Domenica 10 aprile la giornata delle 124 aree protette WWF
WWF: l’eolico industriale è un inganno che distruggerà i monti e la natura dell’Elba

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 aprile 2005 14:45
Domenica 10 aprile la giornata delle 124 aree protette WWF <BR>WWF:  l’eolico industriale è un inganno che distruggerà i monti e la natura dell’Elba

Anche quest’anno, con l’arrivo della primavera, il WWF apre gratuitamente le sue aree protette per offrire a tutti una domenica da trascorrere insieme agli amici, alla famiglia, a contatto con la natura e con i “custodi” impegnati da sempre a difenderla. Domenica 10 aprile ci si potrà immergere nella natura protetta e ancora incontaminata delle 124 Oasi custodite in ogni regione d’Italia: dalle montagne delle Alpi ai laghi costieri della Toscana, dai boschi degli Appennini alle coste selvagge della Sicilia, sarà l’occasione per grandi e piccoli per scoprire paradisi di biodiversità dove vivono fenicotteri, lontre, caprioli, lupi, anatre selvatiche e partecipare alle tante sorprese, ai giochi, agli spettacoli, alle visite guidate, ai pic-nic sui prati, ai mercatini che verranno organizzati per l’evento.
“La natura è la migliore delle scuole”, lo slogan di quest’anno, sottolinea il ruolo della natura come fonte di ispirazione e conoscenza, celebrare il suo valore evocativo e creativo.

La Giornata delle Oasi 2005 inaugura un lungo percorso che accompagnerà tutto il Decennio delle Nazioni Unite per l'educazione per lo sviluppo sostenibile (2005-2014): quest’anno il WWF ha così dedicato alle scuole italiane un progetto di valorizzazione del ruolo educativo delle Oasi, aree attive da oltre 30 anni nel campo dell’educazione ambientale. Sono quasi 200.000 i bambini e i ragazzi, infatti, che ogni anno visitano le Oasi del WWF, nel 2004 circa 60.000 alunni di circa 2.500 classi hanno svolto attivita’ didattiche nei Centri di Educazione Ambientale (CEA) gestiti dal WWF, alcuni all’interno delle Oasi e che vedono il coinvolgimento di oltre 200 operatori professionali e il supporto di numerosi volontari.

Da quelle ‘cittadine’, come Astroni vicino Napoli, Miramare vicino Trieste, Macchiagrande, a pochi chilometri da Roma, a quelle più lontane dagli insediamenti umani. A partire dal primo, sorto nel 1987 nell’Oasi di Orbetello, in Toscana, i Centri di Educazione Ambientale si sono moltiplicati: oggi sono 31 e ben 27 sono riconosciuti all’interno del sistema INFEA, un programma promosso nel 1990 dal Ministero dell’Ambiente di informazione, formazione ed educazione ambientale. Sono centinaia i docenti, educatori, membri di associazioni, rappresentanti di enti locali e aziende, cittadini che seguono incontri di formazione e sensibilizzazione nei CEA del WWF.
“Subito dopo gli obiettivi di conservazione, le Oasi del WWF svolgono il ruolo essenziale di educazione e sensibilizzazione ai temi ambientali - ha detto Fulco Pratesi, Presidente del WWF per avvicinare i giovani ad un mondo che potranno amare solo se lo conosceranno da vicino, non solo sui libri.

Nel passato la natura è stata spesso stimolatrice di pensieri e riflessioni filosofiche, psicologiche e pedagogiche. Da Rousseau a Bateson, Morin passando per Dewey, tanto per citare solo alcuni pensatori, l’ispirazione proviene dalla natura, che attrae, suggerisce, insegna. Le Oasi sono allora vere e proprie “aule a cielo aperto” grazie alla loro vicinanza alle grandi citta’ e alle loro strutture didattiche, come percorsi attrezzati, capanni di osservazione, pannelli informativi: un occasione per uscire dalla scuola o dall’ambiente quotidiano.

Le nostre Oasi sono, da anni, un campo di studio dove si realizzano i progetti di educazione ambientale avviati in classe, con escursioni naturalistiche, osservazioni, esplorazioni, attivita’ coinvolgenti. Perche’ siamo convinti che la natura sia la migliore delle scuole”.
Si stanno già svolgendo in questa settimana visite gratuite di scuole nelle Oasi WWF, “aule all’aperto” ideali dove osservare, sperimentare, documentare la natura insieme a educatori esperti nelle centinaia di percorsi didattici.
Per avvicinare ancora di più il mondo dei giovani alla natura tutti i visitatori delle oasi il 10 aprile avranno la possibilità di regalare l’iscrizione al WWF per un anno a un ragazzo appassionato di natura (under 14).
Il WWF lavora dal 1970 nel campo dell’educazione ambientale.

