Punti nascita in Toscana: un panorama fatto di luci e ombre

Presentata in commissione regionale la relazione conclusiva dell’indagine conoscitiva su “L’assistenza materno infantile in Toscana”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 gennaio 2010 19:51
Punti nascita in Toscana: un panorama fatto di luci e ombre

Firenze– Un sistema per molti versi all’avanguardia, ma in cui, assieme alle luci, non mancano le ombre. E’ questo in sintesi il giudizio che si evince dalla relazione conclusiva sui punti nascita in Toscana, che è stata svolta questa mattina in commissione Sanità. La relazione chiude oltre un anno di lavoro della Commissione, che dal novembre 2008 si è fatta carico di un’indagine conoscitiva su “L’assistenza materno infantile in Toscana”, effettuando una serie di audizioni con gli addetti ai lavori e sopralluoghi nei principali punti nascita della Toscana: Pescia, Pistoia, Careggi (Firenze), Arezzo, Grosseto e Versilia.

Come hanno spiegato la vicepresidente Anna Maria Celesti (Fi-Pdl) e Alessia Petraglia (Sd per Sel), curatrici dell’indagine, sono stati presi in esame i 28 attuali punti nascita della Toscana per verificare se la rete dei servizi fosse in grado di assicurare assistenza alla donna per tutto il percorso nascita e massima tutela per la salute del bambino. Alcuni dati sono significativi: il 62% delle donne toscane si rivolge a un ginecologo privato per l’assistenza in gravidanza, anche se il 99% partorisce poi in una struttura pubblica o convenzionata.

Il 23% ricorre al consultorio, ma l’utilizzo è inversamente proporzionale all’età della gestante (tanto più questa è giovane tanto più utilizza il servizio pubblico); molte sono poi, in consultorio, le donne straniere. “Abbiamo rilevato una situazione ottimale in Toscana per quanto riguarda il percorso della gravidanza – ha spiegato Anna Maria Celesti −. La Toscana è l’unica regione in Italia che attraverso un protocollo ha stabilito uno standard di esami e di ecografie che vengono effettuati a tutte le donne incinte in modo gratuito.

Quindi tutte le gestanti sono seguite nello stesso modo e senza pagare ticket”. Ma, ha proseguito la vicepresidente, non mancano i dati negativi. In primo luogo l’eccessiva medicalizzazione che ancora si fa dell’evento nascita, ricorrendo a un numero eccessivo di esami. Nella fase del parto, poi, secondo Celesti, “non tutti i punti nascita sono attrezzati in modo che la sala parto sia sufficientemente vicina alla sala operatoria, in modo da garantire la sicurezza della madre e del bambino in caso che sopraggiunga un’emergenza”.

Alessia Petraglia e Anna Maria Celesti hanno inoltre sottolineato all’unisono come una fase su cui è necessario ancora lavorare sia quella del post-partum. “La donna al ritorno a casa dopo il parto si trova in un momento di fragilità – ha spiegato Celesti – e se l’ostetrica la segue a domicilio con attenzione si potrebbero evitare molti problemi”. “E’ necessario lavorare sulla genitorialità – le ha fatto eco Alessia Petraglia – perché non è che partorendo si diventa automaticamente genitori e, dato che negli ultimi anni è venuta meno quella rete di aiuto familiare che prima stava dietro ai neo-genitori, il bisogno di un sostegno si fa sentire”.

Petraglia si è poi soffermata sulla questione dei consultori pubblici. Pur leggendo in chiave positiva il fatto che a rivolgersi ad essi siano soprattutto i giovani, che considerano queste strutture affidabili, secondo la consigliera il sistema sanitario del futuro dovrà puntare di più sui servizi territoriali, potenziandoli e offrendo la possibilità di una continuità di rapporto medico-paziente che ad oggi non sempre è possibile. Sempre per quanto riguarda il parto, in Toscana emerge una situazione a macchia di leopardo per il ricorso al parto indolore: gli anestesisti in genere scarseggiano, e solo in alcuni punti nascita viene offerto il servizio di analgesia 24 ore su 24.

Così come non è sempre presente nelle 24 ore un ginecologo esclusivamente per la sala parto; in alcuni casi lo specialista deve occuparsi anche dei reparti. Buoni, invece la promozione dell’allattamento al seno, che in Toscana viene fatta capillarmente e il modo in cui mamma e neonato vengono seguiti nei punti nascita. Dei 21 ospedali dichiarati dall’Unicef “amici dei bambini”, 6 sono in Toscana. Lucia Franchini (Pd) ha sottolineato che l’indagine rappresenta un buon punto di partenza per il lavoro della prossima legislatura, soprattutto per intervenire su alcuni fenomeni, come l’eccessiva medicalizzazione, che riguarda tutti gli aspetti della salute.

“Il nostro obiettivo, su cui abbiamo lavorato negli ultimi anni e che deve proseguire anche facendo riferimento a questa indagine – ha commentato alla fine della seduta il presidente della commissione Sanità Fabio Roggiolani (Verdi per Sel)- è quello di garantire un livello sempre più alto e soprattutto migliore di assistenza, con particolare riguardo ad alcuni fattori: la possibilità di usufruire della parto-analgesia, la diminuzione dei parti cesarei a favore di quelli fisiologici, la diffusione in ogni struttura del rooming-in, cioè la possibilità per madre e bambino di rimanere sempre vicini”.

(cem)

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