Zootecnica, miglioramento genetico e biodiversità

L’assemblea annuale degli allevatori toscani che si è riunita oggi a Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 giugno 2017 16:07
Zootecnica, miglioramento genetico e biodiversità

Gli allevamenti toscani in selezione sono circa 1700. I capi iscritti nei libri genealogici sono: 32mila bovini, 43mila ovini, 2300 caprini, 1400 suini 700 equini, 1000 asini.“L’Associazione Regionale degli Allevatori della Toscana ha svolto un prezioso lavoro in termini di miglioramento genetico e attività selettiva garantendo standard elevati alle nostre produzioni zootecniche e favorendo la biodiversità che non può essere vanificato da riduzione di finanziamenti ed accordi di libero scambio" questo l’apprezzamento che Coldiretti Toscana ha espresso durante l’assemblea presieduta da Roberto Nocentini che guida anche l'Associazione nazionale.

Nell’assise fiorentina si respirava un clima sereno dopo le preoccupazioni dei giorni scorsi per l’annunciato taglio di risorse poi rientrato con lo stanziamento da parte del Governo di 15 milioni di Euro. ”Con queste risorse – ha sottolineato Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana - si potranno così proseguire i progetti che il sistema allevatori sta mettendo in campo a tutela del benessere animale e della sostenibilità degli allevamenti a garanzia di salubrità e qualità delle produzioni zootecniche che tutti richiedono”.

L’associazione allevatori riveste un ruolo strategico per la zootecnia Toscana la quale ha, nella ricerca costante della qualità, l'unica strada percorribile per guardare con positività al futuro non solo delle aziende zootecniche ma anche di tutti gli altri settori produttivi che, come indotto o come supporto, traggono vantaggi dalla presenza degli allevamenti sul territorio toscano. La salvaguardia del territorio e dell’ambiente, la produzione di prodotti zootecnici tipici ed apprezzati (carne, formaggi, salumi, ecc.) in Italia e nel mondo, rafforzano ed alimentano uno stretto ed inscindibile rapporto tra la zootecnia, l'agricoltura in genere, ed il turismo e le altre principali attività economiche della Toscana.

Gli allevamenti toscani, pur non risultando numericamente significativi rispetto ad alcune altre regioni italiane particolarmente zootecniche, si contraddistinguono e primeggiano per l’alto profilo genetico e per la ricchezza della biodiversità. Oltre alla Chianina, razza autoctona per eccellenza (nota come le regina delle razze da carni bovine), la Toscana ha il primato, tra le Regioni Italiane, della presenza del maggior numero di specie e razze autoctone. Per i bovini: Chianina, Calvana, Maremmana, Pisana, Pontremolese, Garfagnina; per gli ovini: Massese, Pomarancina, Pecora dell’Amiata, Zerasca, Appenninica, Garfagnina Bianca; per gli equini: Maremmano, Appenninico, Monterufolino, Asino dell’Amiata; per i suini. Cinta Senese, Grigio del Casentino; per gli avicoli: Valdarnese Bianca. Queste specie e razze rappresentano un patrimonio di biodiversità ma sono spesso caratterizzate da una esigua consistenza del numero di capi.

Oltre alle richiamate razze autoctone, in Toscana sono presenti altre pregiate razze tra cui, con una significativa consistenza, la razza Limousine tra i bovini da carne per la quale si sono raggiunti elevati standard genetici.

 “Tutto questo sforzo degli allevatori viene messo a rischio anche da accordi di libero scambio come quelli con il Canada, il CETA. In gioco non c’è solo il futuro del comparto zootecnico – dice Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti Toscana – ma tutto il sistema agroalimentare, che si caratterizza per le molte eccellenze che quotidianamente provengono dalle nostre stalle e vanno sulle tavole e sono ambasciatrici del Made in Tuscany nel mondo”.“L’accordo CETA (accordo economico commerciale globale) è un regalo alle grandi lobby industriali dell’alimentare che colpisce il vero Made in Italy e i prodotti del nostro territorio, in particolare quelli dei settori cerealicolo e delle carni che sono fra quelli più importanti dell’agricoltura senese.

L’accordo favorisce infatti la delocalizzazione, con riflessi pesantissimi sul tema della trasparenza e delle ricadute sanitarie e ambientali” afferma Simone Solfanelli, direttore Coldiretti Siena in occasione del primo voto del Senato sull’accordo di libero scambio tra Unione e Canada.

In particolare l’accordo di libero scambio con il Canada non solo legalizza la pirateria alimentare, accordando il via libera alle imitazioni canadesi dei nostri prodotti più tipici ma spalanca le porte all’invasione a dazio zero di grano duro trattato in preraccolta con il glifosato vietato in Italia e a ingenti quantitivi di carne a dazio zero circa 50.000 tonnellate di carne di manzo e 75.000 tonnellate di carni suine a dazio zero

“Invece oggi ecco il CETA – denuncia la Coldiretti – che uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale i dazi per l’importazione dal Canada dove, appunto, viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia perché accusato di essere cancerogeno. Oltre la metà del grano importato dall’Italia arriva proprio dal Canada dove le lobby in vista dell’accordo Ceta sono già al lavoro contro l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima per la pasta previsto per decreto e trasmesso all’Unione Europea, trovando purtroppo terreno fertile anche in Italia.

A rischio – continua Coldiretti – è lo stesso principio di precauzione, visto che la legislazione canadese ammette l’utilizzo di prodotti chimici vietati in Europa. Ma l’accordo di libero scambio con il Canada legittima inoltre la pirateria alimentare che tanti danni provoca al sistema produttivo Made in Italy, accordando il via libera alle imitazioni canadesi dei nostri prodotti più tipici”.

Per scongiurare questo "pericolo mortale", Coldiretti sta organizzando per il prossimo 5 luglio a Roma una grande manifestazione a cui parteciperà anche una folta delegazione di imprenditori agricoli senesi e, in aggiunta, ha chiesto a tutte le amministrazioni comunali di far sentire la loro voce a fianco degli agricoltori approvando uno specifico ordine del giorno che sensibilizzi il Governo ed il Parlamento.

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