Violenza sulle donne: la Toscana si scuote

Il presidente Enrico Rossi all'obitorio di Pisa: “Infame, vile e malvagio chi si oppone così alla loro libertà”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 agosto 2016 23:59
Violenza sulle donne: la Toscana si scuote

FIRENZE- E' in preparazione una manifestazione per il 10 agosto (alle ore 21.00) in piazza Napoleone a Lucca, davanti a Palazzo Ducale per rendere omaggio a Vania, la donna bruciata viva e morta nei giorni scorsi per mano di un uomo.

Una rosa per Vania. Il presidente della Regione Enrico Rossi ha voluto rendere omaggio stamani, all'obitorio dell'ospedale Santa Chiara di Pisa, alla salma di Vania Vannucchi, la giovane donna arsa viva e morta per mano di un uomo, ennesima vittima di una lunga lista di violenze. Dopo aver sostanto in silenzio davanti al corpo di Vania, il presidente si è intrattenuto brevemente con gli operatori e i responsabili dell'anatomia patologica dell'ospedale. Poi si è soffermato davanti a un lettino anatomico, depositando, come estremo saluto, una rosa rossa.

"Ciò che è accaduto è sconvolgente" dice il presidente della Toscana Enrico Rossi, appena tornato dalla visita alle camere mortuarie di Pisa. Lo sottolinea durante la conferenza stampa, a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, in cui assieme alla vice presidente Barni e all'assessore alla salute Saccardi ha annunciato le maggiori risorse che la Regione, da subito, ha deciso di stanziare per i servizi e le politiche contro la violenza sulle donne. "Di fronte a certi gesti parlare di follia può sembrare quasi una giustificazione e dunque suonare come una parola quasi fuori luogo – sottolinea Rossi -.

Quello che è avvenuto è invece un delitto gravissimo. E' la reazione infame, vile e malvagia da parte di uomini infami, vili e malvagi che così rispondono all'affermazione di libertà della donna". Tre aggettivi che ripete più volte durante la conferenza stampa. "Per questo – aggiunge – è giusto che chi commette simili gesti sia punito, con pene anche più severe di oggi, condannato e messo all'indice". "A differenza di questi uomini la Toscana – conclude – vuole invece fare di più per la libertà più intima delle donne.

La libertà della donne è stato un movimento che h a attraversato il Novecento e gli uomini, tutti, dovrebbe sostenerlo, accettando la sfida del cambiamento".

Serve una sensibilizzazione. Nel corso della conferenza stampa la vice presidente Barni ha annunciato come il prossimo ottobre, mese tradizionalmente rivolto dalla Regione alle iniziative nelle biblioteche, sarà dedicato al dibattito sul tema della violenza. "L'avevamo programmato già prima del grave fatto degli ultimi giorni - spiega - Dobbiamo schierarci: il silenzio aiuta sempre e solo i carnefici". Occorre garantire alle donne che con coraggio arrivano a denunciare chi le maltratta un luogo sicuro dove stare e dove incontrare i figli: un rifugio anonimo, senza indirizzo, per i cinque o sei anni necessari mediamente a celebrare un processo. Ma è necessario anche rieducare chi ha commesso una violenza. L'assessore Saccardi accenna al riguardo ad un progetto portato avanti, con risorse anche regionali, dall'Asl centro con un team di psicologi "per recuperare i maltrattanti, che non sempre dal carcere escono rieducati".

Raddoppiano (quasi) le risorse della Regione per sostenere i servizi e le politiche contro la violenza sulle donne. L'annunciano il presidente della Toscana Enrico Rossi, assieme alla vice presidente Monica Barni che detiene la delega alle pari opportunità. "Contro la violenza sulle donne dobbiamo agire tutti assieme – ripete il presidente – e come Regione siamo i primi pronti a fare la nostra parte". Ai 250 mila euro che già erano in bilancio – 50 mila erano però già prenotati e destinati alla formazione dei docenti, giacché la prevenzione non può che essere anche culturale – si aggiungono così adesso altri 200 mila euro.

