Scrosci di applausi dalle platee dei principali teatri di mezza Europa, dove lo show ha debuttato prima che in Italia, con la regia della ex campionessa di ginnastica ritmica di caratura internazionale Giulia Staccioli. Merito di un livello di performance esaltante da parte dei 10 performer di Kataklò che raggiungono vette assolute di perfezione tecnica e di virtuosismo, raccontando per immagini la loro entusiasmante passione per la danza e regalando una nuova libertà al corpo, oltre la più spericolata immaginazione. La potenza espressiva e gli intrecci acrobatici, i costumi, i giochi di luce e le invenzioni sceniche senza pari fin dall’inizio infiammano la platea ed entusiasmano a dovere gli animi a colpi vincenti di esuberante fisicità e prodezze atletiche.
Leggeri e veloci si muovono al ritmo di spettacolari fantasie mozzafiato in un concentrato di quel Kataklò style che ha ricevuto grandi consensi internazionali. Up è un’opera emotiva e istintiva. Se l’effetto teatrale più efficace è quello che permette di sfuggire dalla realtà per evadere in un mondo di libera immaginazione, e se la tecnica diventa lo strumento per arrivare alle emozioni, ecco allora che questa produzione esige, per l’elevata intensità della scrittura coreografica, attenta anche ai minimi particolari, protagonisti di alto spessore tecnico e interpretativo. Dopo avere fatto il giro dei principali teatri di Austria, Germania, Olanda, Svizzera, Belgio, Lussemburgo, accolto ovunque con grande successo, finalmente Up approda nella sua versione rinnovata anche in Italia, con il nuovo allestimento messo a punto dalla sapiente creatività di Giulia Staccioli insieme a Jessica Gandini. Grazie al lavoro di riallestimento è tornato a vivere forte di dinamiche più eccitanti e coinvolgenti che mai: non un riadattamento ma una rinascita, dalla sua prima assoluta nel 2002. Impegnata fino in fondo a riallestire un ottimo spettacolo del suo repertorio coreografico, la compagnia vuole creare in qualche modo l’effetto magnetico di saldatura tra l’ieri e l’oggi.
Con un soggetto che trae ispirazione dalla montagna e dai suoi paesaggi boschivi e che rende omaggio agli sport sulla neve e d’alta quota, il nuovo allestimento riporta l'accento sullo stile di Kataklò, ritornando all’estetica del movimento che deve incantare lo spettatore come se i danzatori fossero attraversati da un medesimo flusso energetico che pesca tra richiami al mondo naturale. Ma li mixa in una centrifuga talmente accelerata che il risultato finale reclama un completo effetto novità. Al primo tempo è affidato un lungo divertissement che disegna movimenti dinamici e vitali.
Al secondo tempo è lasciato di ammantare ogni passaggio coreografico di una sorta di magia, quando spuntano dai rigori di una gelida foresta donne e uomini che dominano la scena appesi a strutture metalliche. Sono gli abitanti del bosco, guerrieri e ninfe crepuscolari che sfoderano grinta e carisma per difendere il loro ambiente naturale. Coup de théâtre. Il ghiaccio si scioglie, una luce forte invade il palco. È come un bagliore che illumina e infuoca. E come un miraggio ad alta quota la scena è sommersa da un diluvio di colori. Il soggetto Primo tempo - Nella prima parte dello spettacolo i danzatori sono uomini impavidi e presuntuosi che vogliono conquistare la montagna, abituati a dominare tutto e tutti.
Gli abitanti del bosco sono infastiditi e impauriti dalla loro presenza minacciosa. La tranquillità e la bellezza della Natura sono ora in pericolo. L’uomo vede il raggiungimento della cima solo come una sfida. Il suo obiettivo è scalare la vetta per affermare il proprio potere dimostrando a se stesso di essere il migliore. Non si cura di quanto lo circonda. Usa la tecnologia per ridurre la fatica e procede verso la meta in modo aggressivo e prepotente. Gli abitanti del bosco inizialmente si ritraggono spaventati.
