Vino: un'annata difficile per chi vuole crescere

I cambiamenti climatici frenano lo sviluppo di un settore chiave per il futuro. In visita in Valdarno dove potrebbero registrarsi cali fino al 50% della produzione. Lucia Madiai del Podere La Madia: “Continuiamo a lavorare alla crescita delle produzioni, nonostante i danni alle colture colpite dalla siccità”

Nicola
Nicola Novelli
04 settembre 2017 09:46
Vino: un'annata difficile per chi vuole crescere
Foto di Miriam Curatolo

Firenze, settembre 2017 – Ormai si può parlare di rischio investimenti degli agricoltori di fronte agli effetti della siccità, che nelle prossime settimane potrebbe mettere in difficoltà anche il settore più fiorente, quello del Vino, a Firenze e in tutta la Toscana. Per capirlo Nove da Firenze ha visitato il Podere La Madia, un’azienda a conduzione familiare nel Val d’Arno di Sopra. Si tratta di dieci ettari di terreno, di cui sette di olivete e tre di vigneti disposti sui terrazzamenti originari, alle pendici del massiccio del Pratomagno, dove si producono olio extravergine di oliva e vini tipici. La responsabile, titolare e conduttrice, dell’azienda è Lucia Madiai, con la quale collaborano il marito Carlo e il figlio Giacomo.

L’azienda si trova in provincia di Arezzo, in parte all’interno dell’Area Naturale Protetta delle Balze, e gode di un paesaggio suggestivo. “Abbiamo iniziato nel 1996 con l’acquisto del primo terreno dotato di 150 alberi di olivo sulla strada Setteponti Ponente -racconta a Nove da Firenze Lucia Madiai- Da poco ci eravamo trasferiti dalla città per comodità, e quando ci offrirono un terreno accanto a casa, pensammo che avremmo potuto dedicarci alla terra per svago, nel fine settimana.

La reazione scettica nei nostri confronti da parte di qualche agricoltore della zona, fu per noi un stimolo, una sfida. Così decidemmo di ampliare la proprietà con l'acquisizione di altri terreni, sempre impiantati ad olivete e successivamente anche dei vigneti. Ormai eravamo un’azienda agricola. Fin dall’inizio abbiamo provato a rispettare criteri biologici. Non abbiamo mai fatto uso di concimazioni, o trattamenti chimici per la difesa degli olivi dai parassiti e malattie fungine.

E dal 2015 siamo certificati Biologico da ICEA”.

“Avremo una vendemmia di grande qualità – spiega a Nove da Firenze Carlo Crocchini– ma scarsa dal punto di vista quantitativo, come non avevamo mai visto. Per alcuni vitigni temiamo cali del 50%. Per l’olio, la mancanza di prodotto potrebbe proiettare i costi 2017 a un livello troppo oneroso per tanti piccoli agricoltori come noi, che si prendono cura di un territorio conosciuto in tutto il mondo. Il rischio è di veder annientare gli investimenti recenti. La piovosità delle prossime settimane sarà decisiva per l’annata 2017/2018”.

Ci spostiamo a vistare la cantina, bella e moderna. “Grazie alla qualità elevata dell’uva che perviene in cantina possiamo ridurre a livelli irrisori la quantità di solfiti aggiunti -precisa Lucia- La presenza dei solfiti all’interno del nostro vino è a livelli minimi rispetto ai valori consentiti per legge per i vini normali e molto inferiore anche a quanto previsto per vini biologici. Il nostro vino è prodotto nel vigneto. In cantina si attuano solo le procedure atte all’affinamento. Non effettuiamo nessuna chiarifica con sostanze di origine animale, che deve avvenire con un processo naturale nel corso del tempo, con sedimentazione aiutata dall’azione del freddo invernale e eliminata con successivi travasi. I nostri prodotti dispongono infatti della certificazione Vegan OK e la nostra azienda è associata alla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti e socia di F.I.V.I. Toscana”.

“Se non ricomincia a piovere nelle prossime settimane, entro fine mese, quest'annata dovrà essere gestita in termini straordinari, a causa del probabile calo delle produzioni -prevede Carlo - Nei giorni scorsi abbiamo dovuto anticipare la vendemmia del Sangiovese, anche per alleggerire le piante. Eravamo abituati a una resa del 70% in termini di quantità di uva convertita in prodotto. Stavolta siamo scesi quasi al 40%. Abbiamo deciso di sperimentare la vinificazione di Rosé, cercando di sfruttare la maggiore acidità di quest’annata.

Resta il fatto che dovremo registrare danni soprattutto nei nuovi impianti e di conseguenza una grave perdita di investimenti effettuati negli anni scorsi –aggiunge Carlo– Avevamo progettato la crescita dell’azienda agricola con un piano triennale. L'obiettivo passare da una produzione annua di 8.000 bottiglie a 15.000 entro il 2018. Temo che dovremo aggiornare il target al 2020. Dopo la mosca del 2014, avevamo registrato due buone annate. Ma il 2017 ci costringe a rivedere la prospettiva del nostro progetto d'impresa, di fronte a un cambiamento climatico che coinvolge tutto il settore agricolo”.

