Alle Cascine una settimana di emergenti italiani

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 luglio 1999 13:28
Alle Cascine una settimana di emergenti italiani

Dopo il Premio Speciale della Giuria ottenuto all'ultima edizione dell'On The Road Festival di Pelago, approdano stasera all'Anfiteatro delle Cascine i Dum Dum Bacco, istrionica formazione fiorentina composta da ben 9 musicisti.
Un gruppo abile nel miscelare le sonorità ancestrali del Dijeridoo (antico strumento a fiato aborigeno) con i ritmi primordiali del Doum Doum (doppia cassa africana), del Djembè e dei altre percussioni appartenenti a diverse culture musicali. Il tutto immerso nelle colorate scenografie di Eugenio Capizzi.

All'Anfiteatro delle Cascine i Dum Dum Bacco presenteranno lo stesso spettacolo che tanto successo ha riscosso all'XI° edizione del On The Raod Festival, accompagnati per l'occasione dalle "performance e dai giochi del fuoco" della compagnia teatrale Cantiere Ikrea.
Dopo Carmen Consoli, Madreblu, Giorgio Conte domani sul palco estivo delle Nozze di Figaro approda nientemeno che il vincitore di Sanremo Giovani 98, Daniele Groff. Enciclopedico, forse è questa la prima parola che viene in mente ascoltando l'album di debutto di Daniele Groff, giovane trentino, venticinquenne musicista classico di nascita, compositore e cantante pop di adozione.

Enciclopedico, ma non pedante; colto, questo sì, ma freschissimo.
E poi enciclopedico lo è per chi sa riconoscere i "mondi" che stanno dentro la testa in fermento di Daniele, mondi qui rappresentati per fugaci citazioni, un gioco che diventa a dir poco stimolante quando senti che un brano come "Lamerica" si conclude con lo stesso accordo atonale e apocalittico di "A Day In The Life" di Mr. Lennon e Mr. McCartney all'apice creativo di "Sgt. Pepper's". O come quando le prime note di "Variatio 22" ti indirizzano precisamente a quelle "Variazioni Goldberg ", autentico capolavoro per clavicembalo composto da J.S.Bach nella prima metà del '700.

Insomma si tratta di un lavoro semplicemente straordinario, di una ricchezza sonora che lascia interdetti, di un calore avvolgente che rimanda ad arrangiamenti di altri tempi, quando il missaggio si faceva sui banchi a valvole , gli archi si suonavano davvero e davvero erano scritti sugli spartiti (non erano "patterns" di programmi computerizzati), e l'energia era figlia dell'entusiasmo di inventare, di sperimentare. Per chi ha qualche anno, ascoltare il disco di Groff evoca le atmosfere dei vecchi filmati dei Beatles al lavoro in sala di incisione, magari proprio in quella degli Abbey Road Studios.

Per chi invece è giovane come lui, e anche più giovane di lui, questo disco vuol dire posizionarsi sulle frequenze del pop più intelligente, creativo e moderno in circolazione che, non è colpa di nessuno, porta sempre la targhetta "made in U.K.". Con la differenza che stavolta si è forse davvero individuata una via tutta italiana al genere, una via che non prende le mosse dai superosannati Oasis, o da band di gran moda come Verve o Placebo, ma piuttosto da genialità più scontrosa (e più stimolanti) come quelle dei Blur.
Daniele Groff è nato a Trento il 7 giugno del 1973.

A ventuno anni si è diplomato in pianoforte presso il conservatorio Statale della sua cittè approfondendo, durante gli studi pianistici, la conoscenza dell'oboe e del violoncello. In precedenza, a soli 14 anni, il suo talento pianistico aveva già ricevuto prestigiosi riconoscimenti come il "Premio Lioness" per la musica. Successivamente ha preso parte a diversi corsi di perfezionamento sotto la guida dei docenti del "Mozarteum" di Salisburgo e della University of Miami in Florida. A mutare il corso di una prevedibile carriera di concertista classico, arriva nella sua vita di adolescente la passione per il brit-pop che lo spinge all'età di 19 anni ad attraversare in lungo e largo il Regno Unito con la sua moto.
Alla sua formazione classica si aggiunge, ma meglio sarebbe dire si sovrappone, un diverso e solido background musicale; dalla risultante di queste due culture prendono vita le sue prime canzoni.

Con la complicità di una band residente in Inghilterra (Marco Bosco, Bernard Hoetzle, Fulvio Liberati) si concretizza così tra Londra e Roma, il suo album di debutto prodotto da Marco Patrignani (già produttore artistico di Massimo Di Cataldo)su etichetta Road House Music e arrangiato, oltre che dal titolare, da Romano Musumarra, il noto music maker romano che può vantare collaborazioni con Celine Dion, Ray Charles e la London Symphony Orchestra. Delle grandi potenzialità di Daniele Groff, e del suo stile elettro/acustico/orchestrale destinato ad una immediata riconoscibilità, si sono accorti i network radiofonici che nelle scorse settimane hanno programmato intensamente il primo singolo "Daisy", già dalla prima settimana tra i cinque brani più trasmessi, oggi apertura di questo eccellente lavoro.