Quattrocentomila saranno a disposizione per il 2017. "Dobbiamo isolare e punire gli uomini violenti – sottolinea il presidente - , ma dobbiamo soprattutto non fare sentire le donne sole, aiutarle a denunciare e a non trascurare i segni premonitori. Dobbiamo aumentare la prevenzione per arrestare quelle dinamiche che sfociano in violenza e rafforzare anche la rete territoriale che si prende cura delle donne, dopo che sono state oggetto di violenza".

Nel 2014 l'ultimo stanziamento dello StatoI 400 mila euro che la Regione ha messo sul piatto saranno utilizzati per sostenere anche le attività dei centri antiviolenza che operano sul territorio, ad oggi ventiquattro associazioni e onlus in regola con i requisiti nazionali e distribuite in tutte e dieci le province. Rossi e Barni annunciano un bando che uscirà probabilmente già a ottobre: una boccata di ossigeno in attesa delle risorse statali, da sempre utilizzate per finanziare la preziosa collaborazione di questi centri fatta di ascolto, sostegno, orientamento, protezione alle vittime nel loro percorso di uscita.

L'ultimo stanziamento statale risale infatti a due anni fa valido per il biennio 2013-2014 – 763 mila euro per la Toscana - mentre per i due anni successivi ancora non è arrivato niente. "Naturalmente quei soldi li abbiamo già spesi tutti, fino all'ultimo centesimo – precisa la vice presidente Monica Barni – . La Toscana non può esse re certo additata tra le Regioni che non hanno utilizzato i fondi a disposizione: l'abbiamo fatto e l'abbiamo fatto con estrema trasparenza, con tanto di rendicontazione in open data disponibile sul sito dell'ente".

Una trasparenza riconosciuta da Action Aid. Il 40 per cento dei 763 mila euro arrivati dallo Stato per il 2013 e 2014 sono andati ai centri antiviolenza, attraverso le Province; il resto è stato utilizzato per progetti di rete, per la formazione degli operatori in modo da far parlare a tutti lo stesso linguaggio, per condividere protocolli e procedure, per far meglio conoscere i centri e i loro servizi e sensibilizzare le comunità, per interventi nelle scuole, per l'abbattimento delle rette delle case rifugio che accolgono le donne vittime di violenza, in modo da sgravare parzialmente dalla spesa i bilanci dei Comuni, o per sostenere iniziative per aiutare le donne che hanno subito violenze a reinserirsi nel mondo del lavoro.

Un comitato e una nuova leggeMa la Regione non annuncia solo nuove risorse. Sarà costituito anche un comitato – Regione, Anci e centri antiviolenza – per decidere insieme l'utilizzo delle risorse ed eventuali modifiche alla legge sulla violenza di genere che la Toscana ha dal 2007. Lo si farà già a settembre. Con la riforma delle province che c'è stata l'anno scorso dovrà inoltre essere probabilmente ridiscussa anche la governance.

"Sui giornali e nei media finiscono i fatti di cronaca più eclatanti – conclude Barni – ma i dati ci raccontano una realtà sommersa molto più complessa e sottovalutata. Bisogna lavorare sull'educazione e sulla prevenzione, a tutti i livelli, dalla scuola dell'infanzia all'università, coinvolgendo anche le famiglie: serve educazione al rispetto, al riconoscimento e all'accettazione delle diversità, alla consapevolezza, contro ogni forma di violenza anche verbale che oggi ha investito le nostre comunità, dai social alla politica".

In Toscana 12 donne uccise nel 2014 e 2500 uscite allo scopertoI fatti raccontano che le violenze, è noto, si consumano per lo più all'interno nelle mura domestiche o nella cerchia dei cari, per un sentimento malinteso o per un no che pone fine ad una relazione. In Italia ogni due o tre giorni viene uccisa una donna: Vania Vannucchi a Lucca e Rosaria Lentini a Caserta sono state le ultime due negli ultimi tre giorni. Dodici in tutto sono state le donne uccise in Toscana nel 2014: i numeri sono contenuti nell'ultimo rapporto disponibile, quello sul 2015 è ancora in corso di stesura.