“Fino dall’inizio della nostra attività abbiamo provato a impostare la nostra agricoltura sui criteri della conduzione biologica e più recentemente abbiamo deciso che dovevamo andare oltre -spiega a Nove da Firenze Lucia Madiai- Abbiamo scelto di non introdurre in azienda nessuna forma di fertilizzazione basata su concimi, neanche di natura organica. Tutti gli anni, in zone diverse della azienda a seconda della necessità, si procede alla semina di favino, lupino, erba medica, trifoglio, veccia, oltre a triturare e restituire al suolo tutte le ramaglie delle potature sia delle viti che degli olivi.

Con questo metodo il suolo si arricchisce di humus, si riempie di forme di vita e le piante attraverso le radici estraggono dal terreno le sostanze nutritive per la loro crescita. Nei vigneti e olivete abbiamo una presenza importante di coccinelle, predatore di afidi e tignole, a dimostrazione dell’equilibrio ambientale che si è ricreato con la nostra gestione. La coccinella è diventato il nostro animale portafortuna che abbiamo riprodotto anche sulle etichette dei prodotti. Con questo metodo nutriamo il terreno e sviluppiamo le piante in armonia con il suolo.

Nella nostra azienda deve essere la forza della natura a prevalere”.

Le produzioni del Podere La Madia

Nel corso degli anni l’azienda agricola si è sviluppata con acquisizione di terreni anche non contigui. “Il vigneto Cafaggio, con cui abbiamo avvitato la nostra attività di vignaioli è posizionato su terrazzamenti originari, alcuni in promiscuità con piante di olivo, ad una altitudine variabile da 300 a 450 m/s.l.m. con esposizione a sud- ovest. Questo vigneto risulta in parte già presente da foto aeree dell’I.G.M, in nostro possesso, scattate nel 1965 -racconta Lucia- Lo abbiamo acquistato in stato di totale abbandono, per cui procedemmo a nuova palificazione con pali in castagno e di rimpiazzi delle viti mancanti con cloni pregiati di Sangiovese e di Malvasia Bianca Lunga, ma coesistono ancora vecchie piante di Sangiovese, Colorino e Canaiolo.

La vigna Farneto, di recente realizzazione in sostituzione di una vecchia vigna esistente, è divisa in una terrazzata orientata a est con impianto di Pinot Nero e una pianeggiante orientata a sud con Sangiovese. La vigna Colombaia era stata impiantata nel 1966. Noi l’abbiamo recuperata, salvando le vecchie viti, in parte a piede franco. Non è stato facile riportare il vigneto a nuova vita. Ora le vecchie viti producono uva di altissima qualità e vino di grande struttura.

Il vigneto è composto per la maggior parte da vecchi vitigni di Sangiovese e Sanvicetro e altri vitigni a bacca rossa autoctoni del Val d’Arno che non siamo ancora riusciti a identificare, perché probabilmente scomparsi. Una parte del vigneto è costituita da vitigni di Pinot Nero oggetto di vinificazione separata. Da vigna Colombaia si ottengono due vini, un Sangiovese di grande struttura denominato proprio Colombaia e un Pinot Nero molto elegante.

Vigna Colombaia è esposta a sud-est su piccoli terrazzamenti”.

“Oltre al calo della produzione di uva dovuto alle condizioni climatiche, noi prossimi anni per ovviare al ripetersi di analoghe situazioni, avremo la necessità di incrementare le risorse idriche disponibili, nonostante che nel Valdarno superiore non manchino” ipotizza Carlo. “So bene che le novità provocate dai cambiamenti climatici hanno bisogno di una fase di adattamento -aggiunge Carlo- Solo accettarlo è la strada per concretizzare il futuro. Si tratta di cambiamenti inevitabili, che dobbiamo esser in grado di gestire con i fatti.

Tutte le viti dei nostri vigneti sono tenute a spalliera e con metodo di potatura Guyot. Proprio la posizione dei vigneti, esposti e con conformazione a terrazzamento sul fianco della montagna ha acuito la scarsa piovosità di quest’anno, sommata alla gelata di primavera. Il vento sempre presente ha asciugato ulteriormente la nostra uva. Come sempre abbiamo iniziato molto presto la potatura verde allo scopo di creare le migliori condizioni per l’arieggiamento dei grappoli, ripetuta più volte fino ad arrivare ad una completa sfogliatura con grappoli ben esposti.

Così riusciamo a contenere i trattamenti di rame e zolfo al minimo indispensabile migliorandone molto l’efficacia pur riducendo molto la quantità di prodotto impegnato. La cura che dedichiamo ai nostri vigneti, molto impegnativi per la loro conformazione a terrazzamenti, è tanta, ma il nostro vino presenta profumi meravigliosi e sapori esclusivi”.

Al Podere La Madia è possibile effettuare visite in cantina su prenotazione, con degustazione di olio e vini. Si possono assaggiare: il Cafaggio, un Vino Bianco Toscano I.G.T. con certificazione Biologico e Vegan OK, il Bagnolo, Sangiovese del Val d’Arno di Sopra D.O.C., con certificazione Vegan OK, e l’ Olio Extravergine di Oliva prodotto esclusivamente dalle olive raccolte manualmente dalle piante dell’azienda, il 45% da cultivar Moraiolo, il 35% da cultivar Frantoio e il rimanente da cultivar Leccino ed altre cultivar autoctone del Valdarno Superiore.

Su appuntamento è anche possibile pranzare in azienda, accompagnando i vini a prodotti tipici del territorio che variano in relazione al periodo dell’anno. Per informazioni +393337160250.

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