Da San Rossore a Genova le ragioni della presenza di Claudio Martini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 luglio 2001 22:04
Da San Rossore a Genova le ragioni della presenza di Claudio Martini

La fine del G8
"Una bella immagine oggi finalmente scorre sul monitor della televisione -scrive il Presidente della Regione Toscana nella sua newsletter- la rimozione delle ormai note grate dalla zona rossa in cui si è svolta a Genova la riunione del G8. Per tre giorni siamo stati rincorsi da ben altri scatti: volti insanguinati, cariche, lacrimogeni in una città irreale, spaccata in due.Guardiamo in faccia, obiettivamente, i risultati. L'Italia ha speso 550 miliardi per organizzare l'appuntamento nel capoluogo ligure e 440 per finanziare il fondo per i malati di Aids; 16 mila miliardi era la cifra minima richiesta dall'Onu per il fondo sanitario, gli otto grandi ne hanno stanziati solo 2860, una cifra equivalente al movimento dei capitali speculativi in un giorno; la riduzione del debito per 116 mila miliardi ha favorito 23 paesi a fronte di un debito complessivo di 473 mila miliardi che grava sui 41 Paesi più poveri; l'auspicata intesa sul protocollo di Kyoto non c'è stata, tra Europa e Usa non c'è accordo. Molti lo hanno detto, io condivido: il G 8 ha esaurito le sue funzioni.

Gli otto paesi più ricchi del mondo non possono rappresentare tutto il pianeta. Vanno individuate nuove forme di democrazia e di consultazione dei cittadini.
La manifestazione
Sabato scorso ero a Genova alla manifestazione indetta dal Genoa Social Forum. Ho deciso di esserci per contribuire a rafforzare il carattere assolutamente pacifico dell'iniziativa. Ho incontrato Vittorio Agnoletto per concordare i prossimi obiettivi che saranno al centro delle iniziative comuni della Regione Toscana e del Gsf.

Poi ho percorso a piedi due chilometri in un corteo colorato, vivo, non violento. Ho visto giovani provenienti da tutto il mondo, ecologisti, sacerdoti e suore, rappresentanti delle istituzioni, sindacalisti, agricoltori, famiglie. Non c'era traccia di esasperazione, c’era critica ma anche voglia di dialogo. Ad una cronista che mi chiedeva perché avessi comunque deciso di andare a Genova ho risposto che non sono venuto qui 'contro' ma per offrire una sponda ai pacifisti del movimento. Stiamo vivendo un periodo storico in cui è necessario sporcarsi le mani.
La violenza
Un gruppo limitato di persone (tra i 1000 e i 1500) ha tentato di distruggere le ragioni di una protesta civile e democratica.

Hanno incendiato automobili, banche, negozi, abitazioni private. Hanno umiliato la città di Genova, alla quale diamo tutta la nostra solidarietà. Di questo clima insopportabile ne hanno fatto le spese Carlo Giuliani, il carabiniere ferito gravemente e centinaia di persone ricoverate in ospedale. Nel denunciare vigorosamente la violenza di queste frange, restano le tante domande sulle decisioni assunte dal governo e dal ministero degli interni. L'arrivo in Italia, la presenza di militanti dei black block era stata segnalata alle autorità italiane dalle polizie di tutta Europa.

Mi chiedo perché non siano stati individuati alle frontiere. E ancora com' è stato possibile consentire atti di vandalismo così generalizzati senza decisi interventi di repressione? Perché la maniera forte è stata invece utilizzata, in modo assolutamente gratuito, nei confronti di quelle migliaia di persone inermi che erano arrivate a Genova per manifestare pacificamente il loro dissenso, come nel caso del blitz notturno nella scuola Diaz
La mia opinione
Dalla violenza può nascere solo altra violenza, non le soluzioni sociali - da noi auspicate - al processo di globalizzazione.

La violenza uccide la democrazia e il dialogo. La violenza è il discrimino decisivo per tutti coloro che vogliono davvero cambiare il mondo. Nessuna giustificazione quindi nei confronti di chi ha utilizzato la manifestazione di Genova per compiere atti di criminale teppismo. Voglio esprimere solidarietà e ringraziare gli agenti delle forze di sicurezza che hanno svolto il loro lavoro in condizioni indubbiamente difficili.
Le prospettive
La Toscana sarà sede permanente di confronto sulle tematiche della globalizzazione.

Il meeting del 18 luglio a San Rossore non è stato un evento sporadico, ma diventerà un appuntamento annuale per misurare i passi in avanti delle politiche a tutela dell'ambiente, della solidarietà, della cooperazione, dell’agricoltura biologica e dei prodotti tipici. Intanto una buona notizia è arrivata da Bonn dove era riunita la conferenza internazionale sul clima: anche il Giappone si appresta a firmare il protocollo di Kyoto, indebolendo così ulteriormente la posizione negativa degli Stati Uniti.
Il ruolo istituzionale della Toscana
Il confronto partito con San Rossore non può certo escludere il governo.

Per questo, insieme a Riccardo Nencini presidente del consiglio regionale, ho scritto al ministro degli esteri Renato Ruggiero, invitandolo ad un confronto su temi e iniziative che insieme possiamo affrontare. Invito che il ministro ha accolto. All'esecutivo la Regione Toscana chiede di avviare alcuni progetti di cooperazione decentrata, di cura e assistenza dei bambini extracomunitari, di estendere la politica del microcredito già attuata nei Balcani e nelle altre aree del Mediterraneo; di sviluppare un'iniziativa internazionale per aumentare il numero dei paesi beneficiari del programmi di cancellazione e riduzione del debito, e ancora di introdurre standard ambientali e sociali nel commercio internazionale".

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