Un albero al parco dell’Argingrosso chiamato Bataclan

Marsigliese e Inno di Mameli in apertura del Consiglio regionale, con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime. Iniziativa del Capogruppo di Forza Italia Stefano Mugnai: «Un presepe nel nostro palazzo, ogni consigliere porti un personaggio». Semplici (Forza Italia): "No al progetto della grande Moschea a Firenze". Cenni e Chaouki (Pd): “Integrazione e unità per combattere il terrorismo”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 novembre 2015 21:59
Un albero al parco dell’Argingrosso chiamato Bataclan

Firenze– “Bataclan! Lorenzo, un bambino della prima media della Pirandello, ha proposto di chiamare così uno dei sei aceri che abbiano piantato stamani al parco dell’Argingrosso per la Festa dell’Albero al Quartiere 4. Ci è sembrata una idea buona e giusta e non c’è bisogno di ulteriori commenti. Lunga vita a Bataclan!” è il commento del presidente del quartiere 4 Mirko Dormentoni. Questa mattina, alle ore 11,00, due classi del comprensivo Pirandello (una classe quinta della primaria e una prima media) si sono ritrovate in Via delle Isole angolo Via dell’Isolotto dove hanno ripiantato 6 aceri che erano stati tolti per i lavori dell’emissario riva sinistra del fiume Arno.

Ai ragazzi è stato spiegato l’importanza di quest’opera: con questi lavori infatti vengono raccolte le acque reflue pertanto in tempi brevi consentiranno di poter godere di un fiume Arno con acque sicuramente più pulite! Erano presenti oltre al Presidente del Quartiere 4 Mirko Dormentoni, i tecnici di Ersa – Publiacqua, l’Ing. Rocco Sturchio Direttore del 2° lotto di lavori, nonché l’Avv. Eva Carrai membro del CdA Publiacqua. Questa iniziativa era nel calendario dei numerosi eventi organizzati dal Quartiere 4 in occasione della Festa dell’Albero 2015. Ogni albero è stato battezzato dagli alunni del comprensivo Pirandello ed un momento molto significativo è stato quando Lorenzo della classe 5c ha chiesto di poter chiamare Bataclan uno degli aceri in memoria dei ragazzi uccisi dai terroristi islamici a Parigi lo scorso venerdì. Sono tanti i buoni obbiettivi raggiunti con questa iniziativa, un fiume più pulito, tanti alberi piantati così importanti e preziosi per l’ambiente ed un gesto dettato dal cuore dei piccoli grandi cittadini del nostro cuore – un applauso ha salutato l’acero Bataclan con l’augurio di crescere forte ma di non far dimenticare il nome che porta.

La Marsigliese in apertura dei lavori dell’aula, unita all’Inno di Mameli, per testimoniare la vicinanza piena e totale tra il popolo italiano e quello francese, e in particoare tra la Toscana e i cugini d’Oltralpe. Questo il sentimento trasmesso dal presidente del Consiglio Eugenio Giani che ha parlato di “testimonianza”, ha espresso il cordoglio a nome di tutti i toscani, ha ricordato i tanti intrecci tra le storie di due popoli. A partire dal 17 novembre 1494, quando Carlo VIII entrò a Firenze; alla piazza Bonaparte a San Miniato, segno di radici profonde; alla Toscana che dal 1808 fu per sei anni regione dell’Impero francese.

Un exursus storico per dare ancora più forza all’impegno: “Occorre combattere questi pazzi criminali e nichilisti che rappresentano il male allo stato assoluto – ha ammonito Giani – mi rifiuto di fare qualsiasi riferimento religioso, perché ogni credo è portatore di pace e valori”. “Il problema è politico – ha proseguito il presidente – e come tale va affrontato: occorre contrastare chi è foriero di follia e distruzione, isolare i terroristi dell’Isis, capire nel mondo occidentale dove questi nichilisti possano raccogliere finanziamenti e armi, avere il coraggio di far dialogare i mondi del pianeta”. “Nella schiettezza delle immagini di Obama e Putin che dialogano tra loro ho visto una speranza – ha aggiunto Giani – la speranza di poter eliminare questo tumore, questo bubbone che rischia di condizionare le vite di ognuno di noi”.

Da qui l’invito a “non farsi prendere dalla logica della provocazione, a contrastare con lucidità e grande vigilanza questo pericolo, mettendo al centro la sicurezza”. “Come l’Italia ha vinto le Brigate Rosse – ha affermato – lo spirito e il coraggio delle nazioni può contrastare il terrorismo nichilista”. “Mi sento di interpretare l’identità del popolo toscano dicendo ai francesi: siamo con voi con quella spontaneità e immedesimazione che ci ha visti riuniti davanti al Consolato francese dopo gli attentati di Parigi – ha concluso Giani –.

Parlerà per noi la Festa della Toscana, ogni iniziativa di questa edizione sarà dedicata ai cugini d’Oltralpe”. Alle parole del presidente è seguito un serrato dibattito, conclusosi con un minuto di silenzio e con un applauso dell’Aula.

