzione sia della figura che della tecnica pittorica stessa. Talvolta dipinge sopra fotografie originali o usa una particolare tecnica di pittura, per così dire, sfuocata. Fenomenologo consapevole del potere delle immagini, Richter intende mettere in dubbio la loro chiarezza, facendo emergere o scomparire le immagini stesse. Gioca con la realtà e la sua apparenza e trasforma il figurativo in astratto, ponendo la sua attenzione su dettagli minori o su soggetti comuni e casuali. La sua particolare tecnica della pittura sfuocata è un modo per mettere in guardia dall’affidabilità della fotografia, un tempo considerata garante della tracciabilità del reale. “Sfoco i miei quadri - si legge nel catalogo edito da Alias - per fare in modo che tutte le parti dell'immagine si uniscano in qualche modo.

La sfocatura mi serve anche, forse, per cancellare le informazioni superflue”. Il lavoro dell’artista è segnato dallo sforzo costante di sottrarre una leggibilità univoca alle immagini, che vengono non solo estrapolate ma anche isolate dal loro contesto originari. L’uso di banali modelli fotografici offre a Richter quella libertà d’azione di cui ha bisogno per potersi svincolare da ordini formali o da precisi connotati simbolici. Nasce così una sorta di immagine dell’immagine, che esiste secondo leggi proprie, con caratteristiche, condizioni e significati diversi da quelli di partenza.

La mostra evidenzia l’estrema libertà stilistica dell’artista, che esprime attraverso una pratica, per così dire, decostruttiva della pittura, un itinerario, animato da uno scetticismo di base, attraverso il significato delle immagini della società contemporanea. L’iniziativa fiorentina, di grande qualità e interesse propone anche, per la prima volta in Italia, “Volker Bradke” (1966) unico video mai realizzato da Richter. La mostra alla Strozzina è anche un dialogo tra il pensiero di Richter e sette artisti contemporanei che nel loro percorso si sono concentrati sul tema della dissolvenza attraverso l’utilizzo di diversi media: gli inglesi Antony Gormley e Roger Hiorns, gli statunitensi Marc Breslin e Scott Short, il cinese Xie Nanxing, l’italiano Lorenzo Banci e il tedesco Wolfgang Tillmans. Alessandro Lazzeri

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