Granit is safe: le aziende toscane preoccupate dalla campagna USA

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 agosto 2008 23:33
Granit is safe: le aziende toscane preoccupate dalla campagna USA

Duro l'attacco contro il granito che alcune testate americane hanno definito radioattivo. Preoccupazione degli imprenditori per le conseguenze sul settore. Tutti i produttori del mondo contribuiranno concretamente per sostenere l’impegno del Marble Insitute of America. Necessario almeno un milione di dollari per una campagna di comunicazione efficace.
Il granito, oltre che bello, è sicuro. Lo ribadiscono i produttori italiani, riuniti nella sede dell’Internazionale Marmi e Macchine a Carrara, e preoccupati per un pesante attacco mediatico in atto negli Stati Uniti contro un materiale per il quale le aziende italiane detengono un’importante quota di mercato nella fascia dei prodotti lavorati di altissimo livello.

La compagna contro il granito è iniziata con la pubblicazione su un grande quotidiano statunitense di un articolo nel quale si sosteneva una presunta radioattività causata dal rilascio di modeste quantità di radon. Anche se non è la prima volta che si scatena una “guerra” commerciale contro il granito, gli operatori italiani sono particolarmente preoccupati perché il fatto si colloca in un momento difficile per le esportazioni italiane negli “States”.
Il presidente dell’Internazionale Marmi e Macchine, Giorgio Bianchini, su sollecitazione delle aziende e delle associazioni di categoria, ha convocato un incontro nel corso del quale, alla presenza dei principali esponenti del settore,Giovanni D’Angiolo, Direttore per l’Europa del Marble Institute of America (MIA), ha illustrato la situazione.

Il settore è duramente attaccato da una campagna mediatica realizzata con metodi moderni ed aggressivi, peraltro non suffragati da prove scientifiche, per diffondere timore circa una presunta pericolosità del granito che libererebbe radon tanto da diventare pericoloso anche negli usi domestici. Un’aggressione respinta e combattuta dal MIA negli Stati Uniti, mettendo in campo uno staff di avvocati esperti in questo tipo di azione legale, ma anche con un’apposita campagna di comunicazione che avrà come claim “Granit is safe”, per affermare che il granito è sicuro e che può essere impiegato senza particolari timori negli spazi pubblici e privati, residenziali e collettivi.

“Anche se strumentale e priva di prove serie e scientificamente attendibili – ha sottolineato il Presidente di IMM – questa campagna ci preoccupa e siamo ben lieti di mettere a disposizione delle aziende italiane tutto il know how di cui disponiamo per supportarle nel miglior modo possibile in un momento doppiamente difficile: le difficoltà di mercato sono amplificate da questo attacco preoccupante anche se privo di un serio fondamento scientifico. Per quanto ci riguarda siamo pronti a dare tutto il sostegno necessario alle aziende perché è la nostra principale mission aziendale”.

Il problema ha assunto una dimensione mondiale, perché aziende di tutto il mondo esportano graniti negli Stati Uniti e la mobilitazione investe produttori di tutti i continenti: dai brasiliani ai sudafricani, dagli indiani agli europei fino ai cinesi. Molti hanno già annunciato di voler contribuire finanziariamente, con somme rilevanti perché un’azione su un mercato così importante può essere realizzata solo disponendo di fondi adeguati. Obiettivo delle aziende italiane, anche se non sancito ufficialmente, è quello di contribuire almeno con un milione di dollari alla campagna di comunicazione che dovrà avvalersi degli strumenti più moderni ed efficaci.
Incontro affollato, toni pacati ma molto fermi, da parte degli imprenditori presenti perché “siamo di fronte ad un’azione grave e seria, che può colpire pesantemente le esportazioni italiane su un mercato fondamentale.

Anche se il problema riguarda più direttamente il granito mentre il marmo è esente, questa può essere l’occasione buona – ha commentato Erich Lucchetti – per realizzare un’azione di marketing a favore di tutto il “Made in Italy” e della pietra naturale e pubblicizzare in maniera importante , utilizzando le significative risorse messe a disposizione del MIA , l’utilizzo dei graniti e più in generale dei materiali lapidei nell’intero territorio statunitense, creando una ricaduta positiva per l’intero settore e per i nostri prodotti”.

Annuncia “massimo impegno a supportare le azioni del MIA negli Stati Uniti – Fabrizio Ponzanelli General Manager della RED Graniti - per contrastare un attacco che preoccupa i produttori di tutto il mondo. È però necessario disporre di fondi adeguati perché queste sono sfide che si combattono, oltre che con le buone ragioni di cui disponiamo, anche con mezzi economici che permettano di comunicare correttamente ed efficacemente. Anche noi, come tutti gli altri, dimostreremo concretamente il nostro impegno”.
È una situazione che danneggia le aziende e può avere ripercussioni molto pesanti su tutto il distretto locale e “in una situazione di crisi commerciale evidente come quella che attraversiamo – ha sottolineato Giuliano D’Angiolo, patron della STEN e Presidente del Cosmave – è molto importante che si trovino fondi e contributi, pubblici e privati, per disporre di una massa critica che consenta di realizzare una comunicazione incisiva necessaria a lasciare un segno forte ed indelebile nella memoria collettiva del consumatore americano che deve essere informato correttamente e rassicurato in merito all’impiego del granito”.

Un coro unanime, quello degli imprenditori, che hanno invitato l’IMM a tenere i contatti necessari con il Marble Insitute of America per fornire tutte le informazioni tecniche disponibili sui materiali italiani ed a fare da raccordo con le istituzioni e con tutti i soggetti, a partire dal Distretto (presente all’incontro naturalmente anche il Presidente Prof. Nicola Lattanzi), che possono essere coinvolti per partecipare concretamente ad un progetto di comunicazione di alto profilo a difesa del granito e dell’intero sistema lapideo locale.

Notizie correlate
Collegamenti
In evidenza