Marco Paolini ieri sera al Festival delle Colline in un'autobiografia collettiva

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 giugno 2002 13:08
Marco Paolini ieri sera al Festival delle Colline in un'autobiografia collettiva

Marco Paolini, ieri sera alla villa Medicea di Poggio a Caiano per la XXIII edizione del Festival delle Colline, ci ha dato un’altra lezione di teatro e, ovviamente, di vita con recital personale che ripercorreva alcune tappe della sua carriera. Racconti autobiografici che attraversano la fine degli anni sessanta, settanta, ottanta, con qualche riferimento agli avvenimenti della nostra storia d’italiani sopravvissuti ad innumerevoli catastrofi ambientali e politiche. Oltre due ore di spettacolo divertenti, dopo una partenza cauta, un crescendo di situazioni buffe, lui, giovane teatrante che nella lavanderia statunitense lava i vestiti nell’asciugatrice, confonde il sapone monodose con le sigarette, fino al ricordo di un valzer notturno oltre cortina, agenti di frontiera che ballano al suono d’orchestrali bloccati per una perquisizione anticontrabbando, “era il 23 maggio 1980, in Italia veniva assassinato Tobagi, il 27 giugno Ustica, stesso periodo la Strage di Bologna”.

Marco Paolini come in tutti i suoi spettacoli Vajont, Appunti Foresti, I-Tigi, ecc. nonostante il contenuto non è mai cinico né distruttivo, riesce a non essere un cantore distratto o un po’ snob, è partecipe e coinvolge. Nel suo recital ci sono i luoghi, le persone e i ricordi che probabilmente hanno contribuito alla sua identità, non solo di artista. Un’interessante metodologia, ricordare cosa abbiamo fatto con gli amici, con le fidanzate, un viaggio, tutto ciò che permette di sentirci parte della vita, che non è solo la Nostra ma è qualcosa che si condivide.

La sovrabbondanza di informazione ci annienta? Difendiamoci con l’esperienze e con la partecipazione.

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