Chi sono i partecipanti delle esperienze di politiche pubbliche partecipative?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 settembre 2007 21:54
Chi sono i partecipanti delle esperienze di politiche pubbliche partecipative?

Al town meeting di Carrara, nei mesi scorsi c'erano anche Erika Cellini, Anna Carola Freschi, Vittorio Mete, dell'Università di Bergamo e Firenze, per studiare i partecipanti all'evento. Alcune ipotesi di lavoro sono state presentate al convegno annuale della SISP - Società italiana di scienza della politica - la scorsa settimana a Catania.
I partecipanti al Town Meeting si caratterizzano per essere, oltre che cittadini politicamente attivi attraverso forme e canali noti della partecipazione, anche come cittadini pionieri delle nuove forme di governance locale allargata.

Il 40% circa dei rispondenti ha avuto precedenti esperienze di partecipazione a processi decisionali di tipo partecipativo o concertativi. Questo dato connota in senso davvero speciale il gruppo rispetto alla popolazione toscana. Se poi si va ad osservare il profilo di chi ha preso parte a forme innovative di governance locale, si nota che una quota consistente è coinvolta in forme di partecipazione istituzionale in senso tecnico: del 40% dei partecipanti all’ETM che dichiarano di aver partecipato a percorsi partecipativi ben il 68% per cento ha ricoperto o ricopre almeno un incarico istituzionale.

Di che tipo di partecipazione a percorsi precedenti si tratta dunque? Di “partecipanti-cittadini” o di “partecipanti-classe politica” in senso esteso, magari nei suoi ranghi meno centrali o influenti come i consiglieri circoscrizionali (10,8% del campione) e comunali (14,8%)? Si noti anche che chi partecipa alla vita di un partito ha avuto quasi il doppio delle opportunità di prender parte a forme di governance innovativa rispetto a chi non vi partecipa (49% attivi nei partiti vs. 28% che non partecipano alla vita di un partito).

Questo dato di nuovo non può sorprendere, in quanto si lega alla centralità politica di chi è inserito nella vita istituzionale. Tuttavia, si tratta di un elemento non secondario di riflessione: il fatto che le arene partecipative siano così frequentate da chi è attivo nei partiti potrebbe indicare una risposta all’indebolimento della qualità o delle opportunità di partecipazione all’interno dei partiti. A sostegno di questa lettura di “sostituzione” degli spazi di partecipazione politica sembrano parlare anche i dati sulla forte tendenza (in un contesto di subcultura politica rossa) a mescolare forme e ambiti di partecipazione convenzionale e non convenzionale.
Restando aperto questo interrogativo su una parte consistente della platea attratta dal Town Meeting, che richiederebbe approfondimenti qualitativi più accurati, rimane il fatto che l’expertise politica e partecipativa dei partecipanti all’ETM, istituzionale o meno, appare sicuramente molto concentrata.
Anche rispetto allo specifico percorso regionale, la rilevanza della partecipazione partitica rispetto all’attivazione in processi concertativi e partecipativi sembra confermata.

Tra i partecipanti all’ETM che hanno preso parte a precedenti iniziative ed incontri del percorso preparatorio all’evento (il 41,1% dei rispondenti – un dato ambiguo rispetto alla capacità di attrazione dell’evento e alla continuità della partecipazione al percorso regionale23), la quota di coloro che partecipa in un partito è più consistente (45% dei partecipanti attivi nei partiti, vs. il 34% dei partecipanti non attivi nei partiti).
In sostanza la rete istituzionale e partitica è ancora un elemento preponderante, anche se non esclusivo, nell’attivazione di canali di attenzione e partecipazione all’interno di nuove esperienze istituzionalizzate di tipo partecipativo.
Cosa si può concludere da queste ultime riflessioni sul rapporto fra partecipazione diretta, partecipazione a nuove forme di governance partecipativa e forme più note come la partecipazione nei partiti e nelle istituzioni?
Il problema del “chi partecipa” è un aspetto centrale dal punto di vista dei caratteri assunti dalle diverse esperienze di partecipazione.

