La Toscana rilancia la filiera tessile autoctona

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 aprile 2005 15:33
La Toscana rilancia la filiera tessile autoctona

Una fibra naturale, comune negli anni ’50 come i jeans lo sono oggi. Una pecora dalla lana speciale. Una colorazione suggestiva e del tutto naturale, ricavata da pigmenti di guado. Tre materie prime, tre ingredienti per una filiera tessile completamente toscana, al centro di una sperimentazione che per oltre tre anni ha messo in rete altrettante località della regione. E che oggi, con la presentazione dei risultati nell’ambito della 69^ Mostra internazionale dell’artigianato, rilancia una chance in più per l’artigianato locale di qualità.
Protagonisti del progetto, sostenuto dal 2001 dalla Regione Toscana ed illustrato oggi alla Fortezza da Basso di Firenze, sono il Comune di San Giovanni d’Asso (Siena), il Consorzio Pecora Nerastra (Massa) e la Comunità Montana della Valtiberina (Arezzo).

Una rete non casuale, visto che ognuna di queste realtà ha garantito al progetto di filiera una componente decisamente originaria. A cominciare da San Giovanni d’Asso, comune delle Crete Senesi oggi noto ai più per il pregiato tartufo bianco, ma che a cavallo nella metà del secolo scorso era particolarmente dedito - al pari di altre località italiane – alla coltivazione della canapa tessile. Fino alle punte dei primi anni ’60, quando una produzione annua superiore ai 140mila quintali poneva l’Italia tra i maggiori produttori mondiali.


Poi la crisi, principalmente indotta dall’avvento delle fibre sintetiche. In contrapposizione alle quali, nel segno della produzione di qualità, si è mossa l’iniziativa della Regione Toscana facendo leva sulla pecora Zerasca (Alpi Apuane), dotata di una lana pregiata e particolarmente impermeabile; e sui pigmenti di guado (Valtiberina), grazie ai quali assicurare a canapa e lana una tintura assolutamente naturale.
Dopo alcuni anni di sperimentazione, i soggetti coinvolti nell’iniziativa hanno testimoniato oggi a Firenze che la ripresa della filiera è possibile.

Una testimonianza tangibile, in forma di coperte, tappeti, giacche e pantaloni esibiti per l’occasione a Firenze; capi realizzati seguendo l’organizzazione a rete coordinata da Marilena Zaccarini, valorizzata con le ricerche stilistiche dell’Istituto d’Arte di Sansepolcro (Arezzo) e ottimizzata dalla sartoria Mille Trame di Torrenieri (Siena). Ora è di almeno 500 ettari l’estensione destinabile di terreno nelle Crete senesi alla coltivazione della Cannabis sativa; un potenziale che per esser messo a reddito necessita di uno specifico impianto di trasformazione della materia prima, unico vero anello mancante alla filiera.

Con la sua realizzazione si aprirebbero con decisione interessanti scenari di ritorno per una tra le zone più intatte della Toscana, e si porterebbero nuove frecce all’arco della produzione tessile di livello, nella sempre più difficile arena del mercato mondiale.

Notizie correlate
In evidenza