Centinaia i programmi che hanno coinvolto decine di migliaia di bambini e ragazzi: “Straffichiamoci”, “Fare per capire”, “Cambiamo aria al clima”, “L’impronta ecologica”, “La Terra fa acqua da tutte le parti” sono solo alcuni dei progetti più importanti. Il ruolo delle Oasi nel campo dell’educazione e sensibilizzazione ai temi della salvaguardia dell’ambiente e’ da sempre nelle strategie del WWF: non a caso molte di esse si trovano in prossimita’ di aree urbane, e sono attrezzate per le visite.

Bolgheri, in Toscana, e’ stata la prima area italiana attrezzata con capanni di osservazione e camminamenti. Oggi in 120 Oasi sono presenti percorsi-natura, 60 sono dotate di Centri visita, 17 sono le foresterie, 15 i Giardini delle farfalle o gli orti botanici, 7 le aree faunistiche dove e’ possibile osservare da vicino specie in pericolo come lontre o cervi sardi, 14 le strutture museali.

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"Se anche le associazioni ambientaliste si gettano senza ragionare -afferma un documento del WWF Sezione arcipelago toscano- in campagne pur nobilissime in teoria e perfino nella pratica quali, tra le diverse energie rinnovabili, lo sviluppo dell'energia eolica, che sarebbe molto incisivo se fosse applicato su base continentale
Se anche chi ha tutti i dati, dimensionali e di impatto sui luoghi di installazione, e conosce quali devastanti infrastrutture sono necessarie per arrivare con gli autotreni ai futuri cantieri che costruiranno le grandi torri eoliche, e non sono gli ingegneri delle società che faranno affari d'oro nella produzione di energia, per loro a basso costo, ma sono associazioni che fanno finta di ignorare che il proliferare nelle nostre isole di tali impianti -che sono impianti industriali, altro che mulini a vento- porterebbe inevitabilmente allo stravolgimento del paesaggio e soprattutto la distruzione degli ultimi luoghi naturali che si erano salvati dall'urbanizzazione, i nostri monti: ebbene allora noi ambientalisti –tutti- possiamo anche chiudere bottega, e che ognuno si assuma le proprie responsabilità per l’oggi e per il futuro.


No, le isole dell'arcipelago toscano non sono adatte all'eolico, nel senso che il gioco non vale la candela, per noi che non siamo le società che gestiranno gli impianti. Lo abbiamo già detto l’anno scorso e lo ripetiamo. Chi ha firmato un patto con le società elettriche per riempire le isole italiane di torri altissime, che raggiungono i 70 ed a volte i 100 metri, in cima ai monti, e che si vedranno da tutti i lati -perché siamo su isole e non nelle pianure della Germania, della Siberia, dell'Argentina, ha firmato un patto col diavolo e si è svenduto per un piatto di lenticchie.
Miniere e cave dolorosamente a parte, la più importante montagna elbana alterata nella sua naturalità è stata finora il Monte Capanne e, in misura molto minore, il monte Perone; per i tanti ponti radio nel primo caso, per due trasmettitori TV e di telefonia cellulare nel secondo.
Ma se ogni anno è buono perché le trasmissioni dati e televisive diventino più economiche se effettuate con i satelliti -e quindi il monte Capanne ritorni in breve la bella vetta di granito della nostra isola che era prima- l'eolico invece sarà la cancellazione definitiva, in con gli autotreni, ci vogliono le strade quanto a naturalità, di tutti i siti dove si installa: lì ci si dovrà arrivare, altro che discorsi.

Ecco perché nessuno ha proposto di fare l'eolico sul Monte Capanne, ma è invece in gioco ogni altro crinale, ogni altro colle potenzialmente accessibile.
L’idea delle torri eoliche sui crinali elbani è come se qualcuno spingesse per fare un ospedale sulla punta di Fetovaia: non neghiamo certo l'utilità di un ospedale: è il posto che sarebbe semplicemente sbagliato.
Chiaro? Tutto il resto sono discorsi. Il clima ed i suoi problemi non si pongono in un ambito nazionale, e nemmeno continentale.

Sgombriamo il campo da un equivoco: il clima si studia ed evolve a livello planetario, e di livello pure planetario devono essere le soluzioni. Quello che farà o non farà l'Elba, su tale scala sarà del tutto insignificante.
Chi vuole l'eolico all'Elba su base industriale lo fa nella migliore delle ipotesi per sventolare una bandiera e sottacendo il rovescio della medaglia. Ecco perché il WWF non si sente per niente impegnato dagli accordi sottoscritti da altre associazioni.
Documenti ufficiali del WWF Italia dicono dal 2002 che l'eolico è irrinunciabile ma deve stare lontano dai parchi nazionali (zone A e B e -previe serissime valutazioni di incidenza- talvolta anche dalle C) e fuori dai Siti di interesse comunitario (SIC), dalle zone di protezione speciale (ZPS) e fuori dai percorsi interessati dalla migrazione primaverile ed autunnale di specie veleggiatrici, quali ad esempio stretti e valichi montani.