«Facciamo un presepe anche in Consiglio regionale. E, per evitare spese non istituzionali su cui la Corte dei Conti potrebbe puntare l’attenzione, propongo che ciascun consigliere contribuisca portando un personaggio. In questo modo potremo anche ‘fare squadra’ contro gli integralismi, riaffermando la nostra storia e le nostre radici culturali e civiche»: la proposta, rivolta al Presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani poco fa durante la seduta dell’assemblea toscana, parte dal Capogruppo di Forza Italia Stefano Mugnai che così prende l’iniziativa dopo gli attentati del 13 novembre a Parigi. «Per un malinteso senso di accoglienza – riflette Mugnai – noi finora siamo stati quelli che hanno vietato le mostre di arte sacra del Novecento ai bambini delle elementari per non dispiacere ai non cattolici.

Siamo quelli che hanno vietato il presepe nelle scuole per non urtare chi il Natale non lo festeggia. Siamo quelli che non servono prosciutto a nessuno, nelle mense, senza lasciare libertà di scelta ai bambini che invece non avrebbero problemi a mangiarne. Ma questo nascondere sotto un tappeto di disconferme che umilia e offende noi stessi e la nostra matrice culturale contribuisce a creare spazio agli estremismi. Quanto è stato fatto finora è una automutilazione culturale nella quale, mentre noi arretriamo, contemporaneamente gli estremismi occupano quello spazio.

I risultati hanno il sapore amaro che stiamo sperimentando in queste ore». «Noi, è vero, siamo anche quelli che negli anni 70 hanno sconfitto il terrorismo brigatista. Anche allora, però, c’erano resistenze ad accettare che quella lotta armata era guerra allo stato e che implicava una reazione di contrasto adeguata ed eradicante. Finché non l’abbiamo capito, non abbiamo vinto sul terrorismo. Oggi si ripete la stessa dinamica, con la stessa resistenza ad accettare la realtà dei fatti: siamo in guerra.

Non perché l’abbiamo deciso noi, ma perché ci sparano addosso. E serve una reazione adeguata, in armi e in pensiero. Anche allora c’era chi diceva “Né con le Br, né con lo Stato”; ma non abbiamo vinto la lotta al terrorismo finché quella scelta di campo non è stata compiuta in maniera netta. Anche oggi serve una scelta di campo: per i nostri valori, contro chi vorrebbe annientarli annegandoli in un bagno di sangue. Oggi vergognarsi della nostra storia e della storia della nostra cultura, dei nostri valori, della nostra identità non integra: dis-integra.

Noi stessi, innanzitutto. Offre il petto. La nostra cultura e le nostre tradizioni sono lo scudo a tutto questo. Perciò plaudo alla campagna avviata da QN per il presepe nelle scuole e perciò dico: facciamolo anche noi».

Il consigliere metropolitano di Firenze Marco Semplici, con il Presidente del Club Giglio Azzurro Tommaso Villa e l On. Guglielmo Picchi (Segretario della commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Deputati), ha rilasciato la seguente nota: "Dopo i drammatici fatti di Parigi che ancora oggi ci turbano nel profondo, crediamo sia giunto il momento di parlare chiaro e di dare le giuste priorità alla nostra città. I cittadini europei, italiani e fiorentini chiedono Sicurezza e le garanzie per vivere con maggiore serenità possibile la propria quotidianità". I recenti fatti di cronaca "dimostrano che, ad oggi, non siamo in grado di contenere e prevedere l'azione del terrorismo islamico.

Il grande assente in questo dibattito risulta - ancora una volta - il presunto Islam moderato che ha tardato a condannare il massacro di Parigi. Proprio per questi motivi riteniamo che non sia questo il momento di favorire la nascita di una nuova grande Moschea soprattutto se costruita e pensata senza il coinvolgimento dell'opinione pubblica." Il Sindaco Dario Nardella "dichiarò non molti mesi fa che l'interlocutore, per arrivare alla nuova grande Moschea, sarebbe stato la Comunità Islamica fiorentina.

Ebbene noi crediamo che, il confronto su questo tema, debba essere in primis con i nostri concittadini; i fiorentini. Siamo sempre più convinti che non sia il momento delle scelte buoniste ma delle scelte giuste realizzate da una classe politica responsabile. La stampa locale proprio in questi giorni ci ricordava come 'Ci siano almeno una decina di «indesiderati» in Toscana'. Musulmani ritenuti estremisti, pronti per essere espulsi dal nostro Paese. Non possiamo più fare finta di niente, occorre prendere coscienza dei fatti e bloccare la realizzazione di qualsiasi potenziale rischio, come una grande Moschea, in questa fase delicata del nostro presente." "Piuttosto invitiamo il Sindaco Metropolitano ad assegnare la delega della Sicurezza in Città Metropolitana di Firenze.

Occorre che la politica e le istituzioni si assumano le proprie responsabilità. Firenze può conciliare virtuosamente la peculiarità, riconosciuta da tutti, di capitale del dialogo interreligioso con le dovute scelte strategiche finalizzate ad una maggiore sicurezza dei propri concittadini e turisti."

Un appello alla compattezza, al confronto e all’integrazione per promuovere il dialogo interreligioso contro il terrorismo arriva sia dalla deputata senese, Susanna Cenni che dal suo giovane collega Khalid Chaouki, classe 1983, originario del Marocco: "È importante che la mobilitazione civile, sociale, politica e religiosa contro il massacro di Parigi non si fermi. Il nostro sostegno e apprezzamento va alle comunità colligiane che hanno promosso la marcia per la pace di oggi pomeriggio. Isolare e condannare le facili e razziste equazioni è una delle necessarie e urgenti risposte da dare per combattere la violenza terrorista. Questa è la strada giusta, quelle di comunità coese in cui l'integrazione è la cifra del livello di civiltà".

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