Toscana green, i giovani diventano periti agrari

Oltre mille ragazzi hanno scelto il percorso agrario nel 2013/2014

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 giugno 2014 14:43
Toscana green, i giovani diventano periti agrari

Più periti agrari che geometri e marinai. I giovani toscani riscoprono gli istituti agrari e sognano di lavorare in campagna. Sono 1.036 i giovani (il 5%) che si sono iscritti al primo anno agli istituti agrari toscani nel 2013/2014 con una tendenza molto positiva rispetto al passato. Gli alunni iscritti all’istituto tecnico agrario hanno infatti superato, tra gli istituti tecnici, i geometri (3,4%), il sociale (3%), il turismo (2,6%) ed il nautico (2,5%).

La Toscana conferma la “svolta green” nelle scuole dove gli istituti agrari hanno fatto registrare un aumento record del 12% a livello nazionale nel numero di iscrizioni per il 2015.E’ quanto emerge dal Dossier “Lavorare e vivere green in Italia” con la top ten dei cibi che inquinano di più, elaborato in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente proclamata dall’Onu e presentato al Nelson Mandela Forum di Firenze, dove sono giunti diecimila coltivatori provenienti dalle diverse regioni insieme al Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e ai Ministri dell’ambiente Gian Luca Galletti e dell’agricoltura Maurizio Martina.

Nell’anno scolastico 2013/2014 si sono iscritti al primo anno degli istituti tecnici agrari della scuola secondaria di secondo grado 819 giovani (il 6,3%), 217 quelli che invece hanno optato per il professionale. Complessivamente igiovani toscani che frequentano gli istituti agrari, tra il primo ed il quinto anno, sono3.857 (fonte Miur Toscana): 3.017 al tecnico (5,7%) e 840 al professionale (2,5%).

Una tendenza che si sta accentuando negli ultimi anni nelle scuole superiori che è confermata anche dai livelli superiori di istruzione, secondo un’analisi della Coldiretti sulla base di una ricerca Datagiovani relativa agli effetti della recessione sugli Atenei italiani nel periodo dal 2008 ad oggi. Le iscrizioni alle Facoltà di scienze agrarie, forestali ed alimentari hanno fatto registrare la crescita più alta nel periodo considerato con un aumento del 45%. Numeri che testimoniano una vera rivoluzione culturale, confermata anche dai risultati di un sondaggio Coldiretti/Ixe’ secondo il quale il 54 per cento dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21%) o fare l’impiegato in banca (13%).

Ed anche che il 50% degli italiani ritiene che cuoco e agricoltore siano le professioni con la maggiore possibilità di lavoro mentre solo l’11% ritiene che l’operaio possa avere sbocchi occupazionali. D’altra parte, secondo un sondaggio Coldiretti/Ixe’ diffuso in occasione della manifestazione di Firenze, alla domanda su quanto siano importanti i vari settori per l’economia italiana,turismo e agricoltura si piazzano al primo e secondo posto, rispettivamente con il 73% e il 66% delle preferenze, davanti ad artigianato (60%), industria (53%), servizi (49%), commercio (47%), mentre la finanza si colloca all’ultimo posto con il 24%.

E per oltre quattro italiani su dieci (il 42%) l’importanza dell’agricoltura è destinata a crescere nei prossimi anni, contro un 38 % secondo cui resterà uguale e un 16% che ritiene diminuirà. “I giovani hanno visto prima e meglio di altri dove ci sono reali prospettive e di fiducia per far tornare a crescere l’Italia – spiega Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana - nel sottolineare che è in atto una rivoluzione generazionale che punta su quegli asset di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l’arte, il cibo e la cucina”.

“In un momento in cui il mercato del lavoro è in crisi ed è venuta meno la stessa idea che l’industria possa dare a tutti un posto, con le situazioni drammatiche cui stiamo assistendo in queste settimane –sottolinea ancora Marcelli - l’agricoltura moderna e multifunzionale consente oggi ai giovani di avviare un’attività imprenditoriale nella quale esprimere le proprie idee e il proprio vissuto di esperienza e cultura”.Dalla fettunta di gelato all’extra vergine di oliva al sorbetto al Brunello di Montalcino passando per la bioingegneria per “curare” frane e smottamenti sostituendo le piante al cemento ed i peperoncini “in verticale” biologici ed ecologici: il futuro della Toscana è sempre più verde e rispettoso dell’ambiente. Sono alcuni degli straordinari esempi di “creatività e sostenibilità” che la Toscana ha messo in campo all’interno del salone “Lavorare con la Green Economy” allestito al Mandela Forum di Firenze per assecondare la presentazione del Dossier “Lavorare e vivere green in Italia” elaborato in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente proclamata dall’Onu a cui hanno partecipato diecimila coltivatori provenienti dalle diverse regioni insieme al Presidente Nazionale della Coldiretti, Roberto Moncalvo e Regionale, Tulio Marcelli, e ai Ministri dell’Ambiente, Gian Luca Galletti e dell’Agricoltura, Maurizio Martina.

