Via Bufalini: nuova vita al complesso della ex Cassa di Risparmio

Alloggi via dei Pepi messi in vendita dall'amministrazione: critiche dal consiglio comunale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 luglio 2017 22:17
Via Bufalini: nuova vita al complesso della ex Cassa di Risparmio

Nuova vita al grande complesso immobiliare ex Cassa di Risparmio di via Bufalini che rinasce con un mix di funzioni e dà il via al recupero dell’area di piazza Brunelleschi. È il ‘pacchetto’ legato alla convenzione per l'attivazione della scheda del regolamento urbanistico ex Cassa di Risparmio che ha avuto ieri il via libera della giunta di Palazzo Vecchio su proposta dell’assessore all’Urbanistica Giovanni Bettarini. 

“Un intervento molto atteso che rilancia un importante pezzo di centro storico – ha detto Bettarini – Una trasformazione che porterà nuova vitalità non solo all’intero complesso immobiliare dopo anni di abbandono, ma anche a tutta l’area di piazza Brunelleschi”. L’ampio complesso immobiliare ex Cassa di Risparmio, parzialmente abbandonato dopo la dismissione da parte della banca e il trasferimento della sede dal centro cittadino a Novoli, è situato nel cuore della città, lungo via Bufalini, via de’ Servi, via del Castellaccio e piazza Brunelleschi e si compone di immobili differenti per epoca, tipologia e qualità.

L’intervento di trasformazione prevede la realizzazione di un mix funzionale orientato per lo più al residenziale e ai servizi connessi, con riduzione del direzionale a vantaggio del commercio di vicinato, di una media struttura di vendita e della realizzazione di un parcheggio. In particolare, le destinazioni d’uso previste sono per il 70% residenziale comprensiva degli esercizi commerciali di vicinato, 5% commerciale relativa alle medie strutture di vendita e 25% direzionale comprensiva delle attività private di servizio.

La somma dovuta a titolo di compensazione è di 657mila euro e andrà a finanziare una serie di interventi. In particolare saranno realizzati: in piazza Brunelleschi la predisposizione per il potenziamento delle telecamere per un importo di 26mila euro; la nuova segnaletica di orientamento del quartiere tra porta San Gallo, piazza Duomo e porta alla Croce per un importo di 79.600 euro; in via del Castellaccio il rifacimento e allargamento del marciapiede in lastrichino di pietra arenaria lato numeri pari per un importo di 32mila euro e il rifacimento del manto della carreggiata per un importo di 10mila euro; sempre in piazza Brunelleschi il rifacimento e allargamento del marciapiede lato abitazioni per un importo di 48mila euro; sulla carreggiata di collegamento tra via del Castellaccio e via degli Alfani la nuova pavimentazione in lastrico di pietra forte e il rifacimento delle caditoie per un importo di 340mila euro.

L’importo residuo sarà destinato al rifacimento di carreggiata, caditoie e fondazione stradale lato civici 18-19. Le opere saranno progettate ed eseguite dal Comune. Gli interventi di riqualificazione di piazza Brunelleschi sono compatibili con le previsioni della scheda del regolamento urbanistico relativa al parcheggio.

"La Regione conferma che gli alloggi di via dei Pepi sono case popolari ERP e quindi il Comune di Firenze non può venderli, se non agli assegnatari e a prezzi calmierati e reinvestendo in nuove case ERP". Lo afferma Miriam Amato, consigliera di Alternativa Libera, dopo aver saputo della risposta dell'assessore regionale Ceccarelli a una interrogazione in Consiglio Regionale, presentata dal gruppo Sì Toscana a Sinistra.."E' pronto un esposto per la violazione della normativa regionale- aggiunge la consigliera - se l'amministrazione comunale conferma l'alienazione degli alloggi di via dei Pepi: non può specularci, vendendoli alla società Invimit (Investimenti immobiliari italiani S.p.A.) che fa capo al Ministero dell’economia, destinando oltretutto il ricavato senza vincoli nel bilancio ordinario"."L'amministrazione ha già operato arbitrariamente con le famiglie già spostate da via dei Pepi negli alloggi popolari di viale Giannotti - conclude Amato - contraddicendo platealmente il suo impegno politico, tante volte dichiarato, di riportare la residenza nel centro storico".

“Stiamo parlando della vendita di quelle che sono fra le ultime case popolari rimaste nel centro di Firenze. In altri termini, l’alienazione ad Invimit dei 13 immobili di via de’ Pepi è il compimento dell’inesorabile ‘gentrificazione’ del centro della città, da cui sono stati espulsi i normali cittadini per lasciare il posto alla rendita, alla speculazione e al turismo. Questo è un progetto di città che viene perseguito ad ogni costo, anche aggirando le norme regionali - afferma il capogruppo di Sì Toscana a Sinistra in Consiglio regionale, Tommaso Fattori, insieme al Capogruppo di Firenze riparte a sinistra in Palazzo Vecchio, Tommaso Grassi - .

La notizia è chiara e il dato oggettivo incontrovertibile. Se la direzione patrimonio del Comune di Firenze ha affermato che questi immobili sarebbero ‘beni alienabili non riconducibili a Edilizia Residenziale Pubblica (ERP)’, l’assessore regionale Ceccarelli, nel rispondere alla nostra interrogazione, ha inequivocabilmente chiarito che invece gli immobili in questione ‘sono senz’altro ascrivibili al patrimonio ERP’. Si tratta, infatti, di case popolari che hanno goduto di finanziamenti per l’edilizia pubblica e che sono stati utilizzati con questa finalità per almeno trent’anni, ospitando assegnatari ERP. Se ne deduce che questi immobili non possono affatto essere venduti nella maniera in cui il Comune si appresta a venderli e che anche le procedure utilizzate dal Comune di Firenze per liberare gli alloggi violano le norme regionali.

Siccome le persone spostate da via dei Pepi sono state ricollocate in alloggi popolari in viale Giannotti, se ne ricava che questi appartamenti ERP sono stati a loro volta sottratti, in un gioco delle tre carte, alle famiglie che erano da tempo in graduatoria, in attesa dell’assegnazione di una casa popolare. Classificando gli appartamenti di via de’ Pepi come immobili di edilizia ordinaria, il Comune cerca anche di far sparire automaticamente l’obbligo a reinvestire i soldi ricavati dalla vendita in edilizia popolare residenziale, dato che i soldi potranno finire nel bilancio senza vincoli di sorta per il loro utilizzo”.

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