Etica, impresa, finanza: tavola rotonda sulla centralità dell’economia reale e di quella locale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 novembre 2008 19:02
Etica, impresa, finanza: tavola rotonda sulla centralità dell’economia reale e di quella locale

Firenze– I capisaldi che stanno alla base della vera etica d’impresa al centro della tavola rotonda “Etica, lavoro, finanza. Per una nuova moralità del lavoro: intraprendere nell'impresa, non nei mercati speculativi”, svoltosi giovedì 27 novembre nella Sala Gonfalone di Palazzo Panciatichi. Ad introdurre i lavori, il consigliere regionale Marco Carraresi: “Da tempo si è concepito uno sviluppo a prescindere dall’equilibrio tra tutte le dimensioni della vita umana, familiare, sociale, ambientale, religiosa, e questo ha provocato il grande crack”.

Secondo Carraresi, per “risollevarsi, e ancor prima per non crollare del tutto è dunque indispensabile riconsiderare la centralità dell’economia reale e dell’economia locale, recuperare il valore del lavoro e dell’impresa così come viene dalla nostra tradizione, incentrata sulla piccola e media imprenditoria”. “Su questo – ha concluso - tutti, politici e imprenditori, devono interrogarsi, per far sì che le difficoltà di oggi siano occasione di crescita e, perché no, di ‘purificazione’ in un sistema che si è rivelato malato”.
Per il presidente Ucid di Firenze (Unione cristiana imprenditori dirigenti) Guido Guidi, il tema della tavola rotonda “si muove in sintonia con la nostra cultura che incentra sulla persona la responsabilità del comportamento”.

Secondo Guidi, la “turbolenza che ha colpito i mercati finanziari e le conseguenze negative che si sono riversate sull’economia reale hanno scosso duramente il mondo e hanno reso quanto mai più attuale il problema della responsabilità sociale nella gestione delle imprese”.
“Come cristiani – ha continuato - siamo chiamati ad essere solidali all’etica della verità della carità, intendendo per carità un rapporto di dedizione che si esprime in atteggiamenti virtuosi che hanno come scopo il bene comune, per verità un insieme di preposizioni dottrinali che si esprime in codici di credenze”.

“Se vogliamo vivere nella testimonianza dei nostri valori – ha concluso - dobbiamo operare concretamente per far si che il sistema delle regole che presidiano lo svolgimento dell’attività economica portino all’affermazione di veri principi”.
Lo scenario di difficoltà economica che investe uomini d’impresa e cittadini, è stato ripreso anche da Niccolò Manetti amministratore Giusto Manetti Battiloro: “Occasioni come l’incontro di oggi, sono utili per alzare lo sguardo oltre la congiuntura e cogliere l’invito del Papa al Sinodo dei Vescovi di alcuni giorni fa: ricercare nella solidità della Parola le certezze che il denaro non può dare”.

Un invito che per Manetti significa “guardare ‘oltre’, ripartendo dai ‘fondamentali’ che non sono solo la fabbrica, il saper fare, la tradizione manifatturiera, ma riguardano le radici più profonde, le stesse ‘basi etiche’ del fare impresa”. Un’impresa che “declina al meglio concetti come responsabilità e lavoro” e “abbandona le rendite di posizione per investire nel nuovo e nelle persone”. “C’è – ha concluso Manetti – un senso di responsabilità forte in questo modo di fare impresa.

C’è l’idea di costruire qualcosa di duraturo che è forse la principale differenza col mondo della finanza. Non di tutta la finanza. Certamente non con quella che serve per crescere e che è positiva per le aziende”. “Lo scenario attuale – ha evidenziato il presidente del Gruppo Falck Federico Falck – è caratterizzato da nuove emergenze sociali (tossicodipendenti, anziani, disagio giovanile, disabili fisici e psichici) legate a nuove categorie e al declino della famiglia come ammortizzatore sociale”.

Le “tradizionali risposte” delle aziende, rivolte “al puro soddisfacimento dei bisogni dei propri dipendenti”, in un mondo sempre più caotico, globalizzato e dispersivo, secondo Falck “non sono più sufficienti”. “Occorrono – ha detto - strumenti altri, interaziendali, per promuovere la cultura della responsabilità sociale. Come imprenditori e come uomini saremo vincenti se non avremo paura della modernità, ma senza dimenticare tutte le tradizioni e i valori delle nostre aziende”.
Sui temi sviluppati, è intervenuto anche l’arcivescovo di Firenze Mons.

Giuseppe Betori che ha inviato un messaggio di apprezzamento per quei valori da non dimenticare così ampiamente discussi nel corso della tavola rotonda. (f.cio)

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