Un'indagine sulle condizioni di lavoro nelle aziende medio-grandi della Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 novembre 2005 14:58
Un'indagine sulle condizioni di lavoro nelle aziende medio-grandi della Toscana

FIRENZE- Sono sempre di più, anche in Toscana, le donne che lavorano. Ma alla crescita costante dell'occupazione femminile, che ha portato la nostra regione a sfiorare quota 53%, non corrisponde un'analoga diffusione della presenza femminile nei livelli alti e nelle cariche di responsabilità. La carriera delle donne resta bloccata, per lo più inchiodata ai livelli intermedi. Solo raramente e solo in determinate professioni, una sia pure esigua minoranza raggiunge i vertici: il 46,8% delle occupate si concentra nella qualifica impiegatizia, nei quadri la componente femminile raggiunge il 59,4% mentre le dirigenti non superano il 27,3%.

Questo in generale. Ma vi sono settori, come l'industria, dove quadri e dirigenti "rosa" sono tuttora una rarità. Pochissime le donne anche in agricoltura, nei settori estrattivo e lapideo. Fra i settori che assorbono più lavoratrici, a fare la parte del leone è la sanità: se si elimina questa voce dal computo generale, la presenza di dirgenti donne nelle aziende pubbliche e private della Toscana crolla però all'8,1%. Le donne si prendono la rivincita nel terziario, dove la componente femminile supera la metà della forza lavoro totale.

E' questo il quadro che emerge dall'annuale rapporto sulle aziende medio grandi, illustrato dalla Consigliera di parità della Regione Toscana Marina Capponi che lo ha elaborato sulla base di dati raccolti, nel biennio 2003-2003, in 472 imprese, sia pubbliche che private, tutte al di sopra dei 100 dipendenti (così come previsto dalla legge 125 del 1991 su "Azioni positive per la realizzazione della parità uomo-donna nel lavoro"). Ma la parità uomo donna, pur non nascondendo innegabili passi avanti, resta ancora lontana anche su altri fronti.

A cominciare dal reddito, che vede le donne nettamente discriminate rispetto ai colleghi uomini perché più spesso costrette ad accettare qualifiche più modeste, professioni meno remunerative, soluzioni più flessibili e precarie (part time e tempo determinato). Non è un caso che, se la tipologia più diffusa in queste aziende resta l'inquadramento contrattuale a tempo pieno, il contratto part time sia per la stragrande maggioranza dei casi, appannaggio femminile: su 2.571 lavoratori che fanno il part-time, ben 2.171 sono donne.

Molto positivo, per contro, il dato sulle donne che frequentano corsi di formazione professionale, che passano dal 37% del biennio precedente, al 50,7% del biennio 2002-2003. Un segnale che testimonia di una volontà di crescita che, in passato, vedeva una netta predominanza maschile. "Il quadro - spiega l'assessore all'istruzione, formazione e lavoro Gianfranco Simoncini - è ricco di sfumature, ma appare certamente in evoluzione, così come dimostrano i dati positivi sull'occupazione femminile degli ultimi sei mesi.

Ma il divario che ancora ci separa dai principali paesi europei, l'emergere dei contratti atipici e di situazioni di precarietà, la tuttora evidente disparità di condizioni di lavoro, rendono indispensabile un impegno forte per rendere effettive le pari opportunità fra uomini e donne". E' quanto la Regione sta facendo, come ricorda l'assessore, mettendo in cantiere nuove inziative per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, sia attraverso azioni mirate, sia attraverso l'integrazione del concetto di pari opportunità in tutte le iniziative per la formazione e l'occupazione.

"Per ridurre ulteriormente le disparità di genere - afferma - servono interventi mirati sia sul fronte dei servizi per la famiglia, sia su quello dell'ampliamento delle occasioni lavorative e dell'occupazione qualificata delle donne. Nel nuovo Piano di indirizzo integrato ci sarà una speciale attenzione a questi problemi e verrà istituito, fra l'altro, anche un fondo per sostenere l'occupazione delle donne fra i 35 e i 45 anni che intendono rientrare nel mercato del lavoro".(bc)

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