Dalla Green Economy si aprono interessanti opportunità per migliaia di posti di lavoro nelle campagne che possono contribuire alla crescita sostenibile e alla ripresa economica ed occupazionale della Toscana alle prese con la più grave crisi occupazionale della storia. Una testimonianza del profondo processo di rinnovamento green in atto nelle campagne confermato dal fatto che quasiun’impresa agricola italiana su 3 è nata negli ultimi 10 anni.

Nell’agricoltura toscana il 7% dei titolari di impresa ha meno di 35 anni ed è alla guida delle 2.712 aziende. Il 5% (pari ad 80 unità) delle neonate aziende italiane nel primo trimestre 2014 (1.631 unità in totale) sono nate in Toscana a conferma di una spiccata vivacità imprenditoriale (dati Uniocamere Toscana). Di queste circa il 70% - continua Coldiretti - opera in attività multifunzionali: dall’agriturismo alle fattorie didattiche, dalla vendita diretta dei prodotti tipici e del vino alla trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell’uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, gelati e addirittura cosmetici.

Numerosi sono gli esempi di idee innovative nate con la green economy in Toscana come quella dei peperoncini in verticale e fiori da mangiare salva ambiente e paesaggio lanciati dall’azienda di Torre del Lago (Lu) Carmazzi, la prima impresa florovivaistica italiana certificata Iso 14001. Nella sua bacheca troviamo anche la certificazione Iso 9001 e Global G.A.P a marcare un profilo votato al rispetto totale dell’ambiente, del risparmio energetico e della tracciabilità.

Una filosofica che rispecchia l’eccellenza delle varietà di peperoncini che Marco Carmazzi ed il suo giovane rampollo, Giacomo, 22 anni producono in Versilia. Dai fiori commestibili alla filiera del peperoncino Doc fino alle eco-piante per sviluppare l’orto coltivato praticamente dovunque, l’azienda Carmazzi ha sviluppato una tecnica di “muri verticali” adatti ad ogni ambiente, dal balcone alla finestra, dove poter coltivare i peperoncini, ma anche ortaggi e fiori. Insieme allo scopo “alimentare” come nel caso dei peperoncini, i muri verticali hanno funzione di mitigare la brutture urbanistiche e rendere più vivili e più belli gli spazi urbani.

Le piante utilizzate per gli orti “verticali” rimangono piccole in maniere naturale senza l’apporto di fitoregolatori secondo i criteri previsti dalle certificazioni. Ha puntato, invece, tutto sul km zero salva ambiente – prosegue Coldiretti - l’agri-gelateria “Lo Scoiattolo” di Massa (Ms), il cui titolarePaolo Angelini ricava gustosissimi gelati dalle specialità toscane più note, preparati esclusivamente con prodotti forniti dalle aziende agricole della zona accreditate a Campagna Amica.

Un esempio? Il gelato al Brunello di Montalcino ed un gusto particolarissimo all’olio extravergine di oliva da abbinare alla classica bruschetta toscana. Il latte arriva direttamente dalle mucche delle Alpi Apuane, le fragole, così come la frutta rigorosamente di stagione, dalle fattorie limitrofe accreditate, mentre l’acqua sgorga dalle terme di San Carlo sulle colline massesi.

Sempre in Toscana – conclude Coldiretti - Valentina Rappelli, giovane imprenditrice massese, ha avviato una sistema di bioingegneria usando il Vetiver, una pianta capace di prevenire e contrastare fenomeni franosi, smottamenti e frane sostituendosi al cemento e ad interventi “riparatori” di somma urgenza. Vista anche la frequenza degli eventi franosi e l’elevato rischio idrogeologico (98% comuni toscani è a rischio) si tratta di una soluzione low-cost e soprattutto “sostenibile”.

Il Comune di San Miniato è stato uno dei primi comuni italiani a sperimentare l’applicazione del vetiver con ottimi risultati. Impiegata in ingegneria verde in tutto il mondo, in particolare nei paesi ad alto rischio idrogeologico, grazie ad una crescita rapida ed in verticale ha la caratteristica di possedere un apparato radicale molto profondo che può raggiungere addirittura cinque metri; estremamente resistente, si adatta a qualsiasi clima, da meno 10 a più 60 gradi, le sue radici sono sottili, omogenee e molto forti e, proprio per queste caratteristiche, sono capaci di fissare qualsiasi terreno.

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