Sono abituati a vivere in sintonia con la Natura, non a contrastarla. Ma pian piano si abituano all’irruzione degli uomini: si divertono facendo loro dei dispetti e si prendono gioco delle loro manie. Ordinariamente l’uomo vive ai piedi della montagna immerso in una realtà densa, frazionata, di dispersione e lontano dalla perfezione. La Natura mette in luce i suoi difetti e le sue paure. Dopotutto l’uomo è un essere fragile, alla ricerca di un qualcosa che possa dare pienezza alla propria vita.
Mentre la scalata prosegue si attua una trasformazione. Nessuno può affrontare la montagna e non subire alcun cambiamento. Non si resta immuni alla grandiosità e alla perfezione della Natura. L’uomo comprende che oltrepassare la propria condizione ordinaria significa intraprendere la scalata della Montagna raggiungendo non tanto un luogo ma uno stato. Scopo della scalata non è solo quello di raggiungere la vetta ma di intraprendere il viaggio stesso e di proseguire oltre, elevandosi a stati ancora superiori verso l’obiettivo ultimo: la completa e perfetta armonia con se stessi e con la Natura.
L’uomo, per intraprendere l’ascensione, deve arrivare prima al centro della propria individualità. Il centro rappresenta l’origine di tutte le cose da dove tutto parte e si dirama. Salire la montagna per raggiungere la vetta comporta il progressivo abbandono dei mezzi che sono stati utili alla “scalata” e anche il distacco da un mondo tutto esteriore. L’uomo abbandona il desiderio di primeggiare e impara a guardare la Natura con occhi diversi. Si libera di un grosso fardello. È finalmente libero dall’ansia della conquista.
È leggero. Solo nello stato di perfetta semplicità, caratteristico del ritorno allo stato primordiale, ci può essere pura contemplazione che porta alla conoscenza della ragione prima delle cose e a un contatto diretto e vero con la Natura. Secondo tempo - È questo nuovo punto di vista a introdurre lo spettatore nel secondo tempo. L’uomo si mette in ascolto e si lascia guidare dagli abitanti del bosco per accostarsi alla Natura in modo diverso. L’atmosfera è fiabesca. Più spirituale e poetica.
I quadri coreografici quasi rarefatti e surreali. È la montagna che si mostra all’uomo conducendolo in un percorso di “purificazione”. L’acqua ne è il simbolo, in tutti i suoi stadi. Il ghiaccio delle vette, l’acqua dei ruscelli e dei laghi, l’aria fresca e pura. L’acqua è il simbolo della potenza creatrice da cui ogni cosa ha avuto origine ed è il luogo dei continui mutamenti. Col disgelo la Natura rinasce: i fuori sbocciano, gli alberi si destano, gli animali fan capolino dalle loro tane… una nuova energia invade ogni essere vivente e tutto acquista un significato nuovo.
L’acqua dà vita e purifica. L’uomo percepisce il mondo in modo differente, più intimo e spirituale. Acquista una maggior introspezione, riscopre una capacità innata di vivere pienamente e in sintonia con gli altri e con la Natura. È l’equilibrio perfetto. Up è un’occasione di riflessione sul rapporto tra l’Uomo e la Natura, vista sia nella dimensione umana di sfida, sia in quella ancestrale dell’incanto di creature e paesaggi. Il tutto reinterpretando la montagna con i suoi pericoli e i suoi più impenetrabili misteri, con la Natura così compiuta nella sua meravigliosa perfezione e con quella vaga percezione di eternità che si eleva al di sopra dell’umano sentire.
Montagna quindi intesa come luogo di espressione fisica e come rappresentazione di elevazione spirituale.
Lo spettacolo Venerdì 19 e sabato 20 febbraio ore 21; domenica 21 febbraio ore 16:45. I settore: euro 20,00 + prevendita. II settore: euro 16,00 + prevendita. Prevendite presso la cassa del Teatro Puccini dal lunedì al venerdì dalle 15:30 alle 19 e il sabato dalle 10 alle 13 e dalle 15:30 alle 19 e il circuito regionale Box Office.