Nel caso del percorso regionale e dello stesso ETM l’estensione e la diversificazione dei partecipanti sono stati fortemente presenti nella retorica degli organizzatori, giustificati dalla preoccupazione per l'allargamento della partecipazione oltre al pubblico delle minoranze attive24. Il TM è stato proposto proprio come un mezzo per estendere una discussione che si era svolta soprattutto attraverso convegni e incontri territoriali. In questo senso a più riprese viene sottolineato il metodo di iscrizione aperto.
Nonostante l’investimento politico-istituzionale, la qualità del partenariato del progetto, la partecipazione di importanti settori della società civile mobilitata - tutte premesse estremamente favorevoli nel quadro nazionale - dall’analisi delle caratteristiche dei partecipanti qui svolta sono apparsi consistenti i limiti dell’esperienza dal punto di vista dell’estensione e della differenziazione della partecipazione.
L’ETM toscano ha intercettato una popolazione politicamente attiva, molto al di sopra della media regionale, che già si distingue da quella nazionale per livelli di partecipazione e per attenzione ai problemi del suo potenziamento.

Le forme di partecipazione e mobilitazione dei partecipanti poi non sono affatto distanti dal coinvolgimento nelle forme convenzionali istituzionali e di partito, politicamente piuttosto uniforme e socialmente centrale. La procedura del sorteggio, con cui è stata reclutata una piccola quota dei partecipanti, non ha modificato questo panorama. In sostanza le componenti più popolari o refrattarie alla partecipazione politica non sono state avvicinate. È invece emersa una sorta di specializzazione della platea dei partecipanti, che dimostrano in buona parte di avere, nel confronto con i cittadini comuni, una certa centralità “politica”, uno stile di partecipazione che mescola forme istituzionali con forme non convenzionali, seppure senza ricoprire incarichi istituzionali di forte rilievo, e una notevole attenzione specifica alle pratiche di governance allargata emergenti.

La scelta del tema sembra in questo senso aver avuto un peso molto importante. E in effetti, anche in questo caso, il potere di agenda delle istituzioni resta di fatto un elemento chiave su cui è la dinamica politica as usual ad esercitare il maggior controllo.
Il Town Meeting ma soprattutto l’interesse suscitato dalla determinazione con cui il governo regionale ha promosso la definizione di una Legge sulla partecipazione hanno certamente dato un impulso rilevante alla discussione pubblica sulla realizzazione di forme partecipative-deliberative entro cornici istituzionali.

Nel confronto con altri processi decisionali si è sicuramente allargata la partecipazione rispetto a quanto sarebbe avvenuto attraverso i corridoi consumati della rappresentanza, ma l’allargamento ha riguardato un’area politica e sociale dai contorni piuttosto specifici, rivitalizzando le opportunità di partecipazione all’interno di una cornice politica comune.
In una regione ancora caratterizzata in termini di subcultura politica – considerato il tema posto al centro dell’iniziativa e la fase politica di estrema effervescenza in connessione con la ridefinizione della coalizione di governo regionale e la formazione di nuove aggregazioni politiche – l’ETM ha avuto certamente il senso di mobilitare settori importanti dell’opinione pubblica locale prospettando l’istituzione di nuove arene politiche più inclusive.

Tuttavia lo strumento utilizzato non è riuscito ad ampliare la partecipazione di soggetti nuovi o distanti, o ad attrarre le basi popolari. Questo risultato in termini di partecipazione non investe necessariamente i risultati del processo: la legge prodotta, ora la vaglio del Consiglio regionale, andrà valutata nelle sue realizzazioni. E’ importante però che le criticità emerse e sperimentate nel percorso regionale non vengano sottovalutate. Il nodo critico dell’effetto della scelta del tema sulla composizione dei partecipanti si è rivelato cruciale, così come quello della scarsa presenza di cittadini sorteggiati.
Un’iniziativa analoga applicata a temi con implicazioni più forti e dirette sulla sfera dei diritti di cittadinanza (come ad esempio nel caso della sanità) dovrebbe necessariamente confrontarsi in modo più organico con questi problemi, per non correre il rischio di ridursi ad una sorta di deliberazione degli stakeholders.

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