E con "Daisy", Daniele Groff vince l'edizione '98 di "Sanremo Famosi" (11 novembre). Nel frattempo esce un altro singolo estratto dal primo cd: si tratta di "io sono io", accompagnato da un video girato a Londra, con atmosfere decolorate e giochi di specchi. Il brano, trasmesso a rotazione nelle radio, aumenta ancora di più la popolarità di Daniele, finchè arriva la notizia: sarà anche lui a Sanremo. Il brano con cui sale sul palco, "adesso", si piazza in quinta posizione, ed è subito programmato nelle radio, mentre in tv si può vedere il video, il terzo tratto dal primo album.


Legata all'uscita di questo brano una singolare iniziativa: Daniele gira mezza Italia promuovendo il suo cd nei negozi di musica, e a chi si presenta con la prima edizione di "variatio 22" regala personalmente una copia del cd singolo di "adesso", tra l'altro non in commercio, in segno di ringraziamento per la fiducia e anche per non costringere i fans a spendere altra 38.000 lire per ricomprare il cd.
Esce anche la seconda edizione del primo disco di Daniele, con il brano di Sanremo e un secondo inedito.

La promozione continua in radio e in tv, e nel frattempo esce anche "lamerica" come singolo, ma solo per le radio, senza video né cd. Dopo il tour estivo aspettiamo tutti un secondo capolavoro...
I Soundabout sono un progetto di musica elettronica in italiano e in inglese nato a Firenze dalla fusione di due formazioni: il duo di Gionni Dall'Orto e Angelo Teardo (bossa nova/elettronica) ed i Funkareem (rap/soul/funk).
Dalle due diverse esperienze i Soundabout ereditano l'attitudine al mixaggio ed al campionamento di suoni elettronici e caldi - originali, "rubati" o di "terza mano" – la liricità del testo e la forza del groove.

Dal vivo la musica dei Soundabout può dilatarsi dalla Dj session al concerto, adattandosi così a situazioni diverse: dagli spazi ampi alle atmosfere più raccolte, dal palco alla consolle del Dj. Oltre a decine di concerti in tutta la Penisola i Soundabout vantano diverse apparizioni televisive (Help, Roxy Bar…).
Particolarmente interessante la line-up del gruppo, comprendente artisti con alle spalle importanti esperienze: Angelo Teardo – voce e drum machine - ha fondato insieme a Gionni Dell'Orto gli Strange Fruit (gruppo cross-over con all'attivo due Cd prodotti da Ernesto De Pascale), collaboratore dell'etichetta Best Sound con cui partecipa alla realizzazione di produzioni discografiche e pubblicitarie (Spaghetti Funk).

Francesco Cipriani – chitarra – suona fino al '90 nei Goppions, la prima formazione di Irene Grandi; insieme a Kareem Bennet fonda nel '96 gli Fk, funk/rap band in procinto di pubblicare il proprio esordio discografico con la Plastic Records. Kareem Bennet – turntables/voce - inizia la propria carriera come vocalist in discoteca, per l'etichetta tedesca Zyx pubblica nel '97 una cover di Jeopard, nel '96 fonda gli Fk insieme a Francesco Cipriani. Gionni Dell'Orto – basso live mixing – suona fino al 1991 insieme ai Goppions di Irene Grandi, successivamente fonda i gli Strange Fruit, partecipa ai tour degli Articolo 31 e dal 97 collabora stabilmente con Marco Parente; nel 1998 compone la colonna sonora dello spettacolo teatrale Il Piccolo Principe di Giorgio Albertazzi, nel 99 arrangia alcuni brani rinascimentali per il Museo del Rinascimento di Firenze.
"Uun organismo vivente in continua evoluzione, che si alimenta raccogliendo l'apporto delle culture con le quali entra in contatto".

Sono i Farafina, di certo una delle più acclamate formazioni africane attualmente in circolazione, in concerto giovedì all'Anfiteatro delle Cascine.
I Farafina nell'autunno del 1996 registrarono il nuovo album, Nemako, uscito nel marzo del 1997. Un CD aspettato a lungo, considerato che la loro ultima creazione risale al giugno 1993 (Faso Denou - Real World). E' un album che per molti giunge come una sorpresa. L'introduzione di suoni elettroacustici su arrangiamenti che fino ad ora sono stati esclusivamente tradizionali, è certamente una delle sue caratteristiche più notevoli: questo è il riflesso del permanente desiderio di esplorazione musicale che stimola i musicisti dei Farafina.

