Toscana: parzialmente stralciata dal PD la legge sanitaria

La proposta del capogruppo Leonardo Marras, approvata a maggioranza, contrarie le opposizioni, prevede di riportare in Aula, a gennaio e comunque entro 30 giorni dall’approvazione, le norme su assistenza farmaceutica, agenzia regionale di sanità, consiglio sanitario regionale, commissione regionale bioetica, comitati etici, Estar

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 dicembre 2015 22:10
Toscana: parzialmente stralciata dal PD la legge sanitaria

Firenze – La proposta di stralcio presentata dal capogruppo Pd Leonardo Marras che il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza con il voto contrario delle opposizioni, prevede lo stralcio di 57 articoli (dall’80 al 135 e l’articolo 143) della legge di riordino del sistema sanitario. Gli articoli stralciati verranno riportati in Aula a gennaio, “entro trenta giorni dall’approvazione” ha assicurato il presidente Enrico Rossi. Le disposizioni stralciate attengono, principalmente, alla revisione dell’organizzazione di alcuni organismi (Consiglio sanitario regionale, Commissione regionale di Bioetica, Commissione terapeutica regionale, comitati etici).

E anche a interventi di mero adeguamento delle norme sull’assistenza farmaceutica, sull’Agenzia Regionale di Sanità (ARS); delle norme riferite all’ESTAR, in materia di contabilità e della normativa sull’Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica (ISPO).

“I diritti della minoranza devono essere rispettati tanto e quanto quelli della maggioranza. Sul referendum gli organi competenti decideranno. Ricordo comunque che a livello nazionale ci sono state 12 consultazioni per cui le firme sono state raccolte e poi non sono state fatte”. Così il governatore della Toscana, Enrico Rossi, a chiusura del dibattito che ha preceduto la votazione. “La maggioranza – ha rilevato Rossi – ha il dovere di governare e ricordo che in campagna elettorale mi sono presentato con una riforma difficile, che prevede 3 Asl dal prossimo primo gennaio”.

“Ho ricevuto 650mila voti sul mio programma di governo” ha continuato il presidente criticando le opposizioni e accusandole di aver “turlupinato i cittadini davanti agli ospedali dicendo loro che questa riforma favorisce la privatizzazione”. Rossi ha stigmatizzato il tentativo di “strumentalizzare la sanità” da parte delle opposizioni che “dovranno comunque abituarsi: abbiamo vinto le elezioni e abbiamo il dovere di governare nel rispetto dei cittadini che non è mai mancato”. Il presidente ha annunciato che a gennaio, “entro 30 giorni dall’approvazione della legge, riporteremo in Aula gli articoli stralciati per attuare quanto promesso in campagna elettorale”. Tornando sul punto referendum Rossi ha aggiunto che “vedremo strada facendo cosa accadrà, noi andiamo avanti su quella del governo”.

E rivolgendosi alle opposizioni: “non faremo accordi sottobanco con voi. Gli uffici devono svolgere il proprio lavoro”.

“Il PD si automutila e si autocangura la propria legge di controriforma sanitaria, buttandone un terzo nel cestino. Lo stralcio di 56 articoli della legge è la riprova finale che il vero obiettivo di Renzi e Rossi è annullare il referendum e mantenere in piedi i tagli ai posti letto e al personale sanitario, concentrando il potere decisionale nelle mani di pochi e regalando la sanità ai privati". Lo affermano i consiglieri regionali di Sì-Toscana a Sinistra Tommaso Fattori e Paolo Sarti. “Siamo di fronte ad una decisione gravissima - aggiungono - Sì Toscana a Sinistra ha cercato di portare avanti per 4 giorni e 2 nottate una discussione di merito, presentando oltre 50 dei circa 60 emendamenti discussi in aula, ma la maggioranza evita adesso il confronto e impedisce il dibattito su oltre un terzo degli articoli della legge, lasciando in piedi solo la struttura di comando di nomina politica e le enormi strutture burocratiche delle Aree Vaste, oltre che il dispositivo che di fatto intende impedire la celebrazione del referendum abrogativo della legge 28/2015”. In questi mesi - proseguono - è stato fatto di tutto per fermare il referendum: sono stati opposti ostacoli procedurali pretestuosi e si è scientificamente impedito agli uffici di lavorare per verificare le firme entro il 15 dicembre, come richiesto dal Consiglio regionale con una mozione approvata all'unanimità.

