Euro debole: opportunità per l'export italiano

Il sostegno alle merci nazionali giungerà anche dall’atteso recupero del commercio mondiale. Meccanica, metallurgia, petrolifero ed alimentare i settori avvantaggiati dalla valuta in affanno.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 febbraio 2010 18:20
Euro debole: opportunità per l'export italiano

Le prospettive di ripresa dell’Italia nel biennio 2010-2011 dipendono in maniera decisiva dall’andamento delle esportazioni. Dopo la recessione del 2009, infatti, la ripresa sarà trainata dalle esportazioni, sostenute da un recupero del commercio mondiale. Quest’ultimo, dopo essere crollato del 12,3% in termini reali nel 2009, dovrebbe tornare a crescere nel 2010 e nel 2011 (+ 5,8% a/a e + 6,3% a/a rispettivamente, secondo il FMI, e +6% e 7,7% secondo l’OCSE). Ipotizzando una crescita della domanda di importazioni dei paesi avanzati nel 2010 e nel 2011 ed un ulteriore indebolimento dell’euro sul dollaro a causa di continue tensioni sui paesi periferici e di un allargamento del differenziale di crescita Area Euro-USA, le esportazioni italiane ne trarrebbero vantaggio.

In particolare sotto l’ipotesi di un aumento delle importazioni dei paesi OCSE rispettivamente del 3,5% e del 4,5% e qualora l’euro sul dollaro scenda fino a 1,25 a fine 2010 e a 1,15 a fine 2011 l’effetto totale sulle esportazioni italiane sarebbe di una crescita intorno al 7% cumulata nel biennio. Secondo i risultati di un’analisi quantitativa svolta dall’Area Research di BMPS le esportazioni italiane, infatti, oltre a dipendere dalla domanda estera, hanno un’elasticità al tasso di cambio di breve periodo non trascurabile e pari allo 0,4.

Ipotizzando una prosecuzione del trend di indebolimento dell’euro sul dollaro con il cambio a 1,30 a fine 2010 e a 1,25 a fine 2011, l’effetto sulle export italiane dovrebbe essere di una crescita cumulata dell’1%. Sotto l’ipotesi di un calo dell’euro più marcato (1,25 l’euro sul dollaro a fine 2010 e 1,15 a fine 2011) la crescita cumulata delle export sarebbe di poco superiore al 2%. Relativamente alla domanda estera, l’elasticità di breve periodo è stimata pari a circa lo 0,6.

Ipotizzando che la crescita del Pil dei paesi OCSE (che insieme assorbono oltre 80% delle esportazioni italiane) sia dell’1,8% e del 2,3% rispettivamente, le esportazioni italiane subirebbero un’accelerazione cumulata di quasi il 5% nel biennio in corso rispetto al -18% del 2009. L’atteso recupero delle esportazioni conferma l’ipotesi di una crescita del Pil italiano per l’anno in corso dello 0,7% e dell’1% nel 2011. Tra i settori industriali, quelli che dovrebbero maggiormente beneficiare della ripresa sono la meccanica, la metallurgia, il petrolifero e gli alimentari, ovvero i settori che tra il 2000 ed il 2007 hanno aumentato la loro propensione all’export rendendosi così pronti per la ripartenza.

Tra i settori con bassa propensione all’export, il settore del legno è l’unico che già nel 2008 registra un forte calo del VA. Viceversa tra i settori con elevata propensione alle esportazioni, l’abbigliamento ha resistito meglio alla crisi con un VA nel 2008 risultato addirittura positivo. Tra i settori con propensione intermedia spicca il farmaceutico, le cui esportazioni in valore registrano addirittura una crescita cumulata nel biennio di crisi 2008-2009 ed il cui VA contiene molto le perdite.

Notizie correlate
Collegamenti
In evidenza