Coloro che lo considerano come una sorpresa non devono dimenticare che, sebbene i Farafina si siano evoluti lungo linee tradizionali, ciò che da sempre li distingue è la loro creatività. Gruppo aperto alla musica del suo tempo, si è prestato al gioco delle associazioni dei generi, coinvolgendosi in progetti insieme ad artisti come Jon Hassel, il cui frutto è rappresentato dal sorprendente album Flash of the spirit, una fusione di musica dell'Africa Occidentale e di avanguardia nord americana; inoltre hanno partecipato anche alla creazione di album di artisti noti come Ryuichi Sakamoto ed i Rolling Stones.

Queste collaborazioni e creazioni così diverse e varie, hanno permesso ai musicisti dei Farafina di venire a contatto con generi musicali solitamente fuori dal loro registro abituale e definito come World Music. I Farafina, dopo numerose esperienze artistiche, hanno ora scelto di capovolgere i loro fondamenti integrando e sposando la loro musica con i suoni occidentali. Il risultato è l'introduzione della tastiera e del basso abilmente fusi con i loro strumenti tradizionali (balafon, djembé, kora, tama e flauto).

I Farafina hanno raggiunto il successo rendendo più accessibile il loro repertorio ed usando abilmente nuovi suoni. Questi ultimi sottolineano e accompagnano la loro musica senza che questa perda la propria identità africana. In questo modo il divario tra la musica occidentale moderna e i suoni del Burkina Faso è minore e l'ascoltatore si immerge rapidamente nell'autentica musica africana. Lo spirito della musica dei Farafina è stato rinvigorito.
Senza perdere nessuna vitalità ed autenticità nelle sue ispirazioni tradizionali questa musica - che parla di moralità, con gli strumenti acustici che eseguono canzoni e arrangiamenti in occasione di celebrazioni come matrimoni e battesimi - ha trovato la chiave per riscuotere un interesse internazionale.

La collaborazione con il musicista belga Thirey van Roy - produttore dell'album Moon di Abdelli - sottolinea la dimensione di musica World. L'unicità delle sue esibizioni, la ricchezza e l'originalità delle sue canzoni, contribuiscono alla produzione di quel magnifico cocktail musicale che è Némako. E' laggiù, ai confini di quello che una volta si chiamava Alto-Volta (attualmente Burkina Faso), che ha avuto origine la musica dei Farafina; una musica autentica guidata dalle danze, dalle parole egli stregoni e dalla passione di un uomo, Mahama Konaté, famoso virtuoso del balafon.

Primo membro del National Ballet dell'Alto-Volta, fondò il gruppo nel 1978 e si esibì nell'Africa occidentale. Nel 1982 durante il loro primo tour europeo, i Farafina furono caldamente accolti da un pubblico entusiasta per una così grande virtuosità e creatività.
La caratteristica predominante della musica dei Farafina è la sottile miscela di ritmi binari e ternari, prodotti da complicati colpi di percussioni, dai motivi non meno sofisticati del balafon e della kora, dalle melodie del flauto e dalle voci.

Tutto ciò che è musicalmente cruciale in Africa si trova nel cuore delle canzoni dei Farafina: questa ricca combinazione polifonica e poliritmica non può lasciare indifferenti gli ascoltatori perché mette in rilievo tutti i fondamenti essenziali del patrimonio sonoro dell'Africa occidentale. Farafina è anche una scuola. A Bobo-Dioulasso, gli anziani istruiscono i giovani musicisti, i quali beneficiano anche dell'esperienza internazionale dei Farafina. E' questa stessa condivisione di conoscenza musicale che ha portato la formazione attuale ad integrare le influenze occidentali con le proprie sonorità e ad aprirsi ad un pubblico sempre più numeroso.

Gli incontri con la modernità, le influenze Mande, le melodie della popolazione del Mali e della Nigeria, le leggende della città di Kong, o ancora i canti e tamburi del Ghana e del Bénin, contribuiscono ad arricchire il repertorio dei Farafina. La musica dei Farafina è quella di un'Africa che danza e nello stesso tempo guarda avanti.
Sabato ingresso gratuito per il Rocky Horror Picture Show, una delle più amate rock'n'roll-opera degli ultimi 30 anni. Sul palco a riproporre lo storico spettacolo - di cui ricordiamo anche una fortunatissima versione cinematografica - saranno i Kaspar Hauser, un nutrito ensemble composto da artisti toscani, nato due anni addietro proprio con l'intento di mettere in scena il Rocky Horror Picture Show.
Domenica primo agosto all'Anfiteatro delle Cascine serata dedicata ai mitici Pearl Jam, di certo una delle più amate rock band degli anni '90.
Sul palco saranno di scena infatti i Pearl Pusher, una scatenata cover-band con repertorio solo brani di Eddie Vedder.

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