Abbiamo ascoltato l'assessore Saccardi irridere i 55mila cittadini che hanno firmato il referendum, pari, ha precisato, alle preferenze dei più votati consiglieri regionali. Questo è il concetto di democrazia del PD? Questa è una triste pagina per la democrazia in questa regione." “Siamo però contenti della presa di coscienza del Presidente Rossi, che finalmente ha riconosciuto il fatto che Sì Toscana a Sinistra rappresenta l'unica forza di sinistra presente in aula, subito dopo aver annunciato che in momenti di crisi è necessario ridurre e tagliare lo stato sociale.

Un pensiero tipico della destra, ormai punto di riferimento del partito del Presidente e del tutto in linea con ciò che sta portando avanti il PD: la mortificazione del sistema sanitario regionale e l’apertura ai privati, che coprirà gli spazi da cui il sistema pubblico si sta ritirando, secondo un disegno che realizza i piani della peggiore destra e colpisce i cittadini nei loro diritti fondamentali”.

«Oggi voi del Pd scrivete la peggior pagina mai vista qui dentro e non solo: autocangurandovi più di un terzo di una legge delicata come quella di riforma del sistema sanitario regionale, la svuotate dal suo senso di governo nell’interesse pubblico e ne mantenete solo la funzione antireferendaria e antidemocratica, la sola che vi è sempre interessata. Ne rimane una riforma cubista, monca, impraticabile. Non ve ne importa nulla, dei contenuti di questa legge». E’ durissimo l’intervento con cui il Presidente del gruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Stefano Mugnai (Vicepresidente della Commissione sanità) accompagna la riapertura dei lavori-maratona del Consiglio regionale sulla proposta di legge 33 di riforma del sistema sanitario toscano di cui il Pd si accinge a stralciare 57 articoli su 151, così da assicurare l’approvazione celere del provvedimento. «Noi – ha affermato Mugnai – in questa maratona siamo sempre rimasti sul merito.

Ma a voi del merito non è mai importato nulla, e adesso lo dimostrate gettando la maschera e dando a questa riforma un’immagine cubista. Voi a cuor leggero oggi, pur di evitare il referendum abrogativo, rinunciate a cuor leggero a oltre 50 articoli di legge, quelli stessi in cui avevate sbriciolato nella legge 40/2005 i contenuti della 28/2015. Così adesso oltre che frettolosa questa legge è smozzicata, fatta male, dai contenuti monchi. Difficilmente questa norma, così menomata, potrà fare da architrave al sistema sanitario toscano.

Andrà riscritta ma a voi non importa: ciò che volevate era solo evitare il referendum, ma non il Natale evidentemente, impedendo ai toscani di esercitare un loro diritto. Ce l’avete messa tutta, e quando a inizio di questo dibattito giorni e notti fa abbiamo affermato che pur di centrare il vostro obiettivo non avreste avuto ritegno beh… oggi ci date ragione. E’ una delle pagine più basse non del consiglio regionale, ma della vostra parte politica. Scritta in spregio dei cittadini e della qualità del lavoro che ci è richiesto dal nostro mandato.

Però restano ancora da approvare 18 articoli…».

Secondo Claudio Borghi, portavoce dell’opposizione, questo “è un giorno di festa per la Toscana”, perché “fa segnare la nascita di un’opposizione in questa regione, che finora ha goduto di un clima connivente”. “Da oggi si dimostra che c’è un’opposizione, che volendo può fare il suo mestiere”. Anche da Borghi il richiamo del referendum, posto che “l’unico scopo era farlo saltare; ma di cosa avete paura, perché non volete far esprimere i cittadini?”. Borghi si è detto “orgoglioso di tutte le forze che compongono l’apposizione, hanno tenuto una posizione unitaria di fronte a un’ingiustizia”.

“Questa è una sconfitta di tutto il Consiglio e questa proposta si rende monca la riforma. Decidete di andare avanti e di negarvi ad un confronto referendario”. Così Andrea Quartini (M5S) che ha ricordato come “in questi giorni abbiamo lavorato per migliorare la vostra legge, entrando nel merito di ogni articolo per cercare di dimostrare che questa complessità era peggiorativa, che serviva solo ad aumentare i tagli, a pareggiare il bilancio e non per dare risposte ai bisogni”. “Il vostro obiettivo – ha continuato rivolto al Pd – era solo evitare il referendum. Capisco che poteva mettere in difficoltà il sistema ma c’era la possibilità di fare una riforma diversa. Una riforma che non ha avuto nemmeno il tempo di essere discussa adeguatamente, qui e in commissione. Pur restando nel merito e nei contenuti, ci siamo ritrovati a fare una maratona non ostruzionistica. È un giorno di dolore democratico”, ha concluso.

