A Claudio Magris il Premio Boccaccio 2005

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 giugno 2005 14:43
A Claudio Magris il Premio Boccaccio 2005

CERTALDO – Ancora grandi nomi per il Premio Letterario Boccaccio, che quest’anno offre al suo pubblico un terzetto veramente d’eccezione: Claudio Magris, germanista e critico, opinionista per il Corriere della Sera e autore apprezzatissimo sia in Italia che all’estero. Assieme a lui Abraham Yehoshua, Boccaccio Internazionale, autore israeliano al culmine della notorietà. Infine, ma non in ordine di importanza, l’ex ambasciatore Sergio Romano, storico e critico del periodo otto – novecentesco, al quale va il riconoscimento del Premio giornalistico “Indro Montanelli”.

Filo conduttore fra i tre vincitori, la loro profonda conoscenza della storia, come conferma dell’importanza della memoria e critica storica.
“Tre nomi importanti, che ci riempiono di orgoglio – spiega Mauro Pampaloni, vice presidente del Comitato organizzatore e vera anima del Premio – Soprattutto ci onora il fatto che tutti e tre gli autori abbiano accettato immediatamente il Premio. E poi tutti hanno già confermato la loro presenza alla conferenza stampa della mattina che, a questo punto, si preannuncia veramente interessante.

Sono sicuro che i certaldesi parteciperanno numerosi per poter parlare e scambiare idee con tre fra principali esponenti della cultura italiana e mondiale”.
Il Boccaccio conferma la formula vincente della scorsa edizione: conferenza stampa nella tarda mattinata di sabato 10 settembre in Palazzo Pretorio, aperta al pubblico che potrà fare domande e conversare con i premiati, e premiazione nella serata, alla quale si accede solo su invito.
Laureatosi all’Università di Torino, dove è stato ordinario di Lingua e Letteratura tedesca dal 1970 al 1978, Claudio magris è ora docente alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste.


E’ proprio la Trieste multietnica e artistica a dare il ‘la’ all’opera di Magris, dando origine a buona parte dell'eccezionalità dell'uomo. Città multiculturale, mitteleuropea, densa di stimoli e crocevia di molte delle più importanti esperienze artistiche del Novecento, la città giuliana vive di contraddizioni e come tali sono state recepite e condensate dal Magris letterato. Per scrivere, l’autore è uso sedersi al tavolo del caffè triestino ormai diventato, grazie a lui, leggendario: lo storico Antico Caffè San Marco.


Magris ha inoltre contribuito con numerosi studi a diffondere in Italia la conoscenza della cultura mitteleuropea e della letteratura del "mito asburgico" come traduttore di Ibsen, Kleist e Schnitzler. Come narratore, ha esordito in letteratura nell'84 con "Illazioni su una sciabola", imponendosi come uno degli autori italiani più originali ed apprezzati all’estero. Nel 1986 Magris dà alle stampe il suo capolavoro, il libro con il quale ancora oggi è riconosciuto: "Danubio" (da cui nel 1997 Giorgio Pressburger ha ideato uno spettacolo teatrale, presentato in prima mondiale al Mittelfest).

Senatore della Repubblica nella XII Legislatura (1994-1996) è anche Titulaire de la Chaire Européenne du Collège de France nell’a.a. 2001-2002. Magris è anche socio di varie Accademie italiane e straniere: Officer de l'Ordre des Art et Lettres da la République Française 1999; Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana 2001. Fra i suoi riconoscimenti, varie lauree ad honorem presso le Università di Strasburgo (1991); Copenhagen (1993); Klagenfurt (1995) e Szeged (1999).

Il volume vincitore: “ALLA CIECA”
Nel 2005, simile al cieco Omero, Claudio Magris raccoglie le tante voci che popolano la narrazione e cerca pazientemente di ordinarle e unificarle in un poema, Alla cieca, che non cela le cuciture e gli strappi e neppure la mescolanza e l’intreccio di variazioni diverse sulle stesse leggende e storie.
Alla cieca è il racconto di un recluso e di un fuggitivo.

In questo devastante e struggente memoriale a narrarsi è l’eterno ribelle, l’ammutinato, l’eretico in balia delle onde e del buio della storia, ma anche dei suoi sogni di giustizia e della disciplina di partito. In un mondo dove tutto appare così disgustoso e innocente, dove tradire è comprensibile e umano, a parlare è una memoria viva e pulsante, che ogni tanto si spacca, come la terra durante il terremoto, e lascia sfuggire via le cose attraverso le sue voragini.

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