Toscana: quasi la metà di foci di fiumi e canali monitorati risultano inquinati

Goletta Verde di Legambiente: “I deficit depurativi sono noti da anni, ma una Regione che è sempre stata attenta alle politiche ambientali non può permettersi di perdere altro tempo per tutelare una delle sue maggiori risorse. È urgente adeguare e rendere più efficiente il sistema depurativo, con particolare attenzione alle aree interne che spesso contribuiscono in maniera rilevante all’inquinamento delle località costiere”. Le Guardie ambientali volontarie dopo 20 anni cesseranno la propria attività

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 giugno 2016 14:04
Toscana: quasi la metà di foci di fiumi e canali monitorati risultano inquinati

Quasi la metà dei punti monitorati presentato situazioni di criticità, localizzati in particolare nell’area a nord della regione, in Versilia e in due punti all’isola d’Elba. Sui diciannove punti monitorati lungo le coste toscane, nove presentano cariche batteriche elevate e per otto di questi il giudizio è di fortemente inquinato. Nel mirino ancora una volta foci di fiumi, canali e torrenti che continuano a immettere in mare sostanze inquinanti. È questo l’esito dell’indagine di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane - realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati eil sostegnodei partner tecnici NAU e Novamont - che oggi chiude la sua tappa in Toscana.

L’istantanea regionale sulle acque costiere dell’equipe tecnica dell’imbarcazione ambientalista è stata presentata questa mattina in una conferenza stampa a Portoferraio – Isola d’Elba alla presenza di Francesca Ottaviani, portavoce di Goletta Verde e Umberto Mazzantini, responsabile Mare di Legambiente Toscana. Il monitoraggio di Goletta Verde prende in considerazione il campionamento dei punti critici che vengono principalmente scelti in base a un “maggior rischio” presunto di inquinamento.

Per questo vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione dei reflui urbani che attraverso i corsi d’acqua arrivano in mare. Quello di Goletta Verde è un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità, ma restituisce comunque un'istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni.

“Nel corso del nostro viaggio monitoriamo i punti critici individuati lungo le coste, ma ciò non significa che in questi punti non sia alta la frequenza dei bagnanti. Di conseguenza, la carica batterica che arriva in mare rappresenta non solo un problema ambientale ma anche un rischio per la salute umana – sottolinea Francesca Ottaviani, portavoce di Goletta Verde -. La situazione dei nostri mari risente inevitabilmente del forte deficit depurativo che vive in generale l’Italia, dove secondo le ultime stime dell’Istat e del Governo tre italiani su dieci non sono ancora allacciati a fognature o a depuratori e il 40% dei nostri fiumi risultano gravemente inquinati. Anomalie che ha evidenziato anche l’Unione Europea nell’ultima procedura d’infrazione aperta nei confronti dell’Italia che comprende anche 42 agglomerati urbani toscani (il 18% rispetto ai 230 agglomerati totali)”.

“La vocazione turistica e naturalistica di una delle più belle aree della Penisola non può più rischiare di essere messa in discussione però dai ritardi con i quali si sta procedendo a mettere a sistema gli interventi necessari per adeguare e rendere più efficiente il sistema depurativo sia dei comuni costieri e insulari che dell’entroterra – dichiara Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana - Chiediamo quindi alle autorità competenti di intensificare i controlli nelle zone più prossime a queste fonti di inquinamento, frutto di una una cattiva gestione del sistema depurativo sia dei comuni costieri che dell’entroterra”.

“Le situazioni di “troppo pieno” degli impianti urbani dell’entroterra, anche a causa della piovosità registrata quest’anno, si sono moltiplicate a dismisura, creando non pochi problemi anche ai comuni costieri più virtuosi – aggiunge Umberto Mazzantini, responsabile Mare di Legambiente Toscana -. Alla Regione, che è sempre stata attenta più di altre alle politiche ambientali, chiediamo di non perdere altro tempo per tutelare una delle sue maggiori risorse”.

