Si è aperta oggi la 46esima edizione di Pitti Immagine Filati

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 gennaio 2000 19:13
Si è aperta oggi la 46esima edizione di Pitti Immagine Filati

La mostra, che si tiene negli spazi della Fortezza da Basso di Firenze, rimane aperta fino a sabato 29 gennaio. Presentazione in anteprima mondiale delle collezioni di filati per maglieria per la stagione primavera/estate 2001.
La manifestazione
Ricerca creativa, innovazione tecnologica, evoluzione dello stile: materiali e colori da vedere e da toccare con diciotto mesi di anticipo. Una manifestazione dove lo studio di nuove soluzioni stilistiche e d'immagine è in primissimo piano, dove nascono le prime proposte di moda per un pubblico composto da produttori e stilisti ma anche dagli operatori di tutta una vasta gamma di settori (dagli accessori alla cosmetica al design), per i quali la ricerca di Pitti Immagine Filati costituisce un importantissimo strumento di lavoro.
Pitti Immagine Filati si conferma come l'appuntamento di maggior prestigio del settore a livello internazionale.

Una manifestazione contraddistinta dal livello dei partecipanti e dall'ampiezza della proposta fieristica, che ne fanno la vetrina ideale per le novità più significative.
I numeri di questa edizione sono, a oggi, i seguenti: 82 ragioni sociali (delle quali 17 straniere; provenienti da Belgio, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Portogallo, Spagna, Svizzera e Turchia) per un totale di 107 marchi; ai quali si aggiungono i 16 espositori di Fashion at Work, l'area dedicata a bureaux de style, librerie e testate specializzate. Spazio Ricerca
Paesaggi è il tema che Li Edelkoort e Ornella Bignami hanno individuato per lo Spazio Ricerca di questa stagione.

Una grande installazione video e una selezione di materiali e punti che trova fascino antico in materiali di ricerca e gioca con l'aspetto naturale dei nuovi sintetici; mentre continuano a essere al centro dell'attenzione i finissaggi, luogo di sperimentazione di grande attualità. Il design dell'allestimento è di Elio Di Franco.
Completa l'area di ricerca di Pitti Immagine Filati il secondo appuntamento con High Tech-High Touch, una installazione a cura di Ornella Bignami dedicata ad un nuovo concetto di fibra man-made: materiali naturali nell'aspetto ma in realtà frutto di tecnologie all'avanguardia.

Carta, paglia, rafia (o materiali che li ricordano in tutto e per tutto) oppure gomma - che, per la prima volta, diventano filati e tessuti; risolvendo problemi di lavorazione un tempo insuperabili, e non di rado fornendo soluzioni molto più eco-compatibili che non i materiali a cui si ispirano.
Pre.Tex
Negli stessi giorni di Pitti Immagine Filati, Pre.Tex: anteprima internazionale delle collezioni di tessile per l'abbigliamento per la stagione primavera/estate 2001. Manifestazione organizzata da Pratotrade con la collaborazione di Pitti Immagine nell'Arsenale della Fortezza da Basso.

L'industria tessile italiana e la produzione di filati
1999, un anno di record negativi.
In meno di un mese, la distanza che ci separa dai difficili mesi del 1999 si è ingigantita e con l'apertura di Pitti Immagine Filati, l'attenzione e gli interessi degli operatori sono già proiettati oltre il 2000, a scrutare i segnali che preannunciano l'evoluzione del mercato, dell'economia, dei gusti e dei comportamenti dei consumatori nella stagione primavera/estate 2001.
Ci siamo dunque ormai lasciati alle spalle un brutto 1999, iniziato molto male e concluso con meno sprint di quanto, con razionale ottimismo, ci si aspettava.

Un anno di record negativi, come ad esempio quello del calo del valore delle esportazioni del sistema moda italiano, un fenomeno che negli ultimi 10 anni non si era mai verificato.
I primi consuntivi che le Associazioni di categoria e l'ISTAT stanno mettendo a punto - ancora provvisori e che non coprono lo scorcio finale dell'anno- misurano con più precisione e per l'intero settore la dimensione della recessione con cui le imprese hanno fatto i conti negli ultimi 4 trimestri: il 1999 si chiude con un calo medio rispetto al '98 per i filati di tipo laniero del 6% e con un risultato leggermente peggiore (tra il -7% e il -8%) per quelli di tipo cotoniero.


I filatori si sono trovati schiacciati tra la generale caduta delle esportazioni e la debolezza del mercato interno dei filati per tessitura. Quest'ultimo ha subito una flessione intorno all'8%. In una situazione meno sfavorevole, almeno sul mercato interno, si sono trovati gli espositori di Pitti; nel generale contesto negativo infatti, la maglieria è stato uno dei pochi settori che è riuscito nell'impresa di chiudere l'anno con un incremento della produzione.
In ogni caso, per gli operatori questo è il passato remoto, ciò che conta è che nell'ultimo trimestre dell'anno la cornice macroeconomica si è fatta meno buia, il mercato ha ricominciato a muoversi e l'ottimismo a riaffacciarsi tra i compratori.
2000, molte opportunità di crescita e qualche incertezza
Molti e di diversa natura sono i segnali che preannunciano un 2000 in crescita.

Al di là delle previsioni e delle sfere di cristallo degli economisti vi è ad esempio la dinamica dei prezzi delle materie prime negli ultimi mesi, un indicatore molto importante per la sua capacità di anticipare le fluttuazioni nel volume degli scambi.
I mercati di molte fibre tessili, dal cashmere al mohair, dalle lane fini all'acrilico e al fiocco di nylon, hanno segnato una vera e propria impennata nei prezzi. La miccia si era in realtà già accesa nella seconda metà del '99 e, come spesso succede in questi casi, sotto le fiamme inflazionistiche cova il carbone della ripresa.


