Il distretto apuo-versiliese combatte la crisi con il marmo bianco

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 marzo 2009 19:29
Il distretto apuo-versiliese combatte la crisi con il marmo bianco

Carrara, 31 marzo- I dati di chiusura 2008 per il settore italiano della pietra naturale hanno fatto registrare un export di 4 milioni 228 mila tonnellate di marmi, graniti, travertini e altre pietre, grezzi e lavorati, per un valore complessivo di 1 miliardo e 792 mila euro, mentre le importazioni hanno toccato un totale di 2 milioni e 767 mila tonnellate, per 547 milioni di euro con una contrazione del -5,4% nelle quantità e -6,5% in valore rispetto al 2007, anno che si era concluso in calo perché si erano manifestati segnali di crisi già nel corso dell’ultimo semestre con frenata del mercato immobiliare americano.

Data l’importanza del settore per l’economia locale l’Internazionale Marmi e Macchine ha elaborato le statistiche Istat anche per il Comprensorio apuo versiliese rilevando che, per le sue caratteristiche, presenta un andamento diversificato per la presenza del comparto estrattivo del bianco e per la grande struttura di trasformazione diffusa su tutto il territorio.
Nel complesso emerge, anche localmente, un quadro di difficoltà nonostante alcuni elementi mostrino una migliore capacità di resistenza all’impatto della crisi.

Secondo le elaborazioni curate da IMM nel 2008 il comprensorio tosco-ligure ha esportato lapidei per un totale di 1 milione e 57 mila tonnellate, per un valore di quasi 497 milioni di euro, senza includere nel calcolo anche i granulati e le polveri (vedi tavola allegata). Dal raffronto con il 2007, il saldo è di +2% in volumi e di -5% in valore, sempre sulle prime quattro voci maggiori, con un calo del valore medio unitario in controtendenza rispetto al dato nazionale. Le voci più importanti per il distretto di Carrara sono i lavorati, sia di marmo che di granito, seguite dai marmi in blocchi e lastre: questi ultimi hanno entrambi i saldi positivi sul 2007 sia per le quantità che per i valori.

I lavorati, in marmo e travertino e in granito, hanno avuto un miglioramento solo rispetto al valore medio dell’anno precedente evidenziando una situazione che, a chiusura 2008, si mostrava migliore che nel resto d’Italia. Tutto questo non significa molto perché ciascuna area interagisce con gli altri distretti, nazionali e internazionali tanto che le problematiche di ciascuna area diventano velocemente comuni anche alle altre. Un breve raffronto con il distretto veneto, per esempio, evidenzia che l’export di quella area ha subito un calo molto più pesante, su base annua e sulle stesse voci, pari a oltre il -15% in volumi e oltre il -14% in valori.

Nel mix di prodotti che compone l’export locale la voce dei graniti, grezzi e lavorati pesano su Verona e Vicenza molto più dei marmi e questo si determina il differenziale che sottolinea il carattere distintivo di Carrara che può contare sulle proprie risorse naturali e sulle capacità di trasformazione costruite nel tempo e mantenute vive e operanti.
Vediamo i dettagli sulle singole aree che compongono il quadro dell’export toscano.
L’area dell’Unione Europea non è mai stata fondamentale per la zona produttiva del bianco: perciò la forte contrazione di alcuni mercati nazionali, anche se ha avuto effetto su alcune realtà aziendali, non ha coinvolto l’intero territorio locale.

Il calo è stato forte per le quantità esportate ma sono cresciuti i valori e il valore medio per tutta l’area è salito del +24%: è la dimostrazione, se ce ne fosse necessità, che è sulla fascia alta della gamma che il comparto toscano si mantiene competitivo. Anche in questo caso i marmi lavorati hanno avuto il rendimento migliore, con oltre 45 milioni di euro e un +24% sul 2007, anche se l’area dell’UE “vale” complessivamente per il settore toscano circa 75 milioni di euro, cifra molto inferiore ai 261 dell’export veneto.

Il Paese di maggiore importanza per l’industria toscana, è il Regno Unito, che ha mantenuto i volumi, aumentando i valori sulle voci maggiori, dando un risultante +16,7% sui valori medi. Per il comprensorio veneto, invece, ha pesato fortemente l’andamento del mercato tedesco, di cui sono i principali partner, e dove ha fatto segnare 114 milioni di export, con un calo del -18,6% rispetto al 2007, sempre sulle voci più significative.
L’Europa non comunitaria ha avuto un andamento sostanzialmente analogo ma il trend di alcuni mercati dell’Europa orientale non è però bastato a compensare la contrazione generale che viene confermata da un inizio 2009 che non registra segnali di ripresa.

Rimane interessante l’andamento dell’export toscano verso la Russia, cresciuta del +20%, mentre la Svizzera è sensibilmente scesa. L’Africa del nord, soprattutto Algeria, Tunisia e Marocco mantengono un trend positivo per le esportazioni toscane, ma si tratta di Paesi che acquistano tipologie a modesto valore aggiunto, anche se “vale” quasi 46 milioni di euro (marmi e travertini), con un +7,6% rispetto allo scorso anno.
Le maggiori negatività sono arrivate dall’America del Nord, dagli Stati Uniti dove, nel 2008 sono stati esportati lapidei per 169 milioni di euro, con un calo, sul 2007, del -17,9%: non può consolare il fatto che il valore medio sia cresciuto del +11,7% a confermare la qualità delle esportazioni toscane che riguardano comunque un numero ridotto, ma molto qualificato, di aziende.

Anche se in alcuni ambienti si scorgono timidi segnali di ripresa, ci vorrà ancora moltissimo prima di poter tornare ai livelli di pre-crisi, sempre che la ripresa non diventi poi appannaggio di altri competitori che hanno saputo sfruttare la crisi per riposizionarsi. Il distretto toscano, su quest’area strategica, fa leva sulle sue tipicità ma la competizione è fortissima.
Il Medio Oriente, dove il distretto toscano è il maggior partner e copre circa il 45% del totale di export nazionale verso l’area con una forte quota di marmo lavorato, è ancora sostanzialmente stabile con andamenti positivi per l’export verso l’Arabia Saudita (21 milioni di euro) e verso il Kuwait (17 milioni) mentre è negativa la situazione degli Emirati Arabi che, con 30 milioni di euro presentano un calo del -27%.

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