Praticamente è una donna uccisa al mese, mentre in 77, per mano di un familiare, sono morte dal 2006 al 2014, una ogni 46 giorni, 'colpevoli' solo tante volte di voler decidere da sole e di non volersi fare imporre decisioni da altri. Duemilacinquecento sono invece le donne che, sempre in Toscana, nel 2014 hanno trovato il coraggio di uscire allo scoperto e di cercare aiuto per le violenze subite, fisiche ma più spesso psicologiche, magari rivolgendosi proprio ai centri antiviolenza. E' una dato che fa altrettanta impressione, ma è anche il 'mezzo bicchiere' pieno perché è quello che racconta il velo di silenzio finalmente squarciato.

Una duplice richiesta d’impegno per sostenere l’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza. Alla Regione, per varare misure con questo obiettivo, utilizzando anche risorse dal Fondo sociale europeo; al Parlamento, per modificare la normativa relativa alle cooperative sociali, prevedendo l’equiparazione di quelle nate da donne vittime di violenza a quelle impieganti persone svantaggiate, ottenendo così i medesimi incentivi. È ciò che prevede la mozione “Interventi a sostegno dell’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza e di violenza domestica” , proposta dal consigliere Pd Enrico Sostegni e approvata all’unanimità nel Consiglio regionale martedì scorso.

Il Codice Rosa è un progetto della Regione Toscana, sviluppato a seguito dell'esperienza positiva realizzata dalla Asl 9 di Grosseto (dove il Codice Rosa è in funzione dal 2010), rivolto alle persone che accedono alle strutture di pronto soccorso per essere curate: uomini e donne, adulti e minori, vittime di maltrattamenti, abusi e discriminazioni sessuali. Il progetto regionale, che prevede il coinvolgimento interistituzionale e delle associazioni, ha preso avvio dal 2012 e si è sviluppato gradualmente fino alla completa diffusione, avvenuta nel 2014, in tutte le aziende sanitarie toscane.

"L'esperienza toscana ha fatto scuola, e dal 2014 il Codice Rosa è diventato un protocollo nazionale. In questo modo, un'eccellenza toscana è divenuta patrimonio di tutto il paese – afferma l'assessore al diritto alla salute, sociale e sport Stefania Saccardi – Ma il Codice rosa deve diventare sempre di più un percorso di tipo sociosanitario per far seguire all'accoglienza immediata al Pronto soccorso anche la fase sociale di accompagnamento dentro la società, per offrire alle donne un sostegno di tipo abitativo, psicologico, e anche economico, nel momento in cui decidono di allontanarsi dal luogo in cui subiscono violenza e di denunciare il proprio aguzzino". "Quello che come istituzioni abbiamo l'obbligo di garantire alle donne – prosegue Saccardi – è una rete di protezione vera, non solo di tipo sanitario, ma anche nel 'dopo', per tutto il tempo della durata del processo.

Per questo ha grande importanza quanto annunciato dal presidente Rossi: investire di più e aumentare le risorse della Regione Toscana ai centri antiviolenza, perché alla fine è questa la base della vera rete di protezione che può consentire alle donne di liberarsi del proprio maltrattante e di essere autonome e sostenute nei tempi necessari a celebrare i processo. Altrimenti il rischio è che, nella condizione di insicurezza e fragilità in cui si trovano, alla fine tornino dal loro 'carnefice'".