Certo non sono solo gli acquisti dei filatori e dei tessitori a far lievitare le quotazioni in lire: anche la debolezza dell'euro e la spinta del prezzo del petrolio (una materia prima per la quale la dinamica dei prezzi è indipendente dalla congiuntura dell'industria tessile e dell'abbigliamento) hanno dato un contributo notevole, ma questi fattori hanno soltanto esasperato e reso particolarmente brusco un rimbalzo che ha origini interne al settore tessile.
Vediamo rapidamente cosa è successo sui mercati.

All'inizio dell'estate 1999 la lana (indicatore Awex Eastern) oscillava sui 5.3$ australiani; adesso ha superato i 6.2$ (+20% in dollari australiani); nei titoli fini (sotto i 19 micron) l'incremento è ancora più accentuato.
Più recentemente anche il cotone, che aveva toccato un minimo storico tra novembre e dicembre, sembra aver smesso di cadere e è anzi sul punto di invertire la rotta: i futures a Chigaco, che erano scesi a 48 cents Usa per libbra, ora sono indicati a 54 (+6% in poco meno di un mese).

E si tenga conto che ciò avviene in presenza di fenomeni dal lato dell'offerta -previsioni di aumento della produzione, atteggiamento "ribassista" del governo pakistano, presenza di ampie scorte- che continuano a favorire, per dirla in termini borsistici, un mercato dell'orso (cioè statico).
Spinti dalla lievitazione del prezzo del petrolio, salgono anche i corsi delle fibre sintetiche. Il filo di nylon e l'acrilico hanno guadagnato 5-6 punti e i produttori di fibre sembrano fermamente intenzionati a premere per strappare un altro 5% nei prossimi mesi.


Tutto questo è niente rispetto a quanto sta succedendo nei mercati delle fibre nobili. Nel giro di poco più di sei mesi il cashmere è salito da 80$ a 150$; il superkid mohair da 25 a 30$, l'alpaca da 12 a 15$.
In termini aggregati nel corso del 1999 il prezzo medio degli acquisti di materie prime del sistema moda espresso in lire è aumentato del 9,9% con un rally sviluppatosi nel breve volgere di pochi mesi. Nell'estate '99 i prezzi medi in lire delle fibre risultavano di quasi il 20% più bassi rispetto allo stesso periodo del '98.

Per il 2000 si prevede che il prezzo delle fibre metta a segno un altro aumento di circa il 15%. In pratica il settore dei filati deve fare i conti con un aumento medio dei costi delle materie prime compreso tra il 15 e il 25%, con le oscillazioni dell'Euro a far pendere il piatto verso il limite inferiore o quello superiore.
Più in generale è il quadro macroeconomico che vede per il 2000 ben allineati molti fattori che potranno agire come un benefico ricostituente contro la febbre di cui ha sofferto nel 1999 il made in Italy.


Nel 2000 gli scambi internazionali di merci riprenderanno a marciare spediti (tra +6% e +7% come nella prima metà degli anni '90); le tigri asiatiche hanno già ripreso a ruggire e malgrado se ne annunci ormai da tempo il rallentamento, l'economia americana tiene il passo senza tentennamenti; da alcuni mesi, infine, anche la locomotiva europea, buon ultima, si è rimessa in moto. Anche il quadro dei rapporti di cambio con un euro debole contro dollaro e yen si presenta tale da permettere alle imprese europee di prendere al volo il treno della ripresa.


Le incertezze però non mancano e riguardano principalmente i tempi e l'entità della ripresa, i cui primi effetti significativi si potrebbero vedere soltanto nella seconda metà dell'anno, mentre le imprese hanno bisogno ora di una massiccia dose di fiducia. Inoltre, rispetto al passato la ripresa macroeconomica potrebbe rappresentare un traino meno potente per la moda e per l'industria tessile italiana, soprattutto se una parte crescente del budget delle famiglie sarà catturato da altri beni (e servizi) come quelli connessi a Internet, alle telecomunicazioni, ai nuovi prodotti dell'elettronica di consumo, fino ai viaggi e al turismo.

L'industria tessile italiana in Europa
La creatività e l'innovazione, che stanno alla base del successo del made in Italy hanno portato l'industria tessile italiana a non avere rivali in Europa per dimensioni economiche. Il primato economico italiano è facilmente misurabile: sui 110 miliardi di euro di fatturato del tessile europeo (di cui circa 85mld euro riguardano il tessile per abbigliamento e arredamento e 25 mld euro riguardano i tessili tecnici e le pavimentazioni) l'Italia conta per il 30%, una quota doppia rispetto a quella detenuta dagli altri 2 maggiori produttori (Germania 14%, Regno Unito 13%).
Secondo un recente studio europeo nei filati, inoltre, l'Italia gode di un altro primato.

Tra i paesi dell'Unione, l'Italia è quello che combina i più alti volumi esportati di filato con i più alti prezzi per kg. (in verità il paese con i prezzi più elevati è la Danimarca, che esporta però quantità del tutto trascurabili). Segno che i mercati internazionali riconoscono un premium price alla qualità e alla creatività dei prodotti italiani.
Le imprese italiane hanno lavorato nel 1999 circa 800mila tonnellate di filati, di cui oltre il 60% sono prodotte a partire da fibre naturali e chimiche di tipo laniero, il 35% da fibre naturali e chimiche di tipo cotoniero e meno dell'1% da fibre liniere e jutiere. Lo sbocco di questi prodotti, a valle nella filiera tessile è prevalentemente nella tessitura per abbigliamento (40%) e nella maglieria (30%); il resto si divide tra la calzetteria, il tessile per la casa e l'arredamento, tutte attività dove le aziende italiane detengono posizioni di leadership sui mercati internazionali.

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