Deve inoltre essere escluso, dice il WWF Italia, anche dalle zone sottoposte a tutela paesaggistica ai sensi del D.Lgs. 490/1999. Quindi da tutto l’Arcipelago Toscano, tanto per fare un esempio.
Qui sta la differenza, anche verso la Legge della Regione Toscana, che sul fronte della tutela paesaggistica, per quanto riguarda l’eolico, lascia alquanto a desiderare. Né si può sostenere che, in Toscana, il paesaggio non sia un valore degno di tutela prioritaria.
Perché nell'ambito delle energie rinnovabili non c'è solo l'eolico, c'è anche di molto possibile, all'Elba, il solare termico e soprattutto -su base individuale-, il solare elettrovoltaico.
Sistemi che non distruggono il territorio e che i bravi architetti riescono a mascherare negli insediamenti.

Soprattutto si interviene laddove l'energia serve, nelle abitazioni e nelle zone già urbanizzate e non in cima ai monti, che erano i pochi luoghi che appunto si erano salvati. La scuola media di Marina di Campo a questo proposito è un buon esempio di edificio reso energeticamente autonomo con il fotovoltaico.
Giustamente l'eolico è invece osteggiato dagli abitanti a Capraia come al Giglio. E deve stare anche fuori dall'Elba, a meno che non venga fatto su base individuale, dove serve energia anche di quel tipo, dietro casa per intenderci: è in questo ambito che l'eolico può essere integrativo delle altre fonti alternative (ripetiamo: solare termico, fotovoltaico, biogas).
Nemmeno crediamo -noi del WWF- che l'Elba debba arrivare necessariamente alla indipendenza energetica visto che l'elevato consumo pro-capite di elettricità, tipico di tutte le piccole isole, deriva dalla mancanza di una rete di metanizzazione e per valori assoluti è ascrivibile solo alle presenze estive: ma non si vede perché i turisti debbano pretendere che l'elettricità che consumano durante le vacanze sia prodotta deturpando irrimediabilmente l'Elba ad esempio con 20 pale alte 60 metri da 1,5 MegaWatt.
Senza dimenticare che la discutibile indipendenza energetica elbana sarebbe solo un risultato algebrico sui dodici mesi, nel senso di rivendere all'ENEL, d'inverno, l'energia prodotta dall'eolico industriale in surplus per poi ricomprarla d'estate, ovviamente di produzione tradizionale, quando l'isola ha il massimo affollamento e le pale dell'eolico saranno pressoché ferme, causa la bonaccia.

Con tutto quello che consegue in termini di inalterata capacità di trasporto e distribuzione dell'energia sull'isola (cavi sottomarini, elettrodotti, trasformatori, tutti dimensionati –ovviamente- sui massimi consumi estivi), per i quali aspetti nulla cambierebbe rispetto ad ora. E anche questa è una cosa che nessuno dice, al di fuori di noi del WWF.
Circa infine l'elettrodotto a 132.000 volt da Cavo a Portoferraio e poi a Procchio, abbiamo la sensazione che sia del tutto fuori scala e che sia allineato alle fantasmagoriche cifre di sviluppo dei piani strutturali -quasi tutti impantanati nel loro iter di approvazione- che abbiamo sempre contestato come assurde ed eccessive, rispetto ad una popolazione elbana residente tendenzialmente in calo nell'ultimo decennio ed un turismo in crisi.
A questo proposito ricordiamoci che dopo le fonti di energia rinnovabile, che sono le migliori, e prima dell'elettricità sciupata per gli scaldabagni o le stufette -magari prodotta col carbone- esiste anche una sana educazione al risparmio energetico, specie nella costruzione delle abitazioni, e che il metano per usi domestici in Italia arriva anche nei paesini sperduti delle vallate alpine, e che esiste anche l'alimentazione a metano delle centrali elettriche: è risaputo che il metano -sui luoghi di produzione e nei campi petroliferi- viene tranquillamente disperso, nella migliore delle ipotesi bruciato senza utilità alcuna.
E' falso quindi anche il dilemma: all'Elba o l’eolico o il mostruoso elettrodotto da 132.000 volt.

Esistono intelligenti soluzioni intermedie, solo che si ricerchino".

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