Codice Rosa: cos'è e come funzionaE' un percorso di accoglienza al pronto soccorso dedicato a chi subisce violenza, che si colloca e si armonizza con la storica rete dei centri antiviolenza e delle altre associazioni di volontariato e solidarietà. Parte da una stanza dedicata all'interno del pronto soccorso, nella quale accedono tutti gli specialisti che dovranno visitare la/il paziente. Il suo punto di forza è una task force interistituzionale, una squadra formata da personale socio-sanitario (infermieri, ostetriche, medici, assistenti sociali, psicologi), magistrati, ufficiali di Polizia giudiziaria impegnati in un'attività di tutela delle fasce deboli della popolazione, quelle che possono essere maggiormente esposte a episodi di abuso e violenza: donne soprattutto, ma anche minori, anziani, persone vittime di abusi e discriminazioni sessuali. L'intervento congiunto di questa task force permette di prestare immediate cure mediche e sostegno psicologico a chi subisce violenza, nel fondamentale rispetto della riservatezza.

Questa attività congiunta avviene nella più ampia tutela della privacy e dei "tempi dei silenzi" delle vittime e nel rispetto della loro scelta sul tipo di percorso da seguire dopo le prime cure. Il compito principale del gruppo è l'assistenza socio-sanitaria e giudiziaria alle vittime di violenza, con un'attenzione particolare a far emergere quegli episodi di violenza in cui le vittime hanno difficoltà a raccontare di essere state oggetto di violenza da parte di terzi: una reticenza dovuta spesso alla paura di ritorsioni. Alla base dell'attività della task force c'è un protocollo firmato congiuntamente da Regione Toscana e Procura della Repubblica.

Alle cure si affianca l'azione sinergica e tempestiva delle Procure e delle forze dell'ordine, per rilevare tutti gli elementi utili, avviare le indagini, monitorare e tenere sotto controllo le situazioni a rischio nei casi di mancata denuncia. L'adozione di procedure condivise e di specifici protocolli operativi ha consentito di velocizzare i tempi di indagine e dei processi. Il Codice Rosa non sostituisce il codice di gravità del pronto soccorso, ma viene assegnato insieme al codice di triage da personale formato a riconoscere segnali spesso taciuti di violenze.

Agli utenti ai quali viene attribuito il Codice Rosa è dedicata una stanza, dove vengono create le migliori condizioni per l'accoglienza, la cura e il sostegno, nonché l'avvio delle procedure d'indagine in collaborazione con le forze dell'ordine e, se necessario, l'attivazione delle strutture territoriali per la tutela di situazioni che presentano livelli di rischio elevati. Da quando il Codice rosa è in funzione nelle aziende sanitarie toscane, ha fatto emergere casi di violenza che altrimenti sarebbero rimasti nascosti, dando assistenza alle vittime e facendo perseguire i responsabili. Nel 2015 sono stati 3.049 (2.623 adulti e 426 minori) i casi di Codice Rosa che si sono presentati nei pronto soccorso della Toscana: 2.877 per maltrattamenti (2.504 adulti e 373 minori); 147 per abusi (94 adulti e 53 minori); 25 per stalking (solo adulti).

Nell'allegato, anche i dati suddivisi per Asl. Nel 2014 erano stati 3.268 i casi di Codice Rosa registrati nei pronto soccorso delle aziende sanitarie toscane: 2.827 accessi avevano riguardato gli adulti (2.629 maltrattamenti, 127 abusi, 71 stalking), 441 i minori (355 maltrattamenti, 86 abusi). Nel 2013, nelle 10 aziende in cui il Codice Rosa era attivo (2-4-5-6-8-9-11-12-AOU Careggi-AOU Meyer), sono stati registrati 2.998 casi, di cui 2.646 su adulti (2.536 maltrattamenti, 85 abusi, 25 stalking), e 352 su minori (293 maltrattamenti e 59 abusi). Dall'inizio del 2016 nella Asl Toscana Centro è partita una sperimentazione che ha migliorato e reso più efficace il progetto del Codice Rosa, introducendo un servizio che consente di seguire e assistere sul piano sociale e psicologico le persone vittime di violenza che si sono presentate al pronto soccorso.

La Regione ha destinato 70.000 euro per questa sperimentazione, prevedendo anche il proseguimento delle attività formative a carattere regionale, per garantire la formazione del personale delle aziende che opera nell'assistenza, cura e tutela delle persone vittime di violenza nell'ambito del progetto Codice Rosa.

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