“Continueremo ad essere qua, continueremo a lavorare” ha dichiarato Gabriele Bianchi (M5S) ricordando, tra l’altro, l’articolo 75 della Costituzione, ossia quello sul referendum popolare: “dovrebbe condurci e dovrebbe essere il faro secondo il quale procedere”.

“Nonostante una maggioranza con una legge pessima, nonostante il tentativo di una forzatura del regolamento, l’opposizione ha dato un bel segnale: si può fermare questo Pd, una brutta copia del Governo” ha dichiaratoPaolo Sarti (Sì). “Quello che sta accadendo è un brutto esempio di democrazia ma possiamo fermarvi. Se volete stralciare 50 articoli, vuol dire che la legge era una farsa, la farete poi con comodo. La verità è che avete paura della gente e di quello che potrebbe dire e questa non è democrazia” ha concluso.

“Avete scelto di salvaguardare la poltrona ammainando la legge con cui Rossi si è ripresentato dopo 5 anni da presidente e dopo 10 da assessore”. Così Giovanni Donzelli (FdI) che ha parlato di manovra “salta referendum” e di un “paradosso: stralciate le vostre leggi, modificate le vostre leggi, siete sempre voi. Non riuscite a fare una legge per i cittadini perché non vi interessa la sanità”. Il consigliere ha comunque denunciato che al voto c’è una legge “che neanche la commissione sanità ha avuto il tempo di discutere come meritava”; ha accusato la maggioranza di “non aver nessuna dignità politica”, ha definito la legge 33 – oggi da riformare con la legge al voto (n.28) – “un ciambellone di poteri”.

Il capogruppo Leonardo Marras (Pd) ha comunque ribadito che “L’azione di governo non si arresta”. Quindi ha sottolineato la capacità mostrata dal gruppo, “con compattezza e voglia di decidere, senza rifiutare il confronto”. In sanità, ha continuato, “siamo condannati a cambiare, perché la realtà sta cambiando”. Marras ha parlato di “un investimento politico: è una delle leggi più importanti del mandato”.

Anche secondo Enrico Cantone (M5S), stralciare oltre 50 articoli è un “tentativo per evitare il referendum e per non tener conto di 55mila cittadini che hanno chiesto di dire la loro”.

“Oggi ho capito che lo scopo del Pd era evitare di dar voce ai cittadini. Con questo stralcio il partito di maggioranza ha perso la battaglia di riformare la sanità. Oggi nasce un’alternativa, forse una nuova opposizione” ha dichiarato Marco Casucci (Lega).

“Oggi il Pd ha asfaltato la democrazia, siete stati bravissimi, maestri di art attack”. Così Jacopo Alberti(Lega) che ha continuato ad esprimere un giudizio molto negativo alla riforma che “appesantisce l’apparato e aumenta i costi del sistema”.

“Pensare di poter realizzare una legge con uno stralcio non è ammissibile” ha detto Irene Galletti (M5S). “Gli articoli stralciati sono strettamente legati a quelli già approvati e il corpus normativo è gravemente compromesso”.

Dal presidente della commissione Sanità Stefano Scaramelli (Pd) è arrivata l’esortazione a non ridurre tutto in termini politici: “La distanza politica che ci divide è evidente ma si riconosca che qualcosa è stato fatto. Il nostro – ha detto – è stato un atto di legittima difesa che è un paradosso per la democrazia”. “Il Pd – ha continuato – ne esce a testa alta, compatto e unito. Ci assumiamo tutte le responsabilità del caso consapevoli di essere stati eletti dai cittadini”.

“Questo è un Pd dittatoriale” a cui non importa niente della democrazia, ha esordito il capogruppo M5S Giacomo Giannarelli. “Dovete assumervi tutte le responsabilità del caso dentro questo palazzo e fuori” ha detto annunciando un “clima diverso: se dovrà essere una prova di forza, la faremo. Saranno cinque anni come queste ultime 70 ore”.

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