Arno: obiettivo sicurezza per il 2016, realizzate il 30 per cento delle opere, ma occorrono almeno 1,5 miliardi di euro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 dicembre 2006 16:01
Arno: obiettivo sicurezza per il 2016, realizzate il 30 per cento delle opere, ma occorrono almeno 1,5 miliardi di euro

FIRENZE – L’Arno è stato il protagonista dell’audizione stamani, lunedì 4 dicembre 2006, in commissione Territorio e ambiente del consiglio Regionale presieduta da Erasmo D’Angelis. Per tutta la mattinata il segretario dell’Autorità di bacino dell’Arno, professor Giovanni Menduni, ha esposto il quadro completo del Piano di bacino dell’Arno, dalle opere realizzate e da compiere al piano finanziario, e risposto alle domande dei consiglieri sui tempi e le modalità operative per raggiungere la sicurezza del fiume dalle alluvioni.



“Siamo un territorio – ha detto il presidente della Commissione - dove il rischio idraulico è cronico e quello che occorre è evitare di navigare a vista avendo maggiori certezze finanziarie considerato che la fase progettuale è stata definita. La memoria del tragico 4 novembre 1966 deve servire oggi ad alimentare l’impegno e le risorse per mettere il nostro fiume in piena sicurezza dal rischio alluvioni”. “L’Arno – ha continuato D’Angelis - non è né guelfo né ghibellino, né di centrodestra né di centrosinistra.

E’ il fiume di tutti i toscani ed è il terzo d’Italia. Il nostro è un forte appello a mettere da parte le appartenenze politiche e a dar vita ad una vasta pressione, a diversi livelli, per garantire quella che consideriamo la più grande opera pubblica della Toscana”.

Il professor Menduni è entrato nel tema con tabelle, cifre e dati. “Il rischio connesso con un evento tipo 1966 sulla valle dell’Arno è piuttosto rilevante”. “Oggi – ha spiegato – la spesa necessaria per riparare i danni, come si rileva da alcuni report tra i quali il lavoro del giornalista Sandro Bennucci, potrebbe raggiungere anche l’ordine di grandezza della Finanziaria attualmente in discussione poiché i beni esposti a rischio sono notevolmente più importanti, strategici e vasti rispetto a quelli del 1966”.

Cosa è stato fatto per ridurre il rischio lungo l’Arno e quante risorse ci sono a disposizione, sono state le domande dei consiglieri Adriano Chini (Ds), Marco Cella (An), Bruna Giovannini (Ds) e Luca Paolo Titoni (Udc).



“Dall’inizio degli anni novanta ad oggi – ha risposto Menduni - sono state programmate e investite risorse per 110 milioni di euro e in effetti il rischio alluvioni risulta sostanzialmente ridotto di circa il 30 per cento. Ci sono stati diversi interventi, dall’abbassamento delle platee dei ponti di Firenze che hanno aumentato la capacità di smaltimento del fiume di oltre il 30 per cento, all’effetto del lago di Bilancino che ha ridotto fino al 5 per cento la portata di piena a Firenze”.

“Altri interventi – ha concluso il segretario generale - vi sono stati sugli affluenti per complessivi 40 milioni di metri cubi di laminazione delle piene, e quindi lo scolmatore di Pisa. Resta però da portare avanti e concludere il programma sull’asta principale dell’Arno. Si tratta di costruire 10 grandi casse di espansione oltre a varie opere lungo la piana fiorentina, sul corso dell’Era e sullo scolmatore d’Arno”. Per Menduni “l’obiettivo 2016, con dieci anni di cantieri aperti, è realistico per raggiungere una sostanziale sicurezza dell’Arno”.



Per quanto concerne il capitolo delle risorse, Menduni ha evidenziato che oggi sono disponibili “circa 50 milioni di euro” dei 200 milioni programmati dall’accordo del 18 febbraio 2005 tra Governo-Regione-Autorità di bacino. “Già con 200 milioni a disposizione – ha evidenziato il segretario generale - siamo in grado di poter garantire una sensibile riduzione del rischio che per l’asta dell’Arno può essere stimata di circa l’80 per cento degli obiettivi del piano di bacino.

Il totale delle risorse necessarie è però di 1,5 miliardi di euro. Il Governo Prodi ha promesso continuità di finanziamento nei prossimi anni, impegnandosi con 7 milioni di euro sulla Finanziaria del 2006. Quello di cui c’è bisogno è un piano finanziario concertato tra Governo, Regione ed enti locali che ci accompagni in questi dieci anni di lavori e ci consenta di dire che abbiamo voltato davvero pagina”. (f.cio)

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