Violenza sulle donne: 1.500 casi in Codice rosa nel primo semestre 2014

Il "percorso rosa" identifica un percorso di accesso al pronto soccorso riservato a tutte le vittime di violenza, senza distinzione di genere o età

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 ottobre 2014 20:50
Violenza sulle donne: 1.500 casi in Codice rosa nel primo semestre 2014

FIRENZE - Sono stati 1.665 i casi di violenza registrati in tutta la Toscana dal Codice Rosa nel primo semestre del 2014. Dal primo gennaio 2014 il Codice Rosa è presente in tutte e 16 le aziende toscane (le 12 aziende sanitarie e le 4 aziende ospedaliero-universitarie), e i dati rilevati dalle aziende confermano l'importanza di proseguire nell'azione intrapresa per il riconoscimento e l'emersione del fenomeno dei maltrattamenti e abusi commessi nei confronti delle fasce deboli della popolazione.

Questi i dati dal 2012, anno in cui, dopo l'esperienza pilota di Grosseto, il Codice Rosa è stato introdotto nelle Asl toscane. Nel 2012 (anno in cui il Codice Rosa era presente in 5 aziende) sono stati registrati 1.455 casi. Nel 2013 (Codice Rosa presente in 10 aziende), 2.998 casi. Nel primo semestre 2014 (tutte e 16 le aziende toscane), 1.665 casi, di cui 1.472 su adulti (1.367 maltrattamenti, 64 abusi, 41 stalking), e 193 su minori (164 maltrattamenti e 29 abusi).

"Con l'estensione del progetto Codice Rosa a tutte le aziende toscane - dice l'assessore al diritto alla salute Luigi Marroni - in ogni azienda è ora attivo un gruppo che opera raccordandosi con la realtà territoriale dei consultori, si armonizza con la storica rete dei centri antiviolenza e delle associazioni di volontariato, con le Forze dell'ordine e le Procure della Repubblica per l'attività di indagine e repressione dei reati".

Approfondimenti

Nei dati rilevati nel primo semestre 2014, negli adulti la percentuale maggiore di incidenza riguarda il sesso femminile con l'84%, le fasce di età più colpite sono quelle 30-39 e 40-49 anni, la cittadinanza è italiana nel 72% di casi. Nei minori, la maggiore incidenza riguarda il sesso femminile nel 52% di casi, ma a differenza degli adulti, nei minori la distinzione non è altrettanto netta; le fasce di età più colpite sono quelle 7-11 e 12-14 anni e la cittadinanza è italiana nel 70% dei casi.

Il "percorso rosa" identifica un percorso di accesso al pronto soccorso riservato a tutte le vittime di violenza, senza distinzione di genere o età che, a causa della loro condizione di fragilità, in particolare nell'ambito delle relazioni affettive e/o di fiducia, più facilmente possono diventare vittime di violenza altrui, trovandosi in situazioni psicologicamente subordinate: donne, uomini, bambini, anziani, immigrati, portatori di handicap, vittime di discriminazioni razziali, religiose o omofobiche, donne sottoposte o a rischio di pratiche di mutilazioni genitali femminili.

Il lavoro di squadra si è rivelato indispensabile per mettere in rete tante competenze diverse - medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, magistratura, forze dell'ordine, associazioni, centri antiviolenza - ed ha consentito di far emergere gli episodi di violenza, dare sostegno alle vittime e perseguire i responsabili. In particolare le problematiche dei minori sono emerse nella loro terribile evidenza, riconoscere i "segni" non sempre palesi di maltrattamenti o abusi è difficile e richiede l'occhio attento del personale.

Grazie ad un'azione formativa specifica, svolta in collaborazione con il Meyer, il personale del pronto soccorso è in grado di contribuire al riconoscimento dei casi e raccordarsi con le forze dell'ordine e le Procure per interrompere storie di violenze troppo spesso collocate all'interno delle mura familiari. Tutto questo è stato possibile grazie alla professionalità , alla motivazione ed alla collaborazione continua di tutti i professionisti che compongono la "squadra regionale" .

Il consigliere regionale Gian Luca Lazzeri (commissione Sanità) e la consigliera comunale Valentina Trambusti in visita al Serristori di Figline."Serve un’accelerazione nell’inizio dei lavori di ampliamento del day hospital oncologico dell’ospedale Serristori di Figline". Lo ha dichiarato il consigliere regionale di Più Toscana e membro della IV commissione Sanità, Gian Luca Lazzeri a margine della visita ai reparti del presidio ospedaliero figlinese con la consigliera comunale Valentina Trambusti (Salvare il Serristori) e Cristina Simoni, presidente del Consiglio Comunale di Figline e Incisa Valdarno.

"Il day hospital oncologico dell’ospedale – sottolinea Lazzeri – è attualmente gestito in compartecipazione con il Calcit, onlus territoriale impegnata nella lotta alle patologie oncologiche che in questi anni ha donato quasi 800mila euro per contribuire alle spese di gestione del reparto e che con le proprie risorse finanzia le spese per una medico che presta la propria attività anche presso l’ospedale di Ponte a Niccheri. L’attività del day ospital oncologico è molto rilevante.

Infatti nel 2013 le  chemioterapie sono state circa 450, le biopsie oltre 300 e sono state effettuate visite periodiche di controllo per circa 3400 malati. Questi numeri confermano che il reparto di oncologia nefrologica è una delle punte di diamante dell’Ospedale Serristori, insieme a quello di ortopedia"."Ma la struttura – continua il Consigliere Regionale - necessita urgentemente di un ampliamento: oggi a causa della mancanza di spazi, alcuni pazienti oncologici sono costretti ad attendere il proprio turno seduti sulle scale della struttura. Ed è per questo che chiediamo con forza che l’ampliamento del day hospital oncologico venga inserito nel primo stralcio di lavori che partirà a breve, 2 milioni e 600mila euro previsti per Casa della Salute e riorganizzazione del pronto soccorso, che ad oggi conta accessi annui per oltre 15mila persone.Ma per il Serristori dobbiamo avere sicurezza anche del finanziamento del secondo stralcio di lavori, che ad oggi non ha garanzie e nessuna certezza.Ma soprattutto è evidente, viste le potenzialità della struttura, ad esempio per ortopedia e diagnostica per immagini, che il Serristori non può essere un ospedale part time di tipo verticale, che in pratica chiude la maggior parte della propria attività il giovedì pomeriggio.È necessario tornare indietro – conclude Lazzeri - in questa scelta ed allora potranno essere assunte tutte quelle decisioni capaci di rendere l’ospedale presidio importante e sinergico con tutta la sanità dell’Asl 10.

Così si potrà veramente fare rete, cominciando anche a dotare l’ospedale di un’apparecchiatura per la risonanza magnetica".

 "Sul mantenimento dei patti territoriali abbiamo ricevuto rassicurazioni anche da parte della Direttrice Sanitaria e sappiamo che il Consigliere Lazzeri se ne sta occupando quotidianamente". Ha dichiarato Valentina Trambusti, Consigliera comunale della lista “Salvare il Serristori”.A novembre – continua Trambusti – dovrebbero entrare nell’organico un medico  cardiologo e un nuovo anestesista, rispondendo finalmente alle numerose richieste dei cittadini. È fondamentale però – conclude Trambusti - che, nel momento in cui si preveda la ristrutturazione del pronto soccorso, si individui anche il personale dedicato solo a questa struttura, senza attingere a quello interno, in particolare nelle ore notturne".

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