Resta molto da fare anche sul fronte dell’informazione ai bagnanti. La cartellonistica in spiaggia è ancora troppo scarsa, nonostante da due anni sia scattato l’obbligo per i Comuni di apporre pannelli informativi, secondo uno specifico format europeo, dove siano riportate tutte le informazioni circa qualità delle acque che prende in considerazione la media dei prelievi degli ultimi quattro anni (classi: eccellente, buona, sufficiente, scarsa), i dati degli ultimi prelievi e le possibili criticità della spiaggia stessa. I tecnici di Goletta Verde non hanno riscontrato la presenza di cartelli in nessuno dei 19 punti campionati. Anche quelli di divieto di balneazione mancano: presenti solo in due casi rispetto a dieci punti dove non vengono eseguiti campionamenti da parte delle autorità competenti o risultano non conformi alla balneazione.

Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde

I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente tra il 14 e il 15 giugno scorso. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali,Escherichia coli) e abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori. I punti scelti sono stati individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio Sos Goletta.

La situazione più critica in provincia di Massa-Carrara tutti i punti monitorati risultati “fortemente inquinanti”. I quattro prelievi sono stati eseguiti a Marina Carrara (alla foce del torrente Carione); a Marina di Massa (alla foce del fiume Frigido) e in località Partaccia dello stesso comunne (alla foce del torrente Lavello); a Montignoso (alla foce del fiume Versilia).

All’Isola d’Elba sono risultati “fortemente inquinanti” i campioni prelevati alla foce del fosso di Mola, nell’Area umida del Parco Nazionale dell’Arcipaelago Toscano, nell’area che fa parte nel territorio del Capoliveri. Ma sulla situazione di questa fragile area umida, protetta anche dalle Direttive europee Habitat e Uccelli, il circolo di Legambiente Arcipelago Toscano sta preparando un dossier con altri dati che verrà presentato nei prossimi giorni. A Portoferraio è invece risultata inquinata la foce del canale dove sorge la sede del “Teseo Tesei” (comunque in un’area non balneabile); mentre sono risultati nella norma gli inquinanti riscontrati nei prelievi effettuati alla spiaggia presso Punta della Rena, sempre a Portoferraio; e alla foce del fosso di San Giovanni a Portoferraio, dove però è stata riscontrata la diffusa presenza di rifiuti alla foce del fosso e l’occlusione dei uno dei due scarichi.

Restando in provincia di Livorno, “entro i limiti” anche il prelievo effettuato a Piombino, alla Marina di Salivoli (scarico presso la spiaggia).

Due campionamenti giudicati “fortemente inquinanti” sui tre realizzati in provincia di Lucca: a Pietrasanta (foce del fosso Montrone in località la Focetta) e a Camaiore (foce del fosso dell’Abate in località Lido). Nella norma quello prelevato a Viareggio (spiaggia antistante piazza Mazzini).

Un solo punto giudicato “inquinato” rispetto ai sei monitorati in provincia di Grosseto: quello alla foce del canale nell’area di porto di Cala Galera in località Poggio Pertuso di Monte Argentario. Nessun problema riscontrato invece in quelli effettuati a Follonica (accesso al mare n.88); Castiglione della Pescaia (spiaggia in corrispondenza del fiume Bruna); Orbetello (alla foce dell’Albenga e alla foce del canale di Fibbia) e ad Ansedonia (foce fosso Tagliata Etrusca).

Anche quest'anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo da 32 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale e nel 2015 ha raccolto in Toscana 12.770 tonnellate di questo rifiuto pericoloso, evitandone così la possibile dispersione nell'ambiente. L’olio usato - che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli - è un rifiuto pericoloso per la salute e per l'ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un'auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche.

Ma l’olio usato è anche un'importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un'ottica di economia circolare: il 90% dell'olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell'Italia il Paese leader in Europa. “La difesa dell'ambiente, in particolare del mare e dei laghi - spiega il presidente del COOU, Paolo Tomasi - rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L'operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell'ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l'economia del Paese”.

Quest’anno il Premio Comuni Ricicloni 2016 di Legambiente riserva una bella e inaspettata sorpresa, che lascia ben sperare per un’Italia finalmente libera dai rifiuti. Crescono nella Penisola i comuni Rifiuti free, quelli che oltre ad essere ricicloni, hanno deciso di puntare sulla riduzione del residuo non riciclabile da avviare a smaltimento. Sono ben 525, contro i 356 dello scorso anno, le realtà che producono meno di 75 chilogrammi annui per abitante di rifiuto secco indifferenziato, (pari al 7% del totale nazionale), per una popolazione che sfiora i 3 milioni di cittadini.

Risultati ottenuti con ricette diverse ma con un denominatore comune: la responsabilizzazione dei cittadini attraverso una raccolta domiciliare, una comunicazione efficace e con politiche anche tariffarie che premiano il cittadino virtuoso. Non è un caso che dei 525 comuni Rifiuti free 255 hanno un sistema di tariffazione puntuale e 136 uno normalizzato. A livello geografico, il Nord Italia è al top con i suoi 413 comuni Rifiuti free, pari al 79% del totale.

Segue il Sud con 87 municipi (pari al 17% del totale) e il Centro con 25 (pari al 5%). Dentro questa cornice, però, in Toscana, si distinguono come eccellenze assolute le amministrazioni comunali dell’Empolese Valdelsa: Empoli (50mila abitanti), Fucecchio (FI), Certaldo (FI), Montespertoli (FI), Castelfiorentino (FI), e il comune diMonsummano Terme (PT) del comprensorio economico della Valdinievole. Ma per un’Italia Rifiuti free e per far vincere l’economia circolare, secondo Legambiente serve ora l’ultimo sprint finale per far diventare queste buone pratiche uno standard su tutto il territorio nazionale a partire dalla diffusione su larga scala di un sistema di tariffazione puntuale.

È quanto emerge dal rapporto Comuni ricicloni 2016 di Legambiente presentato oggi a Roma, nell’ambito della tre giorni del Forum Rifiuti realizzato con Editoriale La Nuova Ecologia e Kyoto Club e in partenariato con il COOU, e durante il quale sono stati premiati i comuni Rifiuti free. Quest’anno Legambiente ha introdotto dei nuovi criteri nella classifica: per entrare nella rosa della gestione sostenibile dei rifiuti di Comuni ricicloni, non solo si deve rispettare l'obiettivo di legge del 65% sulla raccolta differenziata ma si deve anche puntare sulla qualità e sulle politiche di prevenzione.

Per questo nelle graduatorie, suddivise su base regionale e per capoluoghi, sopra e sotto i 10mila abitanti, compaiono solo quei comuni ricicloni i cui cittadini hanno conferito nel contenitore del secco meno di 75 Kg all’anno di rifiuto non riciclabile. Nel dossier sono comunque elencati tutti i comuni (1520 come quelli dello scorso anno) che, rispettando gli obiettivi stabiliti dal D.Lgs 152/06, hanno differenziato e avviato a riciclaggio almeno il 65% dei rifiuti prodotti.

Le Guardie Ambientali Volontarie della Toscana , delle quali un buon numero erano convenzionate con le Provincie, attraverso le associazioni ambientaliste, annunciano di essere costrette dopo 18 anni ad interrompere a tempo indeterminato il loro servizio di tutela ambientale a causa della decisione della Giunta Regionale Toscana di modificare la normativa in vigore e di sospendere i contributi erogati alle Province, atti che rendono impossibile la prosecuzione del servizio di vigilanza ambientale. Le Gav chiedono quindi alla Giunta Regionale, visto che nessuna delle loro proposte in sede di modifica della legge è stata accettata e che nessuno dei contatti tenuti fino ad ora con le parti politiche ha portato al raggiungimento delle promesse ricevute, di sospendere l'approvazione della legge sulla biodiversità e di riaprire la discussione sulle modifiche alla normativa sulla base delle proposte presentate e confermano l'interruzione del servizio di vigilanza volontaria a tempo indeterminato.

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