Un ragazzo è morto: sui Social commenti razzisti e rabbia contro le istituzioni

Presi di mira con offese inqualificabili gli spazi di discussione sui giornali on line e i profili Facebook del sindaco di Firenze e del presidente della Regione Toscana

Antonio
Antonio Lenoci
12 giugno 2018 17:43
Un ragazzo è morto: sui Social commenti razzisti e rabbia contro le istituzioni

Firenze - A seguito della morte di un ragazzo di 29 anni travolto da un'auto sul viale Canova, durante una lite tra bande sfociata in un folle inseguimento, il sindaco Dario Nardella ed il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi hanno rilanciato sui Social alcune dichiarazioni unite al cordoglio pubblico. Numerosi i commenti da parte dei frequentatori del social, alcuni profili hanno nomi di fantasia ed usano toni molto accesi. Tolte le offese dirette alle istituzioni, moderate a fatica dai gestori dei profili pubblici e dei giornali on line come Nove da Firenze, molte sono invettive che tuttavia associano collettivamente i colpevoli all'intera comunità etnica ospitata presso i campi rom alle porte della città.

Le accuse rivolte alle istituzioni locali fanno perno sulle dichiarazioni riguardanti, da un lato la volontà di "chiudere i campi rom" e dall'altra di mantenere attive "politiche sociali di accoglienza". Il tema fa eco al dibattito nazionale ed il caso "Aquarius", la nave carica di migranti cui è stato rifiutato l'attracco sui porti italiani. I commentatori fanno poi riferimento all'episodio accaduto sul Ponte Vespucci a Firenze, l'omicidio del senegalese Idy. La vedova (già colpita dal lutto per la strage di piazza Dalmazia) è stata destinataria di un contributo pubblico riconosciutole quale aiuto solidale, e lo stesso viene adesso sollecitato anche per la famiglia del giovane deceduto.

Chi si occupa di moderare le Pagine Social dei quotidiani incontra difficoltà nel seguire le discussioni; si ripropone dunque il problema sollevato da Nove da Firenze in merito alla gestione dei commenti all'interno di una piattaforma social, già al centro della polemica internazionale per la mancanza di controllo. Il giornalista deontologicamente non può tradire la libertà di espressione di pensiero del lettore. Ma in circostanze come l'attuale è letteralmente sommerso dalla degenerazione crescente della discussione pubblica.

Si è parlato di "rabbia comprensibile", ma in alcuni casi lo scambio di battute riguarda la rappresentazione di un contesto sociale fortemente contraddistinto da una visione pregiudizialmente contrapposta tra "noi e loro", ed uso di parole che sottolineano la preclusione nei confronti della diversità di "razza" e cultura. Mancano le proposte "alternative" mentre abbondano i verbi all'imperativo sposati a termini quali "bruciare" "radere al suolo" e "sterminare". Circa la questione della cittadinanza, la richiesta di "allontanamento" o "espulsione" sembra scontrarsi con un discorso più complesso: spesso si tratta, infatti, di persone con cittadinanza italiana o apolidi, ma nati in Italia decenni fa.

Potremmo riportare decine di commenti inqualificabili postati senza vergogna sui profili di Rossi e Nardella, ma preferiamo un'altra strada: invitiamo i nostri lettori a leggerli direttamente e riflettere.

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