Allarme peronospora per le viti: Chianti e Valdisieve a rischio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 maggio 2007 19:19
Allarme peronospora per le viti: Chianti e Valdisieve a rischio

Firenze, 5 maggio 2007- Pioggia e clima primaverile hanno fatto scattare l’allarme rosso per il rischio di attacchi di peronospora alle viti toscane. Le stazioni dell’Arsia a Barberino V.E., Greve In Chianti, Lamole, Sambuca, Tavarnelle, Pelago, Poggio a Remole, Gambassi Terme, in provincia di Firenze, hanno infatti rilevato condizioni idonee all’avvio dell’infezione primaria, fra il 30 aprile e il 1° maggio, con un 20 per cento di sviluppo del fungo nel giro di 48 ore. Lo stesso è avvenuto per numerose stazioni di rilevamento delle province di Arezzo, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa-Carrara, Pisa, Pistoia e Siena.
“A rischio – spiega Simone Tofani, responsabile del Settore tecnico della Cooperativa Agricola di Legnaia – sono tutte quelle viti per cui non siano già stati effettuati i trattamenti contro la peronospora.

L’infezione primaria è la peggiore e una volta sviluppata è difficile da combattere. La peronospora è una malattia causata da un fungo, la Plasmopara viticola, che colpisce le foglie, manifestandosi con macchie translucide che sembrano di olio, e successivamente si estende ai fiori e ai germogli, che si ricoprono di una sorta di muffa bianco-giallastra. Il fungo difficilmente porta alla morte della pianta, ma provoca il disseccamento e la caduta dei tessuti colpiti, con un forte deperimento della vegetazione della vite, accompagnato da scarsa produzione di fiori e di frutti”.
A scatenare l’attacco della peronospora, fungo che resta allo stato latente anche d’inverno, sono le temperature primaverili, l’umidità e lo sviluppo dei tralci della vite.

“La segnalazione di avvio dell’infezione dell’Arsia – ricorda Tofani – si basa su un preciso modello computerizzato, che rileva i dati relativi a pioggia caduta nell’arco delle 48 ore, temperatura e situazione fenologica del vigneto. E’ la cosiddetta regola dei tre 10: più di 10 millimetri di acqua, temperatura minima di 10 gradi e sviluppo dei germogli superiore a 10 centimetri. Con queste condizioni il rischio di infezione è massimo e nel giro di pochi giorni il fungo si manifesterà con tutta la sua virulenza, raggiungendo uno sviluppo del 100 per cento e divenendo visibile a occhio nudo con la cosiddetta ‘macchia d’olio’.

L’unico rimedio è quello di effettuare immediatamente i trattamenti con prodotti adeguati, per bloccare l’infezione e sono diversi giorni, ormai, che i nostri tecnici operano in varie aziende dell’hinterland fiorentino proprio per questo. I trattamenti andranno ripetuti dopo 7/9 giorni, nel caso del prolungarsi delle piogge, per proteggere anche la